Il sole a .....scacchi 2007

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Lilo85
view post Posted on 30/11/2007, 18:58




Messina: capelli, barba e "pizzo"

MESSINA
- Imponevano il pizzo a un barbiere di Messina. Con questa accusa la polizia ha eseguito stamani due ordinanze di custodia cautelare. È finito in cella Domenico Bonasera, 28 anni, mentre il secondo provvedimento firmato dal gip Antonio Genovese, è stato notificato in carcere a Giovanni Rò, il cognato del boss ricercato Giuseppe Mulè. Rò dal 21 novembre è in carcere per aver imposto il pizzo ai titolari di un panificio. Al barbiere, che lavora in via Palermo, era stato imposto il pagamento di 20 mila euro.

Il commerciante era stato minacciato di morte e per convincerlo a pagare gli estorsori avevano bruciato la saracinesca e avevano sparato alcuni colpi di pistola contro il negozio. Il commerciante, impaurito, ha pagato, ma gli agenti della Squadra mobile hanno intercettato l'estorsione e hanno fatto scattare l'indagine che ha portato all'arresto di Rò e Bonasera.

30/11/2007
 
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Lilo85
view post Posted on 1/12/2007, 12:50




Lo Piccolo, finiscono in cella anche i "fiancheggiatori"

PALERMO
- I carabinieri del Ros di Palermo hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti favoreggiatori del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo, arrestato il 5 novembre scorso in una villetta nelle campagne di Giardinello in provincia di Palermo.

Gli arresti dei presunti favoreggiatori del boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo sono stati eseguiti su ordine del gip Marina Pino. Si tratta di Gaspare Di Maggio, considerato il reggente della famiglia mafiosa di Cinisi, dell'anziano boss Calogero Battista Passalacqua, detto "Battistone", che era già stato reggente della famiglia mafiosa di Carini, dell'imprenditore Francesco Ferranti, ritenuto vicinissimo ai boss Lo Piccolo, e di Paolino Dalfone, indicato come mafioso di Brancaccio.Tutti sono accusati di associazione mafiosa, mentre a Passalacqua e Ferranti è contestato anche il riciclaggio.

Con questi arresti, gli investigatori, in questo caso i carabinieri, hanno dato un ulteriore colpo alla rete di protezione del boss palermitano Totuccio Lo Piccolo e alla rete di prestanome che gestiscono il tesoro del padrino. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata ad omicidi, narcotraffico, estorsioni, controllo di appalti e forniture per opere pubbliche e impiego di denaro di illecita provenienza.

I carabinieri sostengono che gli arresti scaturiscono "dall'elaborazione di vecchie risultanze processuali del 1998 attualizzate da indagini, condotte congiuntamente dal nucleo operativo e dalla sezione del Ros di Palermo tra il 2002 ed il 2005, sulle dinamiche interne al mandamento mafioso palermitano di San Lorenzo-Tommaso Natale capeggiato dal Salvatore Lo Piccolo". Sull' auto di Gaspare Di Maggio è stata trovata una pistola calibro 22 detenuta illegalmente.

L' imprenditore edile Francesco Ferranti, uno dei quattro arrestati nell'operazione antimafia dei carabinieri, ha partecipato ai lavori edili importanti come quelli per la metropolitana di Palermo e nella ricostruzione [HTML]post-terremoto in Umbria. Secondo le accuse Ferranti "operava secondo gli ordini ricevuti nel settore degli appalti e delle forniture per la realizzazione di opere pubbliche e private di rilevante interesse su tutto il territorio nazionale".

01/12/2007
 
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view post Posted on 3/12/2007, 14:15
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Sparatoria durante il blitz, muore il boss Emmanuello



ENNA - Il boss di Gela, Daniele Emmanuello, è morto nella sparatoria avvenuta stamani nell'Ennese durante l'operazione della polizia di Stato che era diretta alla cattura del latitante. Emmanuello, di 43 anni, ricercato dal 1996 per associazione mafiosa, traffico di droga e omicidi.

Daniele Emmanuello è morto a causa di un proiettile di pistola che lo ha colpito alla nuca. È quanto emerge dal primo esame sul cadavere effettuato dal medico legale. Secondo i primi rilievi investigativi il latitante quando è fuggito dal casolare dove si nascondeva non era armato. Il corpo di Emmanuello sta per essere portato nell'ospedale di Enna dove sarà eseguita l'autopsia. Alle 17 è stata convocata una conferenza stampa in procura a Caltanissetta.

Il blitz della catturandi della squadra mobile per arrestare il mafioso gelese è cominciato all'alba, in contrada Giurfo a Villapriolo frazione settecentesca di Villarosa (Enna). Il latitante si nascondeva in un rustico a forma di "l" con annessa stalla circondato da alberi e in cui si accede da una strada sterrata che giunge proprio nel piazzale davanti all'edificio. La casa rurale stamani era avvolta nella foschia.

Gli agenti hanno circondato la zona intimando a chi era dentro di venir fuori e sparando alcuni colpi di pistola in aria. Emmanuello, latitante da 11 anni, è uscito da una finestra con ancora indosso la blusa del pigiama. Sul posto, una zona in aperta campagna, sono presenti il procuratore della Repubblica di Caltanissetta Renato Di Natale, e i sostituti della Direzione distrettuale antimafia nissena Nicolò Marino e Roberto Condorelli.

Il proprietario del casolare dove si nascondeva Emmanuello, Roberto La Paglia, residente a Villarosa è stato prelevato nella sua abitazione nella frazione di Villapriolo e portato in questura a Caltanissetta per essere interrogato. Nell'edificio rurale è stato trovato un fucile.

Emmanuello era ritenuto il reggente dell'omonima cosca che opera a Gela. Condannato all'ergastolo per omicidi era ricercato dal 1996 e il suo nome era inserito nella lista dei latitanti più pericolosi d'Italia. La sua storia criminale comincia presto perchè ha tradizioni familiari: un suo zio Angelo, che era il capomafia locale, fu assassinato da suoi luogotenenti per fondare la Stidda.

Per vendetta la famiglia Emmanuello si schierò con gli uomini di Cosa nostra, capeggiati da Giuseppe Piddu Madonia. La contrapposizione sfociò in una sanguinosa faida. Recentemente il pentito Ciro Vara ha accusato Daniele Emmanuello di avere avuto un ruolo nella segregazione del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Lo scorso anno agli onori della cronaca salì sua moglie, V. D. F., 42 anni, che lavorava, in quanto ufficialmente 'nullatenente', nel gruppo dei 165 precari del 'Reddito minimo di inserimento', alle dipendenze del comune di Gela. Il sindaco, Rosario Crocetta, dopo aver ottenuto i risultati delle indagini patrimoniali e giudiziarie, licenziò la donna.

03/12/2007

Arrestato anche il proprietario dell'immobile
 
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Lilo85
view post Posted on 3/12/2007, 23:48




Palermo: imponeva il "pizzo burocratico", arrestato funzionario comunale

PALERMO - I carabinieri hanno arrestato Antonio Martinico, capo della ripartizione e dell'ufficio geotecnico e fognature del Comune di Palermo. È accusato di tentativo di concussione. Avrebbe cercato di costringere due imprenditori veneti, che avevano vinto l'appalto per la costruzione di barriere para massi alle pendici del monte Pellegrino e a protezione del cimitero dei Rotoli, ad acquistare materiale da una ditta svizzera la 'Geobrugg-Fatzer'. L'inchiesta, coordinata dalla procura di Palermo, vede indagati anche il progettista dei lavori Salvatore Nocilla e i componenti di una sottocommissione del Comune.

Secondo quanto è emerso dalle indagini, il funzionario comunale avrebbe imposto agli imprenditori della società 'Triveneti rocciatorì il cosiddetto 'pizzo burocratico', una forma di estorsione che sarebbe molto diffusa nella pubblica amministrazione. Ma i due veneti hanno denunciato il funzionario, permettendo agli investigatori di filmare quattro loro incontri con Martinico, che costituiscono ora la prova del tentativo di concussione.

Per i pm, il funzionario avrebbe indetto l'appalto in base ad un tacito accordo con il progettista indagato e con la ditta svizzera 'Geobrugg Fatzer', al punto che alcune parti del bando erano scritte in lingua tedesca. Ma l'offerta dei veneti con un fortissimo ribasso (del 38%), fa saltare l'accordo. I veneti risultano i primi tra gli aventi diritto all'aggiudicazione. Martinico chiama i vincitori e chiede loro di acquistare i materiali presso i concorrenti svizzeri. Al loro rifiuto, il funzionario li esclude sostenendo che con quella cifra così bassa i lavori non possono essere eseguiti a regola d'arte. Quindi la denuncia.

03/12/2007

 
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Giudice di pace
view post Posted on 4/12/2007, 11:02





MAXI OPERAZIONE ANTIMAFIA, PRESO FIGLIO BOSS SANTAPAOLA


CATANIA - Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 70 presunti appartenenti a Cosa nostra. I reati ipotizzati a vario titolo sono associazione mafiosa, estorsioni, rapine e traffico di sostanze stupefacenti. L'inchiesta, coordinata dalla Dda della Procura etnea, ha portato anche all'arresto, tra gli altri, di Vincenzo Santapaola, figlio del capomafia ergastolano Benedetto. Le indagini dei militari dell'Arma hanno permesso di accertare collegamenti della 'famiglia' catanese con cosche calabresi e con il clan di Bernardo Provenzano. Durante l'operazione, denominata Plutone, è stato trovato un libro 'mastro', che riporta estorsioni e 'stipendi' agli affiliati; sono state sequestrate armi, cocaina e marijuana; è stata fatta luce su 16 rapine, alcune delle quali commesse anche fuori dalla Sicilia; e sono state scoperte sei estorsioni. Le indagini hanno anche evidenziato anche gli interessi di Cosa nostra su grossi progetti imprenditoriali. I particolari dell'operazione saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti alle 10 nella sala stampa della Procura della Repubblica di Catania.


Vincenzo Santapaola, 38 anni, figlio maggiore del capomafia Benedetto, e' stato arrestato dai carabinieri di Catania per associazione mafiosa. Il figlio del capo di Cosa nostra a Catania, obiettivo negli anni scorsi del boss Vito Vitale, che lo voleva eliminare nell'ambito di una faida interna alla mafia siciliana, fu fermato per la prima volta nel dicembre del 1992, assieme al fratello Francesco, di tre anni piu' piccolo. Ma i due furono scarcerati dal Tribunale del riesame. Un anno dopo, destinatario di un ordine di arresto per 'Orsa maggiore', si rese irreperibile, e fu catturato il 14 gennaio del 1994. Fu rimesso in liberta' il 27 dicembre 1997. Fu nuovamente arrestato l'8 agosto 1999 nel quadro dell'inchiesta 'Orione 2', un'indagine che fece luce su contrasti interni a Cosa nostra sfociati in una sanguinosa faida tra i 'falchi' legati ai Corleonesi, fautori della stagione delle stragi, e le 'colombe' guidate da Benedetto Santapaola, che era contrario alla strategia del terrore di Toto' Riina. Rimesso in liberta' fu arrestato nel 2006 e da poco era stato scarcerato. In passato, tra l'altro, e' stato assolto dall'accusa di avere ucciso il giornalista Giuseppe Fava


Ci sono anche tre donne e il 'killer delle carceri', Antonino Faro, tra gli arrestati dell'operazione Plutone eseguita dai carabinieri di Catania
nei confronti di 70 presunti appartenenti a Cosa nostra. I militari dell'Arma, infatti, hanno arrestato anche Angela La Rosa, moglie del (RPT: del) reggente del gruppo Santapaola, Alessandro Strano, detenuto; Patrizia Scriffignano e Iolanda Di Grazia,, rispettivamente moglie e sorella dell'ergastolano Francesco Di Grazia, 'uomo d'onore' della 'famiglia' di Catania, anch'egli raggiunto dal provvedimento restrittivo. Secondo l'accusa avrebbero avuto un ruolo di collegamento con la cosca. L'ergastolano Antonino Faro, indicato come organico al gruppo del rione Montepo, e' salito agli onori della cronaca per avere ucciso, mangiandogli anche il fegato, il boss Francis Turatello. L'omicidio avvenne il 17 agosto nel 1987 nel carcere Bad 'e Carros di Nuoro, e il mandante, per l'accusa, fu un altro catanese, Vincenzo Andraous, anche lui ergastolano, che adesso scrive saggi e poesie in carcere. Un fratello di Faro, Massimo, di 17 anni, fu ucciso il 3 marzo del 1991 durante una sparatoria con i carabinieri a nel rione Montepo a Catania

L'operazione Plutone si e' avvalsa di attivita' investigative dei carabinieri, coordinati dalla Dda della procura di Catania, e delle dichiarazioni di un 'pentito' recente, Mario Calabria, che collabora con la giustizia dopo il suo arresto per detenzione di armi e droga. Il libro 'mastro' sequestrato dai carabinieri riporta estorsioni compiute dal gruppo mafioso dei rioni Lineri e San Giorgio di Catania, un'agguerrita frangia della 'famiglia' Mangion-Ercolano, che gli investigatori definiscono ''in forte ascesa'' nella Cosa nostra etnea e guidato da Pietro Crisafulli, detenuto per l'omicidio di Domenico La Spina. Tra i destinatari dell'ordinanza cautelare ci sono anche personaggi di spicco di Cosa nostra di Catania come: Aldo Ercolano, figlio del capomafia Sebastiano, e nipote di Benedetto Santapaola, del quale era considerato l''alter ego'; Francesco Napoli, nipote di Salvatore Ferrera detto 'Cavadduzzu'; e il superlatitante Santo La Causa. Le indagini hanno confermato la frattura all'interno di Cosa nostra a Catania che porto', il 30 settembre scorso, all'uccisione di Angelo Santapaola, cugino del boss Benedetto. L'inchiesta non tratta omicidi.

Ansa

4.12.2007

Edited by Tex - 4/12/2007, 12:33
 
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Lilo85
view post Posted on 4/12/2007, 11:38




l'ho sentito alla radio,ottimo!!!!!!!
 
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view post Posted on 4/12/2007, 12:34
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Un pò di pulizia natalizia fa sempre bene
 
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cristeel
view post Posted on 4/12/2007, 13:28




CITAZIONE (Giudice di pace @ 30/11/2007, 11:06)
Palermo, preso boss: stava guardando fiction su Riina.

Michele Catalano e' ritenuto elemento spicco clan Lo Piccolo.

(ANSA)-PALERMO, 30 NOV - Arrestato Michele Catalano, ritenuto personaggio di spicco del clan Lo Piccolo. Il latitante stava guardando la fiction 'Il capo dei capi'. Quando i carabinieri, ieri sera, hanno fatto irruzione in un appartamento di Palermo, lo hanno trovato davanti alla tv. La casa e' di una donna che ospitava Catalano, sfuggito per un soffio al blitz che porto' in carcere Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Catalano e' accusato di aver partecipato ad estorsioni e traffico di droga.

Certo che non avrebbe mai potuto (e il verbo è quanto mai adeguato!!!) vedere la trasmissione di Benigni...
 
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view post Posted on 5/12/2007, 18:22
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Droga tra Sicilia e Campania, 10 arresti

AGRIGENTO - I carabinieri hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti componenti di una organizzazione accusata di aver gestito il traffico di droga nell'Agrigentino. L'indagine è durata due anni ed è stata condotta dai carabinieri del Reparto operativo e delle Compagnie di Licata e Canicattì, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e della Procura della Repubblica di Agrigento.

Sono coinvolti pregiudicati di Licata e Canicattì che hanno collegamenti con esponenti del cartello degli "scissionisti" operante nei quartieri di Scampia e Secondigliano di Napoli. Durante l'indagine erano già state precedentemente arrestate 21 persone e sequestrati circa due chili di cocaina. Acquistavano la droga a Napoli e la rivendevano nell'Agrigentino. A fare la spola col continente erano i componenti di una banda che agiva tra Canicattì e Licata gestendo affari per centinaia di migliaia di euro.

I carabinieri, che hanno arrestato 10 persone per traffico di cocaina, hanno contato 15 viaggi tra la Sicilia e il capoluogo campano. Secondo gli investigatori comunque, dietro gli affari illeciti dell'organizzazione, c'era Cosa nostra che aveva dato il proprio benestare al traffico. In manette sono finiti anche tre napoletani, tutti legati al clan dei cosiddetti 'scissionisti'. A uno di loro, già detenuto per associazione mafiosa, la misura cautelare è stata notificata in carcere. A riprova dello stretto legame tra napoletani e agrigentini è stato accertato che l'uomo aveva trascorso 3 mesi di latitanza a Licata. L'operazione condotta dai carabinieri, denominata 'Drug star', è stata coordinata dal pm della Dda Gianfranco Scarfò e dal pm di Agrigento Luca Sciarretta.

Queste le persone arrestate dai carabinieri di Agrigento nel corso dell'operazione antidroga 'Drug Star': Salvatore Caldararo, 30 anni, imprenditore; Diego Fanara, 34 anni e Salvatore Manganello, 24 anni, tutti di Canicattì. In manette anche Angelo Gaetano Faraci, 49 anni, impiegato comunale; Vincenzo Grillo, 53 anni; Vincenzo Todaro, 33 anni e Giuseppe Zirafi, 47 anni, di Licata. Il provvedimento è stato notificato anche ai napoletani Gennaro Gallo, 58 anni; Francesco Guarino, 33 anni e Fortunato Scogliamillo, 24 anni. Le ordinanze sono state emesse dal gip del tribunale di Palermo Silvana Scaduto.

05/12/2007
 
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Lilo85
view post Posted on 6/12/2007, 15:49




Fermati due favoreggiatori
del boss Emmanuello

CALTANISSETTA -
Agenti della Polizia di Stato hanno fermato due persone accusate di avere favorito la latitanza del boss mafioso di Gela, Daniele Emmanuello, ucciso lunedì mattina durante la fuga dal covo in cui si nascondeva.

I poliziotti hanno arrestato Giuseppe Zuzzè e Franco Notaro, entrambi di Vallelunga Pratameno (Caltanissetta), paese del boss mafioso Giuseppe "Piddu" Madonia. I due indagati sono accusati di associazione mafiosa e di favoreggiamento. Nei loro confronti i pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, Nicolò Marino e Rocco Liguori, hanno emesso i provvedimenti di fermo di polizia giudiziaria.

L'indagine mette in risalto per la prima volta che Emmanuello era protetto dalla mafia del "vallone", cioè da Cosa nostra nissena, ed in particolare emerge che il capomafia latitante di Gela era molto vicino alla famiglia mafiosa dei Madonia. Un'alleanza che avrebbe potuto stravolgere la geografia mafiosa di Cosa nostra.

Per gli investigatori, Giuseppe Zuzzè, 44 anni, arrestato stamani perchè accusato di associazione mafiosa e favoreggiamento, avrebbe ricoperto un ruolo di vertice nella famiglia mafiosa di Vallelunga Pratameno, il paese del boss Giuseppe "Piddu" Madonia. L'altro presunto favoreggiatore arrestato Franco Notaro, di 47 anni, è incensurato ed è titolare di una ditta di autonoleggio pullman sempre a Vallelunga Pratameno.

I due indagati sono accusati di avere coperto una parte della latitanza del boss mafioso di Gela, Daniele Emmanuello, insieme a Roberto Lapaglia, proprietario della masseria in cui il ricercato si nascondeva, fermato lunedì scorso dalla polizia.

06/12/2007
 
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Lilo85
view post Posted on 7/12/2007, 10:00




Siracusa - Taglieggiavano commercianti, 4 arresti

SIRACUSA
- La polizia di Siracusa ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone accusate di usura ed estorsione a danni di alcuni commercianti. Secondo l'accusa, avrebbero prestato somme di denaro pretendendo la corresponsione di ingenti tassi d'interesse, costringendo, inoltre, le vittime insolventi a cedere le loro attività commerciali o loro beni immobili.

07/12/2007

Edited by Tex - 8/12/2007, 01:36
 
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Giudice di pace
view post Posted on 7/12/2007, 10:37




Brusca condannato

Il pentito Giovanni Brusca e' stato condannato a 3 anni e 4 mesi dal Gup Adriana Piras, che ha pure riconosciuto il diritto al risarcimento della "persona offesa", Michelangelo Camarda, anche lui pentito. Brusca e' accusato - e ha confessato - di avere ordinato il tentato omicidio di Camarda, avvenuto il 7 ottobre del 1994. A quell'epoca Camarda faceva parte di un gruppo molto vicino a Balduccio Di Maggio, altro collaboratore di san Giuseppe Jato, tornato in Sicilia per riprendere le attivita' criminose e per vendicarsi dnei confronti del gruppo dei Brusca. L'esecuzione del tentato omicidio fu affidata all'attuale latitante di Altofonte Mimmo Raccuglia, che nonostante avesse sparato moltissimi colpi, non riusci' a uccidere la vittima designata. Raccuglia e' stato condannato il mese scorso dal Tribunale di Palermo a 20 anni di carcere. Brusca dovra' invece pagare 20 mila euro di risarcimento allo stesso Camarda, difeso dall'avvocato Roberto Avellone. Il Pm Annamaria Picozzi aveva chiesto una condanna a 3 anni e mezzo.

La Repubblica
 
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Lilo85
view post Posted on 9/12/2007, 10:35




Salerno - Arrestato il boss messinese Mulè

SALERNO
- Giuseppe Mulè, condannato per vari fatti di sangue e reati di stampo mafioso, è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Messina a Scafati, in provincia di Salerno. Tentando di sfuggire alla cattura, Mulè si è gettato dalla finestra dell'appartamento in cui aveva trovato rifugio, situato al secondo piano di una palazzina. Non si è fatto nulla, ma è stato subito bloccato da un maresciallo del reparto operativo di Messina.

L'uomo, capo dell'omonimo clan attivo nel quartiere "Giostra" e considerato dagli investigatori uno dei più pericolosi criminali di Messina, era latitante dall'iniziodi settembre. Secondo gli investigatori Mulè avrebbe continuato, da latitante, a controllare il racket delle estorsioni attraverso la compagna, Floriana Rò, arrestata il 21 novembre scorso a Messina, ei suoi "picciotti".

09/12/2007
 
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Lilo85
view post Posted on 12/12/2007, 10:04




Scoperta rete di trafficanti di droga

PALERMO
- Le cosche mafiose vendevano in Sicilia e in altre regioni la cocaina proveniente dalla Colombia. Una vasta rete di trafficanti di droga è stata scoperta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo che stamani hanno eseguito decine di ordinanze di custodia cautelare. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina. I provvedimenti sono stati firmati dal gip Fabio Licata su richiesta della procura distrettuale antimafia di Palermo.

Tra le persone arrestate vi sono personaggi di spicco di Cosa nostra palermitana e trapanese, già imputati in altri processi per estorsione e per aver favorito la latitanza di boss mafiosi. Per l'operazione, denominata "Wiston", sono stati impiegati oltre 300 carabinieri, elicotteri e unità cinofile antidroga.

12/12/2007

 
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view post Posted on 12/12/2007, 10:42
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Mafia - Boss del Trapanese davano ordini dal carcere, eseguiti arresti

MARSALA (TRAPANI) - I boss mafiosi del Trapanese avrebbero proseguito la gestione delle cosche anche dal carcere in cui sono detenuti, ordinando pure estorsioni e intimidazioni. La vicenda emerge dall'inchiesta che stamani ha portato la polizia di Stato ad eseguire cinque ordini di custodia cautelare in carcere. I provvedimenti sono stati firmati dal gip del tribunale di Palermo su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia, Roberto Piscitello, e sono stati eseguiti dagli agenti del commissariato di Marsala. L'inchiesta punta su alcune cosche mafiose, in particolare quella di Marsala, che secondo l'accusa avrebbe messo a segno intimidazioni e danneggiamenti anche nei riguardi di un consulente esterno dell'amministrazione comunale. Secondo l'accusa le direttive dal carcere sarebbero state date da Carlo Licari, che è raggiunto da uno dei cinque provvedimenti cautelari.

12/12/2007
 
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162 replies since 12/1/2007, 01:55   10240 views
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