Il sole a .....scacchi 2007

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view post Posted on 16/10/2007, 17:21
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Catania, estortore colto in flagranza

CATANIA - La polizia lo ha sorpreso con le mani nel sacco mentre intascava una busta, contenente 310 euro, dal titolare di un autosalone catanese. In manette, per estorsione, è finito Giovanni Frazzetta, 39 anni, di Catania, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune etneo, ritenuto affiliato alla famiglia mafiosa Santapaola ed operante nel quartiere di Picanello.

Le indagini, che hanno condotto al suo arresto, rientrano nell'ambito dell'operazione che il mese scorso ha portato alla cattura di Gaetano Di Bella, anche lui ritenuto vicino alla famiglia Santapaola e bloccato mentre riscuoteva il "pizzo" dal titolare di un altro autosalone.

Nel corso dell'attività investigativa, i poliziotti hanno avuto la certezza che nella rete della mafia fosse finito un altro imprenditore del settore. Così sono scattati controlli ed accertamenti che hanno consentito di scoprire che la vittima versava la cifra pattuita in un luogo appositamente definito, lontano dall'attività commerciale per eludere eventuali investigazioni.

16/10/2007
 
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view post Posted on 17/10/2007, 21:24
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Ferrara - Arrestato catanese ricercato per omicidio commesso a Gela

FERRARA - La Polstrada di Altedo (Ferrara) ha arrestato un presunto esponente della 'stidda' siciliana - Emanuele Tuccio, 46 anni, nato a Catania e residente a Gela - in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere del tribunale di Caltanissetta, in relazione a un duplice omicidio commesso a Gela nel 1995. Gli agenti della Polstrada, allertati dagli investigatori di Caltanissetta, hanno fatto alcuni controlli nel ferrarese dove risultava che il ricercato facesse l'autotrasportatore. Gli agenti lo hanno chiamato sul cellulare chiedendogli di presentarsi alla sede della Polstrada per ritirare una comunicazione di revoca della sospensione della patente. Ma si trattava di una pretesto e, quando senza sospettare nulla l'uomo si è recato dalla polizia verso le 13, è stato arrestato.

17/10/2007
 
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Giudice di pace
view post Posted on 24/10/2007, 09:30




Arrestato latitante in Venezuela

AGRIGENTO - Il latitante agrigentino Francesco Termine, 53 anni, esponente di primo piano della cosca Capizzi di Ribera, è stato catturato da uomini dello Sco e dell'Interpol nella cittadina venezuelana di Valencia. Il boss è stato sorpreso in una villa sorvegliata da molti vigilantes.
Al momento della cattura, per non essere identificato, ha esibito un documento falso intestato ad una persona morta da diversi anni. Francesco Termine, che nel 1991 in Sicilia era scampato ad un grave attentato in cui era rimasto ferito alla gola, aveva avviato in Sudamerica una florida attività imprenditoriale attraverso una serie società di copertura.
Per la "famiglia" aveva il compito di gestire sul territorio venezuelano e colombiano l'approvvigionamento della droga, che inviava in Sicilia in confezioni di succhi di frutta tropicale. Secondo gli investigatori, infatti, Termine avrebbe avuto stretti rapporti con le famiglie mafiose agrigentine dei Cuntrera e dei Caruana. La Direzione centrale della polizia criminale ha già avviato le procedure per l'estradizione.
"L'arresto di un uomo come Termine - osserva il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Francesco Forgione - è importante sotto molti profili: si colpisce uno degli snodi fondamentali delle cosche siciliane per il rifornimento di cocaina, si indebolisce la rete di sostegno al potere di Matteo Messina Denaro, si dimostra che non esistono luoghi sicuri per i latitanti".
"Per questo - conclude il presidente della Commissione antimafia - voglio complimentarmi con gli investigatori della polizia di Stato che hanno saputo anche collaborare a pieno con le altre forze di polizia internazionali".

AGI
22/10/2007

Edited by Tex - 24/10/2007, 12:28
 
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view post Posted on 24/10/2007, 11:27
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Lupara bianca a Catania, tre arresti dopo 18 anni

CATANIA - La Procura della Repubblica di Catania ritiene di avere fatto luce su un caso di 'lupara bianca' avvenuto nel 1989, individuando movente e sicari dell'omicidio. A 18 anni dalla scomparsa di un ventenne sono stati infatti arrestati i presunti esecutori del delitto, anche se il cadavere della vittima non è stato ancora trovato. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita dalla squadra mobile della Questura di Catania, che ha svolto le indagini. Secondo quanto si è appreso l'omicidio sarebbe maturato nell'ambito di ambienti della criminalità organizzata.

Aveva deciso di collaborare con la giustizia e per questo il suo clan ne decise l'eliminazione. Non sapendo dove si nascondesse, la cosca utilizzò la madre e la sorella per scovarlo e convincerlo ad uscire di casa. È la dinamica dell'uccisione di Sebastiano Mazzeo, nipote del boss Santo Mazzei (i cognomi sono diversi soltanto per un errore di trascrizione all'ufficio anagrafe di Catania) capo della 'famiglia' dei Carcagnusi di Catania, assassinato a 21 anni nel 1989 dai suoi stessi affiliati.

A tradirlo furono la madre, Gaetana Conti, 57 anni, la sorella, Concetta Mazzeo, di 39, che lo fecero uscire da casa e lo consegnarono ai sicari che lo uccisero. Le due donne e un uomo che ha avuto un ruolo nell'omicidio, Agatino Stefano Messina, di 53 anni, sono stati arrestati dalla squadra mobile della Questura di Catania in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento era stato sollecitato dalla Procura della Repubblica, che aveva chiesto un ordine restrittivo anche per i boss Santo Mazzei e Salvatore Cappello, già detenuti, in qualità di mandanti, ma il Gip ha ritenuto insufficienti le prove a loro carico.

Nell'ambito della stessa inchiesta sono indagati anche due collaboratori di giustizia Salvatore Centorrino, e Alfio Scalia, la cui posizione è stata stralciata. Il corpo di Sebastiano Mazzeo non è stato trovato perchè dopo il 'pentimento' di Scalia la cosca lo avrebbe disseppellito e portato in un altro posto per non fare trovare riscontri alle sue dichiarazioni.

Sebastiano Mazzeo era figlio del boss Francesco, che era rimasto paralizzato dopo una sparatoria avvenuta nel 1981 a Carpi, nel Modenese. L'uomo era stato poi assassinato da un commando nella sua villa di Agnone Bagni, tra Catania e Siracusa, il 25 maggio del 1987 da un commando di mafiosi travestiti da carabinieri. Nella casa, dove era agli arresti domiciliari perchè imputato nel maxiprocesso di Torino alle cosche catanesi, c'erano anche la moglie e la figlia del boss, le stesse indagate per l'omicidio di Sebastiano Mazzeo, che furono arrestate per detenzione illegale di arma da fuoco, perchè nascondevano le armi della vittima.

Proprio l'uccisione del padre sarebbe stata la molla che avrebbe spinto Sebastiano Mazzeo a collaborare con la magistratura, o a fare finta, per potere tornare in libertà: il giovane, che era detenuto per rapina e tentativo di omicidio, scomparve infatti il 7 ottobre del 1989, pochi giorni prima di essere ucciso, mentre era sotto protezione e si era recato nella discoteca 'Piper' di Roma ma non fece rientro a casa. Successivamente mandò una lettera ai giornali spiegando di non essere un 'pentito', ma non fu creduto.

A Catania la cosca tentò di ucciderlo utilizzando un commando di sicari travestiti da militari della guardia di finanza, ma l'agguato fallì perchè Sebastiano Mazzeo capì tutto e riuscì a fuggire. Per questo la cosca decise di fare intervenire la madre e la sorella come 'esca' per farlo uscire dal suo covo nel rione San Cristoforo di Catania. Sebastiano Mazzeo fu ucciso a colpi di pistola e portato in un luogo segreto, dove fu sepolto ma prima, secondo alcuni pentiti, il corpo fu martoriato con un machete. Tra i mandanti, secondo l'accusa, ci sarebbe stato anche lo zio di Sebastiano, il capomafia Santo Mazzei, uomo d'onore di Cosa nostra e luogotenente di riferimento a Catania di Totò Riina.

Del caso di 'lupara bianca' e del coinvolgimento della madre della vittima la stampa si era già occupata nel 1991, quando trapelarono le prime indiscrezioni sulle deposizioni dei due pentiti che hanno permesso alla Procura della Repubblica di Catania di fare luce sul caso.

24/10/2007
 
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view post Posted on 26/10/2007, 00:41
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Colpito clan Santapaola, latitanti in manette

CATANIA - Un ergastolano latitante della cosca Santapaola, Cesare Natale Patti, di 49 anni, è stato arrestato dalla polizia a Catania. Era irreperibile dal 23 marzo del 2006 dopo avere subito una condanna al carcere a vita della quarta sezione della Corte d'Assise etnea per omicidio, tentativo di omicidio e detenzione illegale di armi da fuoco.

La sentenza è stata confermata anche in secondo grado. Agenti della squadra mobile della Questura hanno fatto irruzione in un appartamento di alcuni familiari del ricercato, dove l'uomo si nascondeva, nel rione San Berillo nuovo, dopo complesse indagini coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro.

Patti è stato ritenuto nei due gradi di giudizio uno dei componenti il gruppo di fuoco che il 13 maggio del 1996 assassinò Giovanni Indelicato e ferì gravemente Santi Ferlito, entrambi indicati come esponenti della cosca dei Cursoti milanesi 'colpevoli' di non avere voluto restituire un escavatore che era stato rubato a un cantiere protetto da Cosa nostra.

Un altro latitante, Filippo Crisafulli, 45 anni, indicato come esponente della cosca di Angelo Santapaola e ricercato per associazione mafiosa ed estorsione, è stato fermato dalla polizia di Stato a Misterbianco. A bloccarlo sono stati agenti della squadra mobile della Questura di Catania che hanno seguito la moglie e la figlia che si recavano dal parrucchiere, dove poi li ha raggiunti l'indagato.

Crisafulli è zio acquisito di Nicola Sedici, il guardaspalle di Angelo Santapaola che è stato ucciso lo scorso mese con il suo boss. I corpi carbonizzati delle due vittime sono stati trovati il 30 settembre scorso nelle campagne di Ramacca. L'uomo si era reso irreperibile proprio il giorno dei funerali a Santapaola e Sedici.

Il provvedimento di fermo era stato emesso il 3 ottobre scorso dal procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro e dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Catania Giovannella Scaminaci e Iole Boscarino.

Agenti della squadra mobile di Catania hanno arrestato due presunti esattori della cosca Santapaola del rione Picanello che, secondo l'accusa, incassavano tangenti dal titolare di un autosalone di un paese della provincia etnea. Sono Lorenzo Pavone, di 37 anni, e Thomas William Calabrese, di 35. Un analogo provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere ad altri due indagati nell'ambito della stessa inchiesta ma già detenuti: Giovanni Frazzetta, di 39 anni, e Gaetano Orazio Di Bella, di 47.

Tra i destinatari dell'ordine di arresto c'è anche Filippo Ferrante, di 42 anni, del quale non si hanno più notizie dal 2 febbraio del 2006, giorno in cui i suoi familiari ne hanno denunciato la scomparsa. L'ordine di custodia cautelare è stato emesso dal gip Antonino Fallone su richiesta del procuratore aggiunto Ugo Rossi e del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catania, Francesco Testa.

Un altro presunto esattore della cosca del boss assassinato Angelo Santapaola, Giacomo La Spina, di 50 anni, è stato arrestato da agenti della squadra mobile della Questura di Catania in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal gip Alba Sammartino, su richiesta del sostituto procuratore Alessandro Sorrentino. Un secondo destinatario del provvedimento restrittivo è attualmente irreperibile.

Le indagini della polizia sono state avviate dopo la denuncia di un imprenditore al quale, secondo l'accusa, l'arrestato, definendosi come 'inviato' di Angelo Santapaola, aveva chiesto una tangente 'una tantum' di 100 mila euro e un 'pizzo' mensile di 750. Gli incontri estorsivi sono stati filmati dalla polizia di Stato che ha redatto un'informativa sulla vicenda alla Procura della Repubblica.

25/10/2007
 
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Giudice di pace
view post Posted on 26/10/2007, 13:08




Arrestati altri "esattori"

CATANIA - Si allarga l'inchiesta che ha portato nei giorni scorsi all'arresto di Giovanni Frazzetta, 39 anni, sorpreso con le mani nel sacco mentre intascava una busta (contenente 310 euro) dal titolare di un autosalone di un paese della provincia di Catania. La polizia, sempre per estorsione, ha arrestato Lorenzo Pavone, 37 anni, di Catania, sorvegliato speciale e Thomas William Calabrese, 35 anni, di Trecastagni.
I due, raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta dei magistrati della Dda, sono accusati di avere taglieggiato il titolare di un autosalone della provincia etnea con l'aggravante dell'appartenenza all'associazione mafiosa dei Santapaola. Lo stesso provvedimento è stato notificato in carcere a Giovanni Frazzetta ed a Gaetano Orazio Di Bella, di 46 anni.
Le indagini, che nei giorni scorsi hanno portato all'arresto di Frazzetta, hanno consentito agli agenti dello Sco, di accertare che l'azienda, presa di mira del racket del pizzo, era oggetto di estorsione sin dal 1998 ad opera di appartenenti alla cosca Santapaola, gruppo di "Picanello". Tra costoro sono stati individuati Gaetano Orazio Di Bella, tratto in arresto lo scorso 10 settembre per estorsione aggravata ai danni dei titolari di un'altra impresa, Lorenzo Oavine e Thomas William Calabrese, che avevano rivestito nel tempo la figura di esattori per conto della cosca.
Fra i destinatari della misura restrittiva c'è anche Filippo Ferrante, che risulta scomparso dal 2 maggio 2006. Sempre a Catania è finito in manette Giacomo La Spina, 50 anni, accusato di tentata estorsione aggravata. Secondo gli inquirenti, l'uomo era incaricato di riscuotere il pizzo per conto della cosca mafiosa dei Santapaola. L'ordine di carcerazione è stato emesso dal Gip Alba Sammartino. Un secondo destinatario del provvedimento restrittivo è attualmente ricercato. Le indagini sono state avviate la scorsa estate in seguito alla denuncia di un imprenditore.

25/10/2007
 
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view post Posted on 29/10/2007, 10:26
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Imprenditori denunciano "pizzo", 11 fermi

AGRIGENTO - Gli imprenditori dell'Agrigentino decidono di collaborare con le forze dell'ordine denunciando di aver ricevuto pressioni per pagare il pizzo alla mafia, e così la polizia di Stato ha eseguito stamani 11 fermi di polizia giudiziaria. I provvedimenti sono stati disposti dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha coordinato l'inchiesta. Nell'indagine sono coinvolti anche politici locali, uno dei quali è stato anche arrestato stamani. Si tratta di un consigliere comunale di Siculiana.

I reati per i quali sono accusati gli indagati vanno dall'associazione mafiosa all'estorsione ai danni di cinque imprenditori della provincia di Agrigento. Le indagini sono state avviate in seguito alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia riscontrate dagli investigatori della Squadra mobile di Agrigento. Fondamentali sono state poi le denunce rese dagli imprenditori in merito alle estorsioni di cui sono state vittime fin dall'inizio dell'anno.

Durante l'operazione, in cui sono impegnati un centinaio di agenti di polizia, sono state eseguite pure perquisizioni dirette alla ricerca del boss latitante Gerlandino Messina, di 35 anni, di Porto Empedocle, ritenuto il vice capo della provincia mafiosa di Agrigento.

Alle operazioni hanno preso parte anche reparti del Genio militare di Palermo. All'inchiesta che stamani ha portato all'arresto di 11 persone hanno contribuito anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati.

Centinaia di agenti della polizia di Stato sono impegnate nell'operazione, che è stata denominata "Marna". I particolari dell'operazione condotta dalla Squadra mobile di Agrigento saranno resi noti durante la conferenza stampa, alla quale parteciperà il procuratore Francesco Messineo, che si svolgerà nella questura di Agrigento questa mattina.

29/10/2007
 
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Lilo85
view post Posted on 29/10/2007, 16:24




buono.. ;)
 
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Giudice di pace
view post Posted on 29/10/2007, 20:02




MISTERBIANCO (CATANIA) - Agenti della Squadra Mobile di Catania hanno catturato Vincenzo La Rosa, di 35 anni, ritenuto dagli investigatori elemento di spicco del clan Santapaola, latitante dal 23 marzo del 2006 dopo una condanna a ventidue anni di reclusione per omicidio aggravato volontario, detenzione e porto illegale di armi da fuoco. L'arresto è avvenuto sabato scorso ma è stato reso noto solamente stamane. La Rosa, che ha precedenti per associazione mafiosa, è stato sorpreso in uno stabile di corso Matteotti, a Misterbianco, alle porte di Catania, dove abita un suo nipote. L'uomo, scalzo, ha tentato di fuggire per i tetti ma è stato raggiunto. Nei confronti dell'uomo la IV sezione della Corte di Assise di Catania aveva emesso una ordinanza restrittiva che ne disponeva la custodia cautelare in carcere dopo una sentenza che lo aveva condannato perchè riconosciuto tra gli esecutori dell'omicidio di Giovanni Indelicato e del tentativo di omicidio di Santi Ferlito, entrambi ritenuti esponenti del clan dei cursoti milanesi, avvenuto a Catania il 13 maggio del 1996. Durante la latitanza nei confronti di La Rosa il 21 settembre dello scorso anno dal gip del Tribunale di Catania è stata emessa un' altra ordinanza di custodia cautelare in carcere perchè indiziato, in concorso con altri, del duplice omicidio di Paolo Contino ed Orazio Papale, ritenuti elementi del clan mafioso dei Ceusi, avvenuto il 3 giugno del 1997 a Misterbianco.

La Sicilia 29/10/2007

Edited by Tex - 29/10/2007, 23:47
 
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Lilo85
view post Posted on 31/10/2007, 14:55




Messina - Estorsione, due coniugi in cella

MESSINA - I carabinieri hanno arrestato una coppia di coniugi messinesi, Mario Fisichella, 41 anni e Santina Assenzio, di 38, con l'accusa di estorsione aggravata. Secondo i militari del'Arma, i due avrebbero estorto denaro ad alcuni imprenditori e commercianti di Milazzo, millantando l'appartenenza al clan catanese dei Santapaola. L'uomo pretendeva il versamento che andava da un importo minimo di 500 euro ad un massimo di 2mila euro al mese e doveva essere effettuato tramite vaglia postale.

Nell'abitazione della coppia, i carabinieri hanno rinvenuto ben 95mila euro che, secondo gli inquirenti, provengono dall'attività estorsiva. I soldi erano nascosti nel cassone della serranda.

31/10/2007

Catania - Pericoloso latitante in manette

CATANIA - Il latitante Giovanni Fontanino, di 49 anni, ritenuto affiliato alla cosca Santapaola, irreperibile dal 24 settembre scorso, è stato arrestato dalla polizia. L'uomo deve scontare una condanna definitiva a 21 anni di reclusione per omicidio. Il ricercato è stato trovato dalla Squadra mobile all'interno della sede di un Centro assistenza fiscale gestito da un suo cugino, Mario Tipo, di 50 anni, che è infermiere
nell'ospedale Garibaldi e che è stato arrestato per procurata inosservanza della pena.

Secondo l'accusa Fontanino, noto come "Formaggino", avrebbe avuto un ruolo nell'uccisione, l'8 marzo del 1984, di Agatino Giuseppe Cannavò, maturato in ambienti mafiosi. In particolare, il latitante avrebbe indicato la vittima all'esecutore materiale della vittima, il sicario della cosca Santapaola Maurizio Avola, che è successivamente diventato collaboratore di giustizia.

31/10/2007

Edited by Tex - 31/10/2007, 15:18
 
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view post Posted on 31/10/2007, 15:18
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Lilo mi hai preceduto :D
 
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Lilo85
view post Posted on 31/10/2007, 15:19




questione di..un secondo,a volte :D
 
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Lilo85
view post Posted on 2/11/2007, 20:33




Messina, altro duro colpo al racket

MESSINA - La polizia ha eseguito tre arresti per le estorsioni imposte ad un imprenditore edile. Gli investigatori hanno accertato che gli indagati sono stati protagonisti di diversi episodi di intimidazioni per costringere la vittima a pagare. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Messina su richiesta della Procura. I tre arrestati sono accusati di estorsione e intimidazione aggravata.

Le manette sono scattate ai polsi di: Rosario Abate, 20 anni; Giovanni Rò, 22 anni e Stefano Molonia, 26 anni, che devono rispondere di tentativo di estorsione aggravata, porto e detenzione illegale di arma da fuoco, danneggiamento, con l'aggravante di avere commesso i fatti avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis del Codice penale.

Gli arrestati, secondo gli inquirenti, sono ritenuti appartenenti all'organizzazione criminale che fa capo al boss latitante Giuseppe Mulè ed avrebbero tentato un'estorsione ad un imprenditore edile che, tra giugno e ottobre di quest'anno, è rimasto vittima di una serie di atti di intimidazione sempre più gravi "in una escalation che ha evidenziato, nelle modalità di svolgimento, l'estrema pericolosità del gruppo criminale".

Gli estorsori avrebbero danneggiato e incendiato un escavatore nel cantiere in via Palermo, incendiato la serranda del garage dell' abitazione dell'imprenditore, incendiato il legname custodito in un altro cantiere edile, e avrebbero collocato davanti al cancello del cantiere un contenitore pieno di liquido infiammabile e un biglietto che chiedeva 50 mila euro in cambio della "pace".

Il 23 luglio scorso uno degli indagati esplose alcuni colpi di pistola contro un furgone dell'imprenditore. Decisiva, ai fini delle indagini, la collaborazione della vittima con gli investigatori.

02/11/2007
 
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scekerata
view post Posted on 5/11/2007, 10:40




Mafia, arrestato Salvatore Lo Piccolo
Dopo Provenzano è il capo di Cosa Nostra



PALERMO -Arrestati i boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Padre e figlio sono finiti in manette in una villetta tra Cinisi e Terrasini, nel palermitano. Salvatore Lo Piccolo, latitante dal 1983, era ritenuto al vertice di Cosa Nostra palermitana dopo la cattura di Bernardo Provenzano.

Con loro sono stati arrestati anche i latitanti Gaspare Pulizzi e Andrea Adamo. Il primo è reggente di Brancaccio il secondo di Carini. Tutti inseriti fra i 30 maggiori ricercati d'Italia. I quattro erano impegnati in una riunione fra boss.

I Lo Piccolo sono stati arrestati in due villette, due abitazioni in cemento totalmente ammobiliati. Al contrario di Bernardo Provenzano, che viveva in un casolare immerso nelle campagne, i due boss erano in appartamenti veri e propri, anche se periferici, vicino al mare.

Le indagini che hanno portato all'operazione che ha consentito l'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi, è stata condotta dai pm Nico Gozzo, Gaetano Paci e Francesco Del Bene. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo.

"Siamo tutti soddisfatti per l'arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo", ha detto il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. "Dall'arresto dei due - ha detto il capo del pool antimafia - ci attendiamo la disarticolazione dell'apparato criminale sul territorio. I due grandi latitanti erano punto di riferimento dei capimafia che esercitavano il controllo sull'apparato economico. Adesso ci attendiamo una conseguenza positiva anche sul piano della possibilità della collaborazione dei cittadini".

"E' un risultato straordinario che dimostra che questo non è un ufficio allo sbando e che il pool antimafia è pienamente operante - ha detto il pm palermitano Gaetano Paci -. Ovviamente - ha aggiunto - alla polizia di Stato va il merito di avere portato a compimento una brillante operazione".

05-11-2007

NUOVO ARRESTO - La polizia di Stato ha arrestato un terzo favoreggiatore dei Lo Piccolo: l'uomo finito in manette è Giuseppe Di Bella, 40 anni, allevatore di Montelepre, che ieri è stato visto arrivare alla guida di una Bmw. L'arresto è avvenuto ieri sera, dopo che la polizia lo ha identificato e bloccato nei pressi della sua abitazione nel paesino del Palermitano.

Gli altri due favoreggiatori arrestati ieri erano il proprietario della villetta, Filippo Piffero, e Vito Palazzolo, titolare di un Bed e Breakfast nel vicino paese di Terrasini, entrambi incensurati. Vincenzo Giuseppe Di Bella è un agente "stagionale" della forestale ed è stato arrestato ieri nel tardo pomeriggio a Montelepre. Il suo ruolo sarebbe stato quello della "staffetta", per verificare le condizioni di sicurezza della villetta nella quale erano attesi i boss per il summit di mafia.

6.11.07


Edited by Tex - 7/11/2007, 00:49
 
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Giudice di pace
view post Posted on 7/11/2007, 10:43




Tangenti ipermercato, pesanti condanne

PALERMO
- Condanne per oltre 50 anni sono state inflitte dal Gup Marco Mazzeo nel processo che si celebra con il rito abbreviato e che ruota attorno alle presunte tangenti per la realizzazione di un ipermercato a Villabate.
Il Gup ha stabilito una sola assoluzione: quella per l'arch. Oscar Amato, accusato di favoreggiamento ed assolto "perché il fatto non sussiste". Per lui il Pm Nino Di Matteo aveva chiesto la condanna ad un anno e quattro mesi. La pena più pesante è stata inflitta a Francesco Caponnetto, condannato a nove anni per associazione mafiosa ed estorsione. La condanna a sette anni e sei mesi è stata inflitta a Gioacchino Badagliacca, Ginapiero Pitarresi (accusati di associazione mafiosa) ed a Francesco Terranova (tentata estorsione aggravata).

Sei anni ed otto mesi sono stati inflitti a Vincenzo Paparopoli (accusato di associazione mafiosa e corruzione); a Vincenzo Alfano (accusato di associazione mafiosa) ed a Giuseppe Costa (tentata estorsione aggravata). Antonino Mandalà, accusato di intestazione fittizia di beni, è stato condannato a quattro anni di reclusione.

Mandalà, indicato come un esponente di spicco della mafia di Villabate, è stato già condannato per associazione mafiosa ad otto anni nel processo a Gaspare Giudice. La condanna a tre anni e tre mesi è andata a Giuseppe Di Noto accusato di corruzione aggravata. La pena più lieve, due anni e due mesi, è spettata a Matteo D'Assaro (corruzione. Il Gup, accogliendo la richiesta di patteggiamento, condivisa anche dal pm, ha condannato ad un anno e sei mesi il pentito Francesco Campanella per associazione mafiosa. Nei confronti del collaboratore è stata riconosciuta l'attenuante dell'art. 8 per l'importanza e l'attendibiltà delle sue dichiarazioni.

07\11\2007
 
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162 replies since 12/1/2007, 01:55   10240 views
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