Beni sequestrati e confiscati 2014

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view post Posted on 10/1/2014, 09:00




CALTANISSETTA- La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Caltanissetta ha sequestrato beni per un valore di 45 milioni di euro, riconducibili all'imprenditore Paolo Farinella. Il sequestro riguarda 10 imprese, 25 fabbricati, 150 ettari di terreno dislocati tra Caltanissetta, Palermo e provincia, Roma, Livorno e Catania, oltre ad alcuni conti correnti.
 
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view post Posted on 24/1/2014, 12:41




CALTANISSETTA - La Dia di Caltanissetta ha sequestrato a Gela una cava (in contrada Bulala) per la produzione di inerti, società, immobili e conti correnti, riconducibili ad Antonio Cammarata, 54 anni di Gela, risultato vicino alla famiglia di Cosa nostra gelese legata al noto boss Giuseppe Piddu Madonia, per un valore di tre milioni di euro.

Cammarata, titolare a Gela di una cava di estrazione di materiali inerti e di un'impresa per il trasporto e la posa, secondo gli inquirenti, sarebbe stato in affari con l'organizzazione mafiosa di Gela, trasferendo a Cosa nostra ingenti disponibilità finanziarie attraverso sovrafatturazioni di forniture e trasporti. In cambio, sarebbe stato garantito a Cammarata di acquisire una posizione dominante e di esclusivo controllo nel settore nevralgico delle forniture e del trasporto dei materiali inerti impiegati per la realizzazione di opere pubbliche e private anche al di fuori della provincia nissena.

In particolare, sono stati sequestrati, a Gela (Caltanissetta): una società, con annessa cava di estrazione, quote di maggioranza di due società operanti nella lavorazione e trasporto di materiali inerti, quote di maggioranza di un'altra società, titolare di un istituto di bellezza, due fabbricati e 45 terrenti. Sequestrati anche una quota parte della multiproprietà di quattro fabbricati di un complesso turistico situati nell'isola di Lipari (Messina) e 6 rapporti bancari.
 
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view post Posted on 29/1/2014, 12:44




PALERMO - Un ingente patrimonio, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, è stato sottoposto a sequestro, ai sensi della normativa antimafia, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Le indagini, svolte dal Nucleo di polizia tributaria e dal Reparto Operativo dei Carabinieri, coordinati della locale Procura, hanno interessato Antonino Ciresi, 71enne originario di Monreale (Pa), già condannato in via definitiva nel 1998 dalla Corte di Appello di Palermo per associazione mafiosa finalizzata all'estorsione e nuovamente tratto in arresto nel febbraio 2013 per una nuova tentata estorsione, unita a plurime minacce, perpetrata con altri soggetti e aggravata dal metodo mafioso, ai danni del titolare di un'attività di ristorazione della città.

L'indagato è rimasto inoltre coinvolto nell'operazione "Alexander" dell'Arma dei Carabinieri di Palermo, del luglio 2013, per avere preso parte alle illecite attività del mandamento di Porta Nuova ed avere gestito il settore delle estorsioni per la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, dipendente dal mandamento; in tale ultimo ambito è stato indagato per il reato di attribuzione fittizia di beni con la finalità di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione, per avere intestato a terze persone la titolarità delle quote di una grossa società, operante in Palermo e provincia nell'allevamento, macellazione e commercio all'ingrosso di carni, continuando a gestirne gli affari e le dinamiche, anche dal carcere.

Tra i beni finiti sotto sequestro figurano, oltre ad una società di macellazione e vendita all'ingrosso di carni, anche due autovetture, 17 conti correnti, 5 rapporti di deposito titoli e obbligazioni, diverse polizze assicurative e gestioni collettive del risparmio, 2 cassette di sicurezza, anche questi ritenuti frutto o reimpiego di guadagni provenienti da attività illecite. Il provvedimento di sequestro ha riguardato l'intero capitale sociale e il complesso dei beni aziendali della società "B. Ovinsicula srl", con sede legale a Palermo, in via Resuttana Colli, e sede secondaria a Mezzojuso, operante nella produzione, macellazione e commercio all'ingrosso di carni; una cassetta di sicurezza; disponibilità finanziarie (rapporti bancari, deposito titoli e polizze assicurative); due autovetture. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a 20.115.004 euro.
 
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view post Posted on 6/2/2014, 15:09




PALERMO - La guardia di finanza ha eseguito tre provvedimenti di sequestro di beni nei confronti di tre mafiosi emessi rispettivamente dai tribunali di Palermo e Trapani e dalla Corte di Appello di Palermo. A Antonino vaccaro, 70 anni, originario di Chiusa Sclafani (PA), sono stati sequestrati beni per 780 mila euro. Ad Antonino Bonafede, 79 anni, di Marsala, sono stati sequestrati beni per 4,3 milioni di euro. A Ruggero Vernengo, 58 anni, la finanza ha applicato il decreto di sequestro dei beni del valore di 1,5 milioni di euro.
 
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view post Posted on 13/2/2014, 09:47




MESSINA - La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Messina ha eseguito un provvedimento di sequestro beni e quote societarie per un valore di circa 3,5 milioni di euro, emesso dalla Sezione misure di prevenzione di pubblica sicurezza del tribunale di Messina, a carico di un imprenditore considerato appartenente al cosiddetto 'Gruppo di Mistretta', cosca mafiosa operante nella zona tirrenica e nebroidea della provincia messinese.
 
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view post Posted on 20/2/2014, 19:29




PALERMO - Beni immobili aziende e rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro, ritenuti riconducibili a esponenti del clan Galatolo, sono stati sequestrate dalla Dia a Palermo. Il provvedimento, della sezione Misure prevenzione del tribunale, ruota attorno alle attività legate al mercato ortofrutticolo e al suo indotto.

I beni sequestrati, secondo l'accusa, sono riconducibili a cinque palermitani ritenuti vicini e contigui a Cosa nostra, e in particolare al clan dei Galatolo. Sono Angelo e Giuseppe Ingrassia, entrambi di 57 anni, Pietro La Fata, di 81, e Carmelo e Giuseppe Vallecchia, di 74 e 53 anni.

Dalle indagini della Dia è emerso che i cinque, titolari di vari stand all'interno del mercato ortofrutticolo ne monopolizzavano l'attività anche attraverso l'utilizzo dei servizi forniti dalla Cooperativa "Carovana Santa Rosalia" come la compravendita di merce, facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale di imballaggio. Per gli investigatori il controllo era tale da permettere a una 'regia occulta' di prestabilire il prezzo dei beni posti in vendita, a cui gli operatori del settore dovevano uniformarsi.

Ma sarebbe stata anche in grado di controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale e i principali mercati di approvvigionamento delle derrate alimentari del centro Italia e di 'gestirè le attività connesse al commercio svolto all'interno del mercato stesso ad opera di Cosa nostra. A sostegno dell'accusa nell'indagine sono confluite anche convergenti dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia. Fra i beni sequestrati dalla Dia ci sono 20 immobili, tra terreni, appartamenti e box, 13 aziende, 14 veicoli e numerosi rapporti finanziari per un valore complessivo di oltre 250 milioni di euro.
 
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view post Posted on 24/2/2014, 13:10




CATANIA- E' quello che si chiama sventrare il potere economico di una famiglia mafiosa. Questa volta è stata colpito il patrimonio di Antonino Strano Stellario, detto "Ninu figghiu persu", esponente dei Pillera, con una confisca del valore di due milioni di euro emessa dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania. Si tratta di un provvedimento successivo al sequestro eseguito nel 2012 dalla Dia.

Sigilli alle due società di costruzioni che facevano riferimento al 60enne detenuto per una condanna per associazione mafiosa. Il decreto di confisca riguarda due società il cui capitale era intestato - secondo le indagini finanziare della Direzione Investigativa Antimafia - in maniera fittizia alla moglie dell'esponente dei Pillera. Nelle mani dello Stato sono finiti anche conto correnti bancari per un valore di 210 mila euro, tra cui denaro contante e polizze assicurative. Nel patrimonio confiscato compaiono anche diversi immobili.

Il decreto è scaturito a seguito di una delicata indagine patrimoniale della Dia che ha permesso l'analisi dei flussi finanziari di Stellario attraverso gli strumenti forniti dalla normativa antimafia e soprattutto antiriciclaggio. E' stato scoperto così che oltre ad anomali movimenti bancari per centinaia di migliaia di euro, c'erano evidenti profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto dagli indagati. Elemetni che hanno portato alla contestazione di una illecita acquisizione patrimoniale che ha determinato la richiesta e poi l'ammissione da parte dei giudici della confisca patrimoniale.

Antonino Strano Stellario è ritenuto un uomo di spicco del clan Pillera, famiglia che fino al 2004 era associata alla cosca Cappello, da qui la denominazione "Pillera Cappello". Ma fu proprio a ridosso del 2004 che ci fu una scissione tra le due famiglie, con i Cappello che prendevano sempre più potere soprattutto nel traffico di droga a San Cristoforo, mentre la roccaforte dei Pillera divenne, e lo è ancora oggi, la zona del Borgo. Il potere di vertice di Strano Stellario, che sta scontando una sentenza a 13 anni e 4 mesi di reclusione emessa in primo grado lo scorso anno dal Tribunale di Catania, all'interno della famiglia è riconosciuto da diversi collaboratori di giustizia come ad esempio Pippo Di Giacomo. Tra i boss storici dei Pillera ci sono Nuccio Ieni e Maurizio Toscano, oggi a capo del clan secondo le ultime indagini della Dda ci sarebbero esponenti della famiglia Faro e Pappalardo.

L'elenco del patrimonio confiscato:

- 4 unità immobiliari,
- la RAPISARDA COSTRUZIONI Srl, con sede in Catania;
- la TECNOCEM Srl, con sede in Catania;
- 12 rapporti bancari;
- un’ autovettura di grossa cilindrata.
 
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view post Posted on 24/2/2014, 15:34




PALERMO - Condannato nel 2002 a 7 anni per associazione mafiosa e successivamente arrestato per estorsione, un imprenditore palermitano di 62 anni, ritenuto contiguo alla cosca dell'Acquasanta, ha avuto confiscato dalla Guardia di finanza un patrimonio del valore di oltre un milione di euro.

L'imprenditore, secondo le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, avrebbe anche svolto funzioni di prestanome per conto dell'organizzazione mafiosa e condizionato le attività economiche nei Cantieri navali di Palermo, intervenendo nell'illecita acquisizione, spartizione e gestione degli appalti.

La confisca riguarda tre unità immobiliari in Palermo, un box e due posti auto, tre autoveicoli, quote sociali e beni strumentali di una società commerciale di Palermo, un libretto di deposito. L'imprenditore che ha avuto confiscati i beni dalla Guardia di finanza, su disposizione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, si chiama Benedetto Marciante.
 
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view post Posted on 27/2/2014, 12:22




ALERMO - Beni per circa 15 milioni di euro sono stati confiscati dalla guardia di finanza a Bernardo Riina, settantacinquenne di Corleone, accusato di avere coperto la latitanza di Bernardo Provenzano. I sigilli sono stati apposti a 44 terreni e 4 fabbricati, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale.

L'anziano era stato arrestato nel 2006 per associazione mafiosa e poi condannato a otto anni di reclusione con sentenza della Corte d'Appello di Palermo del 2008, divenuta definitiva nel novembre 2009. Secondo gli investigatori avrebbe contribuito sia al sostegno logistico della latitanza di Provenzano sia, soprattutto, alla circolazione dei cosiddetti "pizzini" tra i vari boss e il capomafia ora detenuto, durante la latitanza.

I suoi rapporti con Provenzano erano antichi: aveva testimoniato a suo favore nello storico processo svoltosi a Catanzaro, alla fine degli anni sessanta, a carico di diversi esponenti mafiosi.

La confisca del patrimonio immobiliare è stata disposta anche sulla base delle investigazioni economico-finanziarie svolte, nell'ambito del procedimento di applicazione delle misure di prevenzione di carattere patrimoniale, dal Gico del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo.

Le indagini hanno rilevato l'ingente sproporzione esistente tra i redditi dichiarati complessivamente dal nucleo famigliare dell'anziano e le consistenti somme di denaro nel tempo investite, prevalentemente nell'acquisto di terreni agricoli nel corleonese e nella zona di Monreale.
 
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view post Posted on 3/3/2014, 13:55




CATANIA - Beni per 300 mila euro, riconducibili a Daniele Musarra Amato, di 43 anni, sono stati sequestrati dalla Dia di Catania. L'uomo nello scorso settembre è stato arrestato, assieme a altre 9 persone, nell'ambito operazione 'Tuppi' dei carabinieri di Catania, coordinata dalla locale Procura, contro un'associazione dedita all'importazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Nel gruppo avrebbe avuto un ruolo di vertice Gaetano Nicotra, rientrato a Misterbianco dopo un lungo periodo detentivo scontato in regime di arresti domiciliari a Ravenna, fratello del più noto Mario detto 'u Tuppu', ucciso il 16 maggio del 1989 durante una guerra di mafia.

Secondo l'accusa Musarra Amato, oltre a gestire in proprio attività illecite legate al traffico di droga, aveva il compito di reperirne e rivenderla per conto dei Nicotra con i quali progettava importazioni di ingenti quantitativi di cocaina. La misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal direttore della Dia, Arturo De Felice, accolta dal Tribunale, prevede il sequestro di due aziende del settore della commercializzazione di autoveicoli, un immobile e conti correnti e disponibilità bancarie.
 
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view post Posted on 14/3/2014, 13:40




PALERMO - Beni per un valore di oltre 5 milioni di euro che, sommati ai precedenti sequestri, raggiungono la cifra complessiva di 21 milioni di euro, sono stati sequestrati dalla Dia di Palermo all'imprenditore palermitano Giuseppe Bordonaro, di 55 anni. L'odierno provvedimento va ad aggiungersi ai precedenti decreti di prevenzione patrimoniale, scaturiti dalla proposta del Direttore della Dia, Arturo De Felice.

Giuseppe Bordonaro ha operato, insieme al padre Salvatore, deceduto, ed ai fratelli Pietro e Benito, nella gestione di cave di pietra con produzione e commercializzazione di calcestruzzo, conglomerati bituminosi, cemento, materiale per costruzioni e marmo, producendo dalla "cava Bordonaro" uno dei marmi più pregiati e rari, conosciuto come la "pietra di Billiemi".

Secondo gli investigatori l'imprenditore avrebbe consolidato la sua posizione nel settore degli appalti attraverso rapporti con esponenti mafiosi di spicco come Angelo Siino, il cosiddetto "ministro dei lavori pubblici" di Cosa Nostra. A suo carico anche le dichiarazioni di numerosi pentiti.
 
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view post Posted on 18/3/2014, 11:59




CATANIA - Schiacciati nella loro linfa vitale: nel loro potere economico finanziario imprenditoriale. Crolla un pezzo dell'impero societario del Clan Ercolano. Il Tribunale di Catania, sezione Misure di Prevenzione di Catania, ha disposto il sequestro e la confisca di un gruppo di imprese riconducibili alla famiglia che con i Santapaola da decenni dirige cosa nostra catanese. Il provvedimento è stato emesso a seguito della proposta del direttore della Dia, Arturo De Felice ed è stato eseguito nei vari depositi dalla Direzione Investigativa Antimafia con la collaborazione dei Carabinieri del Ros.

Posti i sigilli della magistratura alla Geotrans S.r.l., formalmente intestata a Vincenzo Ercolano Vincenzo e a sua sorella Ercolano Cosima Palma Ercolano. La società, leader nel settore degli autotrasporti e della logistica, è riconducibile al padre, oggi defunto, Pippo Ercolano. Il gruppo di imprese destinatie del provvedimento del Tribunale comprende anche la Geotrans Logistica Frost che si occupa, con uno stabilimento particolarmente all’avanguardia, di deposito di surgelati per la Sicilia Orientale.

Il valore del patrimonio sociale confiscato è stato stimato dagli inquirenti per un importo superiore ai dieci milioni di euro.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 13:30




CATANIA - Beni immobili per un valore complessivo di 500.000 euro riconducibili a Salvatore Navanteri, ritenuto elemento di spicco del clan Nardo (confederato al clan Santapaola), sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Catania, che ha eseguito un decreto emesso dalla sezione penale del tribunale di Siracusa. Il sequestro è stato eseguito nel territori di Vizzini (Catania), Francofonte (Siracusa) e Teglio (Sondrio). Dagli accertamenti è emerso che il patrimonio è di provenienza illecita per la palese differenza tra i redditi dichiarati da Navanteri e le risorse utilizzate per gli investimenti effettuati nel corso degli anni.

Salvatore Navanteri, 59enne di Vizzini domiciliato a Francofonte (Siracusa), è figlio di Giovanni, ritenuto dagli investigatori a capo di un sodalizio criminale che negli anni 80 entrò con quello capeggiato da Giovanni Caruso in un contrasto da cui scaturì una faida, nel corso della quale furono commessi numerosi omicidi, tra cui quelli dei fratelli dello stesso Navanteri, che fu arrestato nel gennaio dello scorso anno perché ritenuto responsabile, insieme con altre persone, di detenzione e spaccio di cocaina e sottoposto dal tribunale di Siracusa alla sorveglianza speciale, per due anni, senza obbligo di soggiorno.

Nel settembre successivo fu nuovamente arrestato nell'ambito dell'operazione denominata "Ciclope" insieme con la moglie, Luisa Regazzoli, e altri presunti esponenti del clan Nardo di Lentini con l'accusa di associazione mafiosa finalizzata alla detenzione illegale di armi. In quella occasione le indagini, coordinate della Procura di Catania, permisero di accertare che nel territorio di Vizzini e Francofonte operava un gruppo criminale con evidenti connotazioni mafiose che aveva il suo vertice in Navanteri e che l'uomo, una volta tornato in libertà, si era impossessato del territorio dei due comuni sottraendola a Michele D'Avola, detto "Cuccarino", già capo riconosciuto del clan, che era stato arrestato alla fine del 2012 nell'ambito dell'operazione "Black out" per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga.

Tutto ciò avrebbe determinato una profonda spaccatura all'interno del gruppo originario di D'Avola tra coloro che gli erano rimasti fedeli e quelli che invece riconoscevano la nuova leadership di Navanteri. Nell'ambito di questo contrasto sarebbe avvenuto l'agguato del quale Navanteri fu vittima, nell'agosto dello scorso anno, a Francofonte, quando fu raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco insieme con un suo collaboratore, Robert Emilian Mocanu
 
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view post Posted on 27/3/2014, 12:20




CATANIA - Rosy Bindi, presidente della Commissione Nazionale Antimafia lo aveva detto: "Catania è un modello da seguire nella gestione dei beni confiscati". A quel patrimonio milionario oggi si aggiungono altre risorse strappate ai tentacoli della piovra. Gli ufficiali della Dia, da questa mattina sono al lavoro tra Catania e Messina, stanno eseguendo un decreto di confisca di beni per oltre 2, 8 milioni di euro riconducibili a Salvatore Rapisarda. Il destinatario della misura emessa dal Tribunale di Catania è stato già condannato per associazione mafiosa, in particolare Salvatore Rapisarda, 66 anni, sarebbe stato uno dei vertici del Clan Cappello che da diversi anni opera a Catania, in provincia ed ha acquisito potere e influenze anche in altre parti dell'isola.

I sigilli della confisca riguardano un’impresa individuale e l’intero compendio aziendale di due società di costruzioni edili riconducibili al boss dei Cappello. Rapisarda avrebbe intestato fittiziamente ai figli il capitale sociale delle due aziende. L'indagato è uno dei fondatori della società denominata Rapisarda Costruzioni insieme ad un sodale dei Pillera, Antonino Strano Stellario, molto conosciuto dalle forze dell'ordine per diverse condanne per mafia. A fare da tramite era la moglie di Stellario che al momento è detenuto per scontare una sentenza a 13 anni emessa in primo grado l'anno scorso dal Tribunale di Catania. Inoltre Stellario è stato destinatario di una confisca, eseguita sempre dalla Dia lo scorso 12 febbraio, di beni per un valore di due milioni di euro.

Il provvedimento, che parte dalla proposta di sequestro che era stata avanzata diverso tempo fa dal direttore della Dia De Felice, scaturisce da una complessa indagine patrimoniale da cui emerge l’assenza di risorse lecite ed idonee a giustificare gli investimenti effettuati nel corso degli anni da Salvatore Rapisarda. Il patrimonio - secondo la Dia - è cresciuto immettendo nella società i proventi frutto dell'attività del clan mafioso. Il profilo accusatorio ha convinto il tribunale che ha emesso il decreto di confisca.

I Cappello è una delle cosce mafiose più forte a livello militare, con grossi affari soprattutto nel traffico di droga. Dalle indagini della Dda degli ultimi anni è emerso come l'importanza del clan fosse riconosciuta anche da cosa nostra palermitana, attraverso soprattutto diversi esponenti di vertice come Sebastiano Lo Giudice e Orazio Privitera. Il gruppo di quest'ultimo, retto al suo posto da quando è al 41 bis dalla moglie Agata Balsamo, è stato completamente decapito nel corso del blitz Prato Verde della Dia.

I Cappello hanno intessuto rapporti anche con organizzazioni criminali della Campania e della Calabria. Fitti i legami per il racket e il traffico di stupefacenti con la ‘ndrangheta calabrese.
 
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view post Posted on 30/3/2014, 18:28




PALERMO - La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni per circa 600 milioni di euro riconducibili agli eredi di Vincenzo Rappa, imprenditore palermitano morto nel 2009, "il quale aveva intrattenuto rapporti con noti esponenti di Cosa nostra, che ne hanno permesso l'escalation imprenditoriale - fa sapere la Dia - e l'illecito arricchimento".

Il provvedimento, eseguito dalla Dia di Palermo, ha consentito, grazie alle recenti disposizioni inserite nel codice antimafia, di sequestrare i beni agli eredi, entro il limite massimo di cinque anni dal decesso.

Rappa, seppur non inserito organicamente nell'associazione mafiosa, scrive la Dia, "avrebbe fornito un concreto e fattivo contributo al suo sviluppo strutturale, ottenendo in cambio considerevoli vantaggi sia nel settore dell'edilizia privata sia in quello degli appalti pubblici".

Tra i beni sequestrati figurano numerosi appartamenti, ville, negozi, le sedi del Tar a Palermo, del Cnr e dell'emittente televisiva siciliana Trm, nonché della società Publimed e di una concessionaria di auto di grossa cilindrata con sedi a Palermo, Catania e Siracusa. Gli eredi dei beni sequestrati sono i nipoti di Rappa - figli di Filippo -, Gabriele e Vincenzo, che non sono indagati.

Ecco l'elenco delle società sequestrate al "Gruppo Imprenditoriale Rappa":

Impresa V. Rappa & C. snc di Vincenzo Rappa

CIPEDIL S.r.l., Villa Heloise s.r.l.

C.R.C. societa cooperativa a r.l. società cooperativa a r.l. per azioni

VAL DI SURO Rail s.r.l.

GEI GENERALIMPRESE s.r.l.

TELEMED S.p.a. con partecipazione nella Consorzio Mediterraneo

PUBBLIMED S.p.a.

Radio Day s.r.l.

Med Immobiliare s.r.l.

AUTO RA.MA S.r.l.

SICILIA 7 S.r.l.,

SIMSIDER S.r.l.

FIN MED S.P.A.

MED GROUP S.P.A.

I.R.S.A.L.A.S.r.l.

BENSO S.r.l.
 
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