Libertà di non volere figlidi Monica Vignale
Dopo gli Stati Uniti, anche in Italia arrivano i non genitori per scelta. Realizzati e sicuri di una cosa: la maternità non è più un obbligo.
Una rivendicazione echeggia sul web: «Io madre? Mai. E sapete perché? Perché non li voglio i figli. Non sono malata, è che non voglio sacrificarmi per nessuno. Ognuno ha le proprie attitudini. La mia non è la maternità».
Viviana, 42 anni, romana. Avvocato lei, avvocato il marito: «Felicemente sposati. Felicemente non genitori. Chiamatelo egoismo, ma riflettete sul fatto che le madri a tutti i costi fanno tristezza. Essere fisicamente predisposte a generare non significa dover generare per forza».
Messaggi così si possono leggere sui tanti forum di discussione online che ospitano l'ultima battaglia femminile: il diritto a non riprodursi. Centinaia di non-madri anticipano su internet il movimento italiano del Childfree, letteralmente liberi dai figli.
Il termine, coniato in America negli anni Settanta, ha smitizzato la maternità come valore assoluto.
Prima di allora c'erano i childless, semplicemente senza figli. «Childfree implica la decisione, non la rinuncia» è l'interpretazione di Catherine Hakim, sociologa della London school of economics, che si è chiesta se dietro le tante coppie no-kid (senza prole) ci fossero soltanto problemi di infertilità, scelte continuamente rinviate e sistemi sociali inospitali verso i più piccoli. La risposta? «No, c'è anche la precisa volontà di non mettere al mondo bambini».
Dacia Maraini, che nei suoi libri ha raccontato le donne e le problematiche femminili, non raccoglie la provocazione inglese: «Credo che quasi tutte le donne desiderino i figli.
Ma nel momento in cui viene loro chiesto di rinunciare a una professione che amano, a quel punto si sacrifica la maternità.Non è un atto egoistico, al contrario: è un atto di responsabilità». La scrittrice non ha dubbi sul fatto che oggi non avere bambini sia «una scelta obbligata dal contesto sociale, che non fa assolutamente nulla per agevolare le madri che lavorano».
Scelta obbligata? In realtà molte la rivendicano come «scelta di libertà» anche in Italia, dove la media è di 1,33 figli per donna, uno dei tassi di natalità più bassi del mondo, mentre la Francia col suo indice 1,90 è ormai la ex patria del figlio unico.
Non genitori per scelta quindi, non per forza. Come spiega Simona sulle pagine del suo diario online: «Non sono una madre e sono stufa di sentirmi giudicata per questo. Ho 35 anni, un fidanzato, un lavoro che mi piace.
I bambini non rientrano nei miei programmi e credo che il vero problema ce l'abbiano la mia famiglia e i miei amici che continuano a premere su questo tasto, come se l'unica realizzazione per una donna fosse la culla».
Molti lo pensano, pochi lo dicono. «Anche perché» sostiene la demografa Fausta Ongaro che ha curato il volume Scelte riproduttive. Costi, valori e opportunità «queste donne senza spirito materno sono colpevolizzate da parenti e amici che continuano a domandare quando arriveranno i benedetti bambini.
Se l'identità delle donne sta cambiando notevolmente, la società italiana è ancora molto agganciata alla tradizione».
Gli esperti provano a tracciare l'identikit delle donne «sollevate dall'ingombro di un neonato»: fra i 35 e i 45 anni, innamorate della loro professione, reddito medio-alto, relazione di coppia soddisfacente. Spesso vittime della sindrome dell'eterno rinvio: oggi no, domani nemmeno, dopodomani è troppo tardi.
Che ne pensate?