Il sole a scacchi, 2011

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view post Posted on 21/10/2011, 00:15
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CATANIA

Arrestato l'altra sera dai carabinieri di San Gregorio uno dei complici della tentata estorsione ai danni di un artigiano di Valverde. Il primo era stato arrestato all'inizio del mese. Si cerca adesso il terzo complice.
Il terzetto aveva preteso 150 euro al mese da una falegnameria di Valverde, e, di fronte al secco «no» del titolare, aveva portato via alcune attrezzature, con la minaccia di restituirle soltanto dopo il pagamento del pizzo. Ma l'artigiano li ha denunciati e un ricattatore, 33enne di Catania, incensurato, è finito in manette per rapina aggravata e tentata estorsione. I carabinieri, infatti, lo hanno arrestato in flagranza di reato, quando l'uomo è tornato nella falegnameria per tentare di riscuotere i soldi. L'unico ad essersi presentato all'appuntamento.
L'artigiano si era rivolto coraggiosamente ai carabinieri i quali, dopo aver constatato l'arrivo dell'uomo all'appuntamento, lo hanno bloccato mentre stava per intascare la somma estorta. Sicché gli attrezzi rubati al falegname sono stati rinvenuti nell'abitazione dell'arrestato durante la perquisizione e restituiti al legittimo proprietario.
Tutto ha avuto inizio lo scorso settembre, quando in tre si erano recati nell'opificio per esigere il pagamento del «pizzo» mensile a fronte della garanzia che nulla sarebbe accaduto alla piccola azienda.
Michelangelo Ferrara, 44 anni di Catania, è il nome del complice che adesso è stato arrestato grazie a una fitta attività infoinvestigativa da parte dei militari dell'Arma.
Concluse le formalità di rito, per lui si sono spalancate le porte del carcere di piazza Lanza a Catania, dove resterà a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Sono in corso ulteriori indagini finalizzate a individuare il terzo complice .
 
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view post Posted on 22/10/2011, 17:28




Trapani



TRAPANI - L'operazione 'Pizzo al pomodoro' contro un'organizzazione accusata di gestire il racket delle estorsioni a Erice e Trapani è in corso dalla notte scorsa con l'esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di otto indagati. Le indagini avrebbe ricostruito numerose attività estorsive, consumate e tentate, commesse a vario titolo dai destinatari delle misure cautelari, pregiudicati del quartiere San Giuliano.

Le vittime, spiega la questura di Trapani, erano gestori di esercizi commerciali di Trapani ed Erice. Oltre a una tangente mensile di circa 500 euro a vittima, gli indagati avrebbero ottenuto, sotto minaccia, anche autovetture a noleggio a titolo gratuito e libero accesso alle sale scommesse dove potevano fare le loro puntate gratuitamente. L'inchiesta si avvale di intercettazioni.

Tra le vittime un ristoratore, il titolare di un'impresa artigiana, dei gestori di sale scommesse, un noleggiatore d'autovetture ed un distributore di apparecchiature elettroniche da intrattenimento. Durante le indagini è stata rinvenuta una partita di eroina, del peso di 1,300 chili, acquistata con i proventi dell'attività estorsiva e destinata al mercato trapanese.

Le persone raggiunte da ordine di custodia cautelare emesso dal gip di Trapani sono: Francesco Paolo Cammareri, 33 anni; Ignazio Cammareri, 30; Alberto Cangemi, 40; Claudio Di Pietra, 25; Ivan Randazzo, 27; Michele Scardina, 47, sorvegliato speciale; Giuseppe Beninati, 51; Salvatore Di Pietra, 33. I primi cinque sono stati condotti in carcere, per gli ultimi tre sono stati disposti gli arresti domiciliari.
 
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view post Posted on 25/10/2011, 10:12




Agrigento, decidevano chi doveva lavorare
Avvalendosi dei rapporti di parentela con i boss locali, i quattro arrestati "consigliavano" chi assumere alle imprese locali
25/10/2011
AGRIGENTO - I carabinieri del reparto operativo hanno eseguito, fra Realmonte e Porto Empedocle, nell'Agrigentino, quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip del tribunale di Palermo, Fernando Sestio, e richieste del sostituto procuratore della Dda Rita Fulantelli. Le misure riguardano presunti mafiosi dediti all'estorsione.

L'operazione, in codice, è stata denominata Dna, perché gli arrestati sarebbero direttamente o indirettamente imparentati fra di loro e con alcuni importanti boss di cosa nostra agrigentina. Secondo gli investigatori i quattro arrestati, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al mandamento mafioso capeggiato dall'ex latitante Gerlandino Messina, pretendevano di imporre chi dovesse lavorare nelle imprese di carpenteria metallica, all'Italcementi di Porto Empedocle e in un noto ristorante di Realmonte.

Estorsioni a tutti gli effetti che hanno portato in carcere, con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, Filippo Focoso, 41 anni, di Realmonte, fratello del killer pluriergastolano Joseph, arrestato il 13 luglio del 2005 nella regione tedesca Land-Saar, nonchè cugino di Pasquale Salemi che è stato il primo pentito della mafia Agrigentina, figlio di Giuseppa Nicosia, la cugina della madre di Gerlandino Messina; Domenico Seddio, 38 anni, di Porto Empedocle, cugino dei Romeo; Salvatore Romeo, 52 anni, di Porto Empedocle, imparentato con Maurizio Romeo che è stato arrestato il 10 novembre del 2010 in quanto esattore del pizzo per conto del boss Gerlandino Messina; e Francesco Luparello, 37 anni, di Realmonte, la cui moglie è cugina di primo grado di Focoso ed imparentato, in via indiretta, anche con Gerlandino Messina, capo provincia di Cosa Nostra Agrigentina, arrestato il 23 ottobre dello scorso anno a Favara dopo quasi 12 anni di latitanza.

Proprio per il rapporto di parentela e il legame strettissimo fra i quattro arrestati l'operazione antimafia è stata denominata Dna. A contribuire alle indagini dei carabinieri del reparto operativo, coordinati dal maggiore Salvo Leotta, anche i racconti delle vittime delle estorsioni che hanno ammesso "d'aver dovuto fare dei favori, assumendo le persone che venivano consigliate".
 
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Giudice di pace
view post Posted on 26/10/2011, 09:55




Catania: catturato il latitante Giovanni Arena


Arrestato dopo 17 anni di latitanza dalla Squadra mobile di Catania il boss mafioso Giovanni Arena, 56 anni. Ritenuto esponente di spicco della cosca Santapaola, Arena era il capo indiscusso dell'omonima famiglia.

Ricercato dal 1993 e inserito nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità è accusato di omicidio, associazione mafiosa, detenzione di armi e traffico di stupefacenti.

Arena è stato catturato dagli agenti nel popoloso quartiere Librino di Catania sede del suo quartier generale.

26/10/2011
 
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view post Posted on 31/10/2011, 14:00




AGRIGENTO - I Carabinieri di Cammarata (Ag), in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del tribunale di Palermo, Fernando Sestito, su richiesta dalla Dda, hanno arrestato Vincenzo Di Piazza, 71 anni, di Casteltermini (Ag). L'anziano è ritenuto a capo della famiglia mafiosa di Casteltermini. L'arresto di stamattina s'inquadra nell'operazione antimafia 'Kamarat' che il 18 maggio scorso portò in carcere altri quattro esponenti di spicco di Cosa nostra agrigentina, appartenenti al mandamento mafioso di Casteltermini e Cammarata.

Per l'arresto di Di Piazza sarebbero risultate decisive le dichiarazioni rese dal neo-collaboratore di giustizia, Maurizio Carrubba, già appartenente alla famiglia mafiosa di Campofranco (Cl). Le dichiarazioni rese da Carrubba avrebbero consentito al gip, che in occasione dell'operazione 'Kamarat' aveva rigettato un'analoga richiesta di custodia cautelare in carcere a carico di Di Piazza, di superare ogni dubbio sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza circa "il perdurante e attivo inserimento dell'uomo nella famiglia mafiosa di Casteltermini, con funzione direttiva".

Di Piazza era stato già arrestato nel 1995, con successiva condanna per associazione per delinquere di tipo mafioso e per avere favorito la latitanza dell'allora capo della provincia mafiosa di Agrigento, Salvatore Fragapane, che si sarebbe nascosto nella tenuta di Di Piazza.
 
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view post Posted on 15/11/2011, 12:01
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PALERMO - Una vasta operazione antimafia, condotta dai dei carabinieri di Palermo, è in corso dall'alba di stamane. I militari stanno eseguendo 21 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti capi e gregari della cosca di Carini, comune nell'hinterland occidentale del capoluogo. Le indagini riguardano la famiglia mafiosa guidata dall'anziano padrino Calogero Passalacqua, 80 anni, al vertice della cosca sin dagli anni 70. Gli interessi criminali riguardavano il controllo diretto delle aziende impegnate nelle opere di movimento terra, l'imposizione di operai presso le ditte nonché il traffico di stupefacenti. Nel corso delle indagini, inoltre, i carabinieri hanno registrato il conflitto con una famiglia rivale, accertando le responsabilità di una serie di attentati intimidatori e ponendo fine ad uno scontro che rischiava di aprire una nuova guerra di mafia nel Palermitano.

Questi i nomi degli arrestati: oltre all'anziano padrino Calogero Passalacqua, di 80 anni, sono la figlia Margherita, di 38; il genero Salvatore Sgroi, 47; il cugino di quest'ultimo, Pietro Sgroi, 51; Gianfranco Grigoli, 38; Giacomo Lo Duca, 58; Croce Frisella, 46; Vito Failla, 45; Giuseppe Evola, 66, cugino acquisito di Passalacqua; Croce Maiorana, 27; Antonino Buffa, 35, nato a New York; Giuseppe Pecoraro, 44; Giuseppe Barone, 55; Matteo Evola, 65; Vito Caruso, 54; consuocero di Passalacqua, Giuseppe Caruso, 35, figlio di Vito; Grazia Caruso, 55, moglie di Vito; Salvatore Rugnetta, 37; Ettore Zarcone, 40; Rosaria Grippi, 42, moglie di Giuseppe Caruso; Fahd Ayari, 24, tunisino.

CATANIA - Agenti della squadra mobile della questura di Catania hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 presunti rapinatori ritenuti vicini alla cosca dei Carateddi. Quattro persone sono state arrestate, compresa una donna alla quale sono stati concessi i domiciliari, e il provvedimento è stato notificato in carcere a altri 13 indagati già detenuti per altra causa.

Tra quest'ultimi anche due presunti boss dei Carateddi: Sebastiano Lo Giudice e Salvatore Bonaccorsi. I reati ipotizzati sono di rapine e detenzione di armi aggravate dalle finalità mafiose. Bonaccorsi è accusato anche di tentativo di omicidio: avrebbe ferito con colpi di pistola un commerciante cinese di via Plebiscito che si opponeva all'assalto.

Secondo la polizia di Stato, che ha svolto le indagini, le rapine sarebbero servite a finanziare il gruppo quando nel 2007 molti sono stati scarcerati e volevano riorganizzarsi. Agli indagati, a vario titolo, oltre a quella al commerciante cinese, sono contestate almeno altre 4 rapine: due a gioiellerie di Catania, a una banca di Avola (Siracusa), e al titolare di un autocarro nel Siracusano.

Secondo un collaboratore di giustizia un gioielliere si sarebbe offerto di pagare un riscatto per aver restituito l'oro e gli oggetti preziosi saccheggiati nel suo negozio. Le indagini della squadra mobile della questura sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania.
 
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view post Posted on 16/11/2011, 14:40




(ANSA) - CATANIA, 16 NOV - Personale della Dia di Catania sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip su richiesta della locale Procura, nei confronti di 5 persone, indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, falso, trasferimento fraudolento di valori e per reati in materia di stupefacenti. Previsto anche il sequestro penale preventivo di beni mobili, immobili e conti correnti bancari.
 
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view post Posted on 24/11/2011, 01:38
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Un 43enne Mario Gerbino senza precedenti penali e' stato arrestato dagli agenti della squadra mobile perche' trovato in possesso di oltre sei chili di cocaina, due fucili a poma, quattro pistole e oltre 450.000 mila euro che teneva nascosti in un garage. Gli agenti della scientifica stanno eseguendo una perizia sulle armi rinvenute. L'uomo è accusato di detenzione al fine di spaccio di cocaina e detenzione illegale di armi da fuoco e munizionamento e per ricettazione delle armi. Gerbino, è il titolare di un mini market ubicato in viale Moncada, nel quartiere di Librino, sospettato dagli investigatori di orbitare nell'area del clan Cappello. Gli agenti della sezione Antidroga della Squadra Mobile lo hanno bloccato mentre usciva con fare circospetto dalla zona dei garage del condominio. Di fronte alla richiesta di spiegazioni da parte degli agenti l'uomo ha prima negato di disporre di uno dei parcheggi coperti poi ha mostrato un garage che aveva preso in affitto tramite una terza persona, dove gli agenti hanno trovato le armi, il denaro, la droga e materiale per confezionarla. L'uomo e' stato rinchiuso nel carcere di Piazza Lanza.

ENNA - Oltre 150 carabinieri del Comando provinciale di Enna, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Caltanisetta, hanno eseguito otto ordini di custodia cautelare nei confronti di presunti responsabili di tre omicidi avvenuti a Barrafranca tra il 2007 e il 2010.

La faida sarebbe stata originata dalle rivalità per il controllo sul territorio del traffico di stupefacenti. Le misure restrittive sono il risultato di una complessa attività investigativa condotta dai carabinieri a partire dal novembre 2010, che ha permesso di smantellare per la prima volta nella zona sudoccidentale dell'Ennese un'organizzazione criminale collegata alle cosche mafiose di Cosa Nostra.

Questi i nomi degli otto arrestati nell'operazione Belvedere condotta a Barrafranca dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Caltanissetta: Luigino Tambè, di 35 anni, pregiudicato, accusato di due agguati mortali quello a Salvatore Caronte (2007) e quello contro Maurizio Marotta (2010); Orazio La Rosa, di 40 anni, pregiudicato, ritenuto responsabile unitamente a Luigino e Carmelo Tambè dell'omicidio Marotta; Carmelo Tambè, 28 anni, pregiudicato, accusato col fratello Luigino dell'omicidio Caronte e, con La Rosa, del delitto Marotta; Claudio Gagliano, di 39 anni, accusato dell'omicidio di Gianni Tambè (2011); ed ancora, ma con l'accusa di traffico di stupefacenti, Vincenzo Scaletta, 46 anni; il figlio, Salvatore Scaletta, 24 anni; Michele Monte Rocco, 33 anni; Alessandro Selvaggio, 37 anni, in stato di detenzione presso il carcere Pagliarelli di Palermo. Gli imputati sono tutti pregiudicati di Barrafranca.
 
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view post Posted on 27/11/2011, 12:41




PALERMO - La polizia ha arrestato a Palermo due persone, Giovanni Faija, 35 anni, e Michele Cirrincione, di 44, per tentativo di estorsione, aggravato dalle modalità mafiose, nei confronti di un imprenditore edile di Ficarazzi (Pa). Negli incontri con l'imprenditore, documentati dagli investigatori, i due avevano chiesto alla vittima l'iniziale pagamento di 15 mila euro, prima tranche di una cifra ben più grossa. Mentre Faija incontrava l'imprenditore, il suo complice "bonificava" la zona degli incontri per non trovarsi davanti alle forze dell'ordine. Ieri gli agenti avevano arrestato Giuseppe Cardovino, 20 anni, che aveva cercato di estorcere denaro a una ditta edile (il cui titolare si era rivolto alla polizia) accreditandosi come esattore della famiglia mafiosa di Resuttana.
 
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°Lilo°
view post Posted on 29/11/2011, 20:27




PALERMO - Per il summit più importante degli ultimi anni avevano scelto un noto ristorante nel quartiere Zen a Palermo: Villa Pensabene. Il 7 febbraio scorso per parlare di soldi, affari, pizzo e potere lì si è riunito il nuovo gotha della mafia palermitana: molti dei padrini presenti sono finiti in cella oggi, arrestati nel corso di tre distinte operazioni contro le cosche condotte dai carabinieri del comando provinciale e del Ros, dagli agenti della Mobile e dalla polizia valutaria della guardia di Finanza.

Colpiti al cuore i mandamenti di Tommaso Natale, Resuttana, Brancaccio e Passo di Rigano. In carcere complessivamente sono finiti 36 esponenti delle cosche palermitane, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e traffico di stupefacenti. Le inchieste sono state coordinate dalla Dda di Palermo.

L'indagine della polizia, denominata 'Araba Fenice' riguarda sedici presunti mafiosi del mandamento di Brancaccio. Quella del nucleo investigativo dei carabinieri e dei militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, chiamata 'Idra', ha portato al fermo di sedici presunti mafiosi dei mandamenti di Resuttana e Tommaso Natale. Un terzo provvedimento di fermo è stato eseguito, infine, dai carabinieri del Ros nei confronti di quattro esponenti della cosca di Passo di Rigano.

CONTROLLAVANO ANCHE ZAMPARINI. Quando hanno capito che attentati e intimidazioni a potenziali vittime del racket erano ormai imminenti hanno deciso di intervenire: è stato un blitz dettato dall'urgenza e dall'esigenza di tutelare commercianti e imprenditori quello realizzato nei confronti di 16 presunti mafiosi dei clan di Tommaso Natale e Resuttana per l'operazione Idra.

L'inchiesta dei carabinieri è la prosecuzione di un'indagine che negli ultimi tre anni ha disarticolato la cosca dei boss Lo Piccolo. Parallelamente la polizia valutaria ha ricostruito i nuovi assetti criminali del mandamento e ha individuato le ricchezze accumulate dai boss. Punto di riferimento della cosca sarebbe Calogero Di Stefano, nuovo reggente di Tommaso Natale e gestore del racket e delle scommesse clandestine. Ad affiancarlo Giulio Caporrimo, tornato a ricoprire un ruolo di vertice subito dopo la scarcerazione avvenuta un anno e mezzo fa.

Dall'inchiesta è emerso anche che i boss dettavano legge nella gestione del centro commerciale che il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, sta realizzando allo Zen stabilendo chi sarebbe stato assunto e a chi sarebbero andati gli spazi commerciali.

I GRAVIANO COMANDANO ANCORA. Le indagini hanno evidenziato che sono ancora i fratelli Graviano, capimafia dell'ala stragista di Cosa nostra, a comandare nel quartiere palermitano di Brancaccio. Filippo e Giuseppe, boss detenuti da anni, reggono le redini del mandamento con l'aiuto della sorella Nunzia tornata, dopo una condanna per mafia, a gestire gli affari della famiglia.

Nunzia - a suo carico anche le accuse del pentito Fabio Tranchina - è stata arrestata dagli agenti dello Sco della Squadra mobile di Palermo. Secondo gli investigatori i soldi delle estorsioni finivano nelle sue tasche. L'operazione, a cui hanno contribuito diversi pentiti, ha anche individuato i fiancheggiatori dei boss e gli esattori del pizzo.

Dall'inchiesta è emersa una fitta rete di relazioni tra i vertici della cosca, alcuni in contatto con i capi della 'Ndrangheta, e quelli di altre famiglie mafiose della città: diversi i summit organizzati per risolvere i contrasti tra le cosche ascoltati in diretta dagli investigatori grazie alle intercettazioni. L'indagine ha messo in luce momenti di grave frizione tra le diverse anime di Cosa nostra ancora prive di una figura carismatica di riferimento dopo le catture dei padrini latitanti: più volte, nel corso dell'inchiesta, gli inquirenti hanno temuto per un ritorno in armi dei clan.

TUTTI GLI ARRESTATI. Questi gli arrestati nelle tre operazioni antimafia condotte oggi a Palermo: Giulio Caporrimo, Marcello Coccellato, Ugo De Lisi, Calogero Di Stefano, Giuseppe Enea, Fabio Gambino, Andrea Luparello, Giuseppe Serio, Vincenzo Di Blasi, Sandro Diele, Giovanni Li Causi, Filippo Pagano, Amedeo Romeo, Stefano Scalici, Antonino Vitamia, Giovanni Bosco, Alfonso Gambino, Matteo Inzerillo, Ignazio Mannino, Cesare Lupo, Antonino Sacco, Giuseppe Arduino, Antonino Caserta, Matteo Scrima, Michelangelo Bruno, Girolamo Celesia, Pietro Asaro, Natale Bruno, Nunzia Graviano, Giovanni Torregrossa, Filippo Tuttino, Alberto Raccuglia, Antonello Lauricella, Pietro Arduino e Antonino Mistretta
 
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view post Posted on 30/11/2011, 09:15
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CATANIA - Un ingente quantitativo di droga (7,5 chili di eroina, 15 chili di marijuana e 700 grammi di cocaina) è stato trovato, insieme ad quattro pistole e munizioni, dalla polizia di Catania in un garage nella frazione di Lineri del comune di Misterbianco, alle porte del capoluogo etneo. Secondo gli investigatori il garage, dove c'era anche un lettino, avrebbe recentemente ospitato latitanti. Il proprietario del vano, Angelo Musumarra, di 48 anni, è stato arrestato. Tra il materiale trovato dalla polizia anche alcune ricetrasmittenti portatili, guanti, passamontagna, taglierini
 
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view post Posted on 1/12/2011, 13:44




Anche nelle radio locali pugliesi danno queste notizie che a volte non venono date a livello nazionale.. Pazzesco :) stamattina per es. Ho sebtiti una notizia alla radio su alcuni arresti a ct se non ho capito male ma non trovo la notizia on line
 
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view post Posted on 3/12/2011, 15:35




eCCO COs'era ..

Mafia, fatta luce su nove omicidi
di Redazione
1 dicembre 2011 - A Catania, agenti della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 presunti appartenenti alla cosca Bonaccorsi, nota come ‘Carateddi‘, del clan Cappello, nell’ambito di indagini che hanno fatto luce su nove omicidi commessi tra il giugno del 2001 e il marzo del 2010.

E’ grazie anche alle rivelazioni dei pentiti dell’operazione ‘Revenge’ che la Squadra mobile ha fatto luce su 9 delitti decisi dalla cosca Bonaccorsi ‘Carateddi’. Il primo degli omicidi contestati nel provvedimento restrittivo e’ quello dell’imprenditore Mario D’Angelo, estraneo a contesti malavitosi e ucciso a Catania il 10 giugno del 2001 nella sua azienda di contrada Fiumazzo, per dissidi di vicinato con un parente del boss Domenico Privitera che gestiva un’azienda agricola confinante. Il secondo e’ quello del pregiudicato Matteo Gianguzzo,eliminato con il metodo della lupara bianca il 18 luglio del 2001: era stato sequestrato per ottenere informazioni riguardo all’omicidio di Massimiliano Bonaccorsi, zio materno di uno dei capi del clan dei Carateddi, Sebastiano Lo Giudice. Il terzo e’ quello di Mario Luca Grillo, assassinato sempre a Catania in via Genovesi il 30 ottobre del 2001 per la sua vicinanza al clan Mazzei e perche’ coinvolto nell’omicidio di Giuseppe Ranno. Il quarto e’ quello di Salvatore Gueli, ammazzato in via Gismondo il 2 dicembre del 2007 perche’ legatoo al boss del clan Cappello Angelo Cacisi.



Il quinto omicidio e’ quello di Sebastiano Fichera commesso il 26 agosto del 2008 nel capoluogo etneo, ed e’ l’unico non ascrivibile al clan dei Carateddi, ma in cui sono stati comunque coinvolti personaggi arrestati nell’operazione. Il sesto e’ quello di Giacomo Spalletta, ucciso per una ritorsione. Orazio Daniele Milazzo venne invece eliminato per l’astio del boss Sebastiano Lo Giudice per la relazione di convivenza che la vittima aveva allacciato con la vedova di suo zio. L’ottavo omicidio risolto e’ quello di Raimondo Maugeri, ucciso il 3 luglio del 2009 a Catania nell’ambito di una guerra di mafia che i Carateddi avevano lanciato contro il clan Santapaola e l’ultimo e’ quello di Salvatore Tucci, ucciso il 6 marzo del 2010 in una “epurazione” interna al clan Bonaccorsi. Per il neo procuratore dl capoluogo etneo, Giovanni Salvi “questa operazione consente di individuare con elementi che riteniamo di buona certezza, dinamiche interne alle organizzazioni criminali. L’operazione consente, inoltre,di documentre la spietatezza di queste organizzazioni nei confronti di soggetti che con esse sono entrate in contatto.
Si tratta di un lavoro molto approfondito della squadra mobile – ha concluso Salvi- con il supporto e il coordinamento della direzione distrettuale antimafia”.

Questi i nomi delle 17 persone arrestate dalla Squadra mobile di Catania nell’operazione antimafia “Revenge III” che ha fatto luce su 9 omicidi della cosca Bonaccorsi: Giovanni Musumeci, di 39 anni e Paolo Ferarra, di 37, che erano in liberta’ e sono stati condotti in carcere, e i detenuti Sebastiano Lo Giudice, di 34 anni ed Orazio Privitera, di 49, entrambi al 41 bis, Vito Acquavite, di 33 anni, Antonio Aurichella, di 31, Antonio Bonaccorsi, di 43, Agatino Di Mauro, di 52, Alessandro Guerrera, di 43, Orazio Musumeci e Giuseppe Platania, entrambi di 29 anni, e Domenico Privitera, di 39, Girolamo Gino Ragonese, di 33 anni, Alfio Sanfilippo, di 45, Biagio Sciuto, di 63, Nicolo’ Roberto Natale Squillaci, di 41, presunto esponente della famiglia malavitosa dei ‘Martiddina’, in pasato vicina al clan Pulvirenti, e Antonino Stuppia, di 26.

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BARCELLONA POZZO DI GOTTO (MESSINA) - La polizia ha arrestato a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) Giovanni Perdichizzi, un pregiudicato di 40 anni ritenuto il mandante dell'avvertimento mafioso avvenuto lo scorso 11 ottobre nella sede della ditta Csrs spa, dell'imprenditore Immacolato Bonina. In quell'occasione un uomo esplose 7 colpi d'arma da fuoco contro l'autovettura del Direttore Generale del "Gruppo Bonina".

La polizia aveva già arrestato in precedenza Santo Alesci, 30 anni con l'accusa di essere la persona che ha sparato contro il Suv Infinity. L'auto colpita dai proiettili era in uso al direttore generale della Csrs, ma secondo gli inquirenti la criminalità voleva lanciare un messaggio intimidatorio proprio contro Immacolato Bonina che è anche il patron della squadra di basket locale.

Giovanni Perdichizzi è ritenuto vicino al clan mafioso di Barcellona. L'uomo è accusato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, tentata estorsione e danneggiamento aggravato. Perdichizzi è un autista del Gruppo Bonina che aveva avuto improvvisamente una decurtazione dello stipendio del cinquanta per cento. L'arrestato che spesso si assentava dal lavoro e che cercava di imporre delle assunzioni al gruppo Bonina, quando ha saputo che gli era stato diminuito lo stipendio ha deciso di vendicarsi.

Ha quindi chiamato Santo Alesci, 30 anni, incaricandolo di eseguire l'avvertimento mafioso. Quest'ultimo, ha sparato sette colpi contro il Suv della C.S.R.S. spa, società del gruppo Bonina operante nella grande distribuzione alimentare. Alesci era stato arrestato poi dalla polizia lo scorso 15 ottobre. Perdichizzi in passato invece era già stato arrestato nell'operazione antimafia Mare Nostrum per associazione a delinquere di stampo mafioso.
 
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°Lilo°
view post Posted on 6/12/2011, 10:25




rAGUSA - Quattro persono sono state arrestate a Vittoria dagli agenti della Squadra Mobile di Ragusa e del Reparto operativo provinciale dei Carabinieri con l'accusa di estorsione ai danni di alcuni imprenditori locali. Sono Pietro Alessandrello, 24 anni, Emanuele Galofaro, 31, Francesco Battaglia Francesco, 26 e Gianluca Nicosia 37, questi ultimi tre tutti pregiudicati. Gli investigatori hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania Francesca Cercone su richiesta del sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania Lucio Setola, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Marisa Scavo.
 
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°Lilo°
view post Posted on 6/12/2011, 12:00




ANSA) - CATANIA, 6 DIC - Orazio Benedetto Cocimano, di 47 anni, considerato dagli investigatori il reggente militare del clan Ercolano-Santapaola, e' stato arrestato da agenti della squadra mobile di Catania con l'accusa di estorsione nei confronti di un imprenditore edile.(ANSA).
 
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98 replies since 12/1/2011, 23:07   6176 views
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