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Mafia, fatta luce su nove omicidi di Redazione 1 dicembre 2011 - A Catania, agenti della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 presunti appartenenti alla cosca Bonaccorsi, nota come ‘Carateddi‘, del clan Cappello, nell’ambito di indagini che hanno fatto luce su nove omicidi commessi tra il giugno del 2001 e il marzo del 2010.
E’ grazie anche alle rivelazioni dei pentiti dell’operazione ‘Revenge’ che la Squadra mobile ha fatto luce su 9 delitti decisi dalla cosca Bonaccorsi ‘Carateddi’. Il primo degli omicidi contestati nel provvedimento restrittivo e’ quello dell’imprenditore Mario D’Angelo, estraneo a contesti malavitosi e ucciso a Catania il 10 giugno del 2001 nella sua azienda di contrada Fiumazzo, per dissidi di vicinato con un parente del boss Domenico Privitera che gestiva un’azienda agricola confinante. Il secondo e’ quello del pregiudicato Matteo Gianguzzo,eliminato con il metodo della lupara bianca il 18 luglio del 2001: era stato sequestrato per ottenere informazioni riguardo all’omicidio di Massimiliano Bonaccorsi, zio materno di uno dei capi del clan dei Carateddi, Sebastiano Lo Giudice. Il terzo e’ quello di Mario Luca Grillo, assassinato sempre a Catania in via Genovesi il 30 ottobre del 2001 per la sua vicinanza al clan Mazzei e perche’ coinvolto nell’omicidio di Giuseppe Ranno. Il quarto e’ quello di Salvatore Gueli, ammazzato in via Gismondo il 2 dicembre del 2007 perche’ legatoo al boss del clan Cappello Angelo Cacisi.
Il quinto omicidio e’ quello di Sebastiano Fichera commesso il 26 agosto del 2008 nel capoluogo etneo, ed e’ l’unico non ascrivibile al clan dei Carateddi, ma in cui sono stati comunque coinvolti personaggi arrestati nell’operazione. Il sesto e’ quello di Giacomo Spalletta, ucciso per una ritorsione. Orazio Daniele Milazzo venne invece eliminato per l’astio del boss Sebastiano Lo Giudice per la relazione di convivenza che la vittima aveva allacciato con la vedova di suo zio. L’ottavo omicidio risolto e’ quello di Raimondo Maugeri, ucciso il 3 luglio del 2009 a Catania nell’ambito di una guerra di mafia che i Carateddi avevano lanciato contro il clan Santapaola e l’ultimo e’ quello di Salvatore Tucci, ucciso il 6 marzo del 2010 in una “epurazione” interna al clan Bonaccorsi. Per il neo procuratore dl capoluogo etneo, Giovanni Salvi “questa operazione consente di individuare con elementi che riteniamo di buona certezza, dinamiche interne alle organizzazioni criminali. L’operazione consente, inoltre,di documentre la spietatezza di queste organizzazioni nei confronti di soggetti che con esse sono entrate in contatto. Si tratta di un lavoro molto approfondito della squadra mobile – ha concluso Salvi- con il supporto e il coordinamento della direzione distrettuale antimafia”.
Questi i nomi delle 17 persone arrestate dalla Squadra mobile di Catania nell’operazione antimafia “Revenge III” che ha fatto luce su 9 omicidi della cosca Bonaccorsi: Giovanni Musumeci, di 39 anni e Paolo Ferarra, di 37, che erano in liberta’ e sono stati condotti in carcere, e i detenuti Sebastiano Lo Giudice, di 34 anni ed Orazio Privitera, di 49, entrambi al 41 bis, Vito Acquavite, di 33 anni, Antonio Aurichella, di 31, Antonio Bonaccorsi, di 43, Agatino Di Mauro, di 52, Alessandro Guerrera, di 43, Orazio Musumeci e Giuseppe Platania, entrambi di 29 anni, e Domenico Privitera, di 39, Girolamo Gino Ragonese, di 33 anni, Alfio Sanfilippo, di 45, Biagio Sciuto, di 63, Nicolo’ Roberto Natale Squillaci, di 41, presunto esponente della famiglia malavitosa dei ‘Martiddina’, in pasato vicina al clan Pulvirenti, e Antonino Stuppia, di 26.
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BARCELLONA POZZO DI GOTTO (MESSINA) - La polizia ha arrestato a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) Giovanni Perdichizzi, un pregiudicato di 40 anni ritenuto il mandante dell'avvertimento mafioso avvenuto lo scorso 11 ottobre nella sede della ditta Csrs spa, dell'imprenditore Immacolato Bonina. In quell'occasione un uomo esplose 7 colpi d'arma da fuoco contro l'autovettura del Direttore Generale del "Gruppo Bonina".
La polizia aveva già arrestato in precedenza Santo Alesci, 30 anni con l'accusa di essere la persona che ha sparato contro il Suv Infinity. L'auto colpita dai proiettili era in uso al direttore generale della Csrs, ma secondo gli inquirenti la criminalità voleva lanciare un messaggio intimidatorio proprio contro Immacolato Bonina che è anche il patron della squadra di basket locale.
Giovanni Perdichizzi è ritenuto vicino al clan mafioso di Barcellona. L'uomo è accusato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, tentata estorsione e danneggiamento aggravato. Perdichizzi è un autista del Gruppo Bonina che aveva avuto improvvisamente una decurtazione dello stipendio del cinquanta per cento. L'arrestato che spesso si assentava dal lavoro e che cercava di imporre delle assunzioni al gruppo Bonina, quando ha saputo che gli era stato diminuito lo stipendio ha deciso di vendicarsi.
Ha quindi chiamato Santo Alesci, 30 anni, incaricandolo di eseguire l'avvertimento mafioso. Quest'ultimo, ha sparato sette colpi contro il Suv della C.S.R.S. spa, società del gruppo Bonina operante nella grande distribuzione alimentare. Alesci era stato arrestato poi dalla polizia lo scorso 15 ottobre. Perdichizzi in passato invece era già stato arrestato nell'operazione antimafia Mare Nostrum per associazione a delinquere di stampo mafioso.
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