Il sole a scacchi, 2011

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view post Posted on 30/3/2011, 01:08
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29/03/2011

Catania

Progetti di latitanza andati in fumo. Sono quelli che - questo il sospetto della polizia - si preparavano a fare alcuni pregiudicati coinvolti nell'operazione antimafia «Arcipelago» contro il clan Santapaola-Ercolano. Una volta che la Cassazione aveva rigettato i ricorsi che li riguardavano in seguito alla sentenza di condanna emessa l'11 marzo del 2009 dalla Corte d'appello, temevano di dover tornare in carcere quanto prima. Ma non erano i soli a contare i giorni che li separavano dalla sentenza. C'era anche la squadra mobile a sorvegliare che non prendessero il largo. Così lo scorso sabato mattina, i poliziotti li hanno arrestati tutti, eseguendo un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale. Si tratta di Giovanni Rapisarda, detto "Giuvanneddu sprint", 46 anni, che deve espiare la pena di 12 anni di reclusione, Antonino Golino, detto «Nino peri bitter», 56 anni, che deve espiare la pena di 9 anni e 8 mesi, Edoardo Murabito, 41 anni, che deve espiare la pena di 6 anni e 4 mesi, Angelo Mirabile 44 anni, già agli arresti domiciliari, il quale deve espiare la pena di 8 anni, e Rosario Lombardo, 42 anni, conosciuto con il soprannome di «Saro 'u rossu», sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno che deve espiare la pena di 7 anni 6 mesi.
I cinque sono responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata dall'appartenenza all'organizzazione mafiosa «Santapaola - Ercolano». L'arresto di Lombardo è stato particolarmente movimentato. L'uomo è stato notato a Nesima da una pattuglia della sezione "Criminalità Organizzata" mentre viaggiava su una "Clio" condotta da un giovane complice che ha dato vita a un lungo inseguimento conclusosi con un incidente (per fortuna senza gravi conseguenze) che ha coinvolto un ragazzo con un ciclomotore, investito dalla macchina dei fuggitivi.
All'interno della «Clio» la polizia ha trovato un notevole quantitativo di generi alimentari cosa che fa ritenere si stesse preparando alla latitanza, tenuto conto che il luogo dove è stato bloccato è distante dalla sua abitazione, dove Lombardo era sottoposto alla sorveglianza speciale.



 
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view post Posted on 6/4/2011, 10:04
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MESSINA - Chiedevano il «pizzo» alle imprese edili costringendo i titolari ad eseguire lavori sottocosto. Per questo il gip di Messina ha firmato tre ordini di custodia cautelare per estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti del boss di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) Carmelo D’Amico, già in carcere, di Tindaro Calabrese, anche lui detenuto, e dell’imprenditore catanese Alfio Giuseppe Castro, ritenuto referente della mafia etnea nel messinese. L’operazione segue una precedente inchiesta del 2009 sulla famiglia mafiosa barcellonese.

D’Amico e Calabrese sono accusati di avere, nel 2008, costretto un imprenditore, titolare di un’impresa di costruzioni, ad effettuare forniture di materiale bituminoso per la realizzazione di un parcheggio di un centro commerciale e a corrispondere a titolo di «pizzo» 30 mila euro. D’Amico avrebbe preteso e ottenuto, nel 2008, 20 mila euro da un altro imprenditore che stava svolgendo lavori pubblici connessi alla metanizzazione di un’area del comprensorio del comune di San Filippo del Mela (Me). Infine Calabrese e Castro avrebbero costretto il primo imprenditore, nel 2007, ad effettuare una fornitura di massi per i lavori di rifacimento del lungomare del Comune di Villafranca Tirrena (Me) al prezzo di 35 mila euro invece che 70 mila


06 aprile 2011
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Edited by Tex - 7/4/2011, 16:16
 
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AGI) - Caltanissetta, 5 apr. - Ventotto ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caltanissetta, su richiesta della Dda nissena, per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e frode informatica. Sequestrate sette societa', ritenute frutto del reinvestimento di patrimoni illeciti. Le indagini, scaturite nell'operazione "Grande Vallone", hanno accertato gli interessi delle locali famiglie mafiose nel controllo monopolistico delle forniture di conglomerati cementizi destinate a opere pubbliche, anche nelle province di Palermo e Agrigento. Documentato il condizionamento nel settore del gioco, attraverso la gestione di sale scommesse riconducibili a esponenti mafiosi.

•••

Colpo al clan che in una sola sera faceva 20mila euro

Catania

Trentuno persone considerate vicine o organicamente inserite nel clan Cappello sono state arrestate dalla polizia nel corso di un blitz antidroga fatto scattare durante la scorsa notte. Gli arrestati,infatti,avrebbero gestito,a vario titolo,il narco traffico sull'asse Napoli-Catania,ma anche lo spaccio di via Mulino a vento,a San Cristoforo. Il capo del gruppo,secondo gli investigatori,è Carmelo Trovato,detto "'u balliscu",ufficialmente pescatore,ma capace di trasformarsi,grazie a questa attività parallela,in una sorta di piccolo "imprenditore".

Edited by Tex - 7/4/2011, 18:24

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view post Posted on 8/4/2011, 00:28
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VENTIMIGLIA (IMPERIA) - La polizia di frontiera di Ventimiglia ha arrestato Filippo Messina, di 42 anni, palermitano latitante da nove anni. L'uomo è stato fermato mentre tentava di lasciare l'Italia a bordo di pullman, proveniente dal Veneto, e diretto a Barcellona.

Dai controlli dei documenti, risultato falsi, è emerso che era colpito da un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal gip di Brescia nel 2002, per un traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l'accusa, Messina faceva parte di un'organizzazione che importava, dalla Colombia, ingenti quantici di cocaina, che poi venivano spacciate in Lombardia.
 
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view post Posted on 8/4/2011, 11:36







RAGUSA - Giuseppe Tropea, catanese di 53 anni, è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Ragusa perchè deve espiare una pena di un anno di reclusione per associazione mafiosa. L'arresto è avvenuto ieri sera ma è stato reso noto oggi. Gli agenti hanno eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catania. Giuseppe Tropea è stato rinchiuso nella casa circondariale di Siracusa.
 
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view post Posted on 12/4/2011, 07:49




Catania, 12 apr. (TMNews) - Un'organizzazione dedita al traffico di droga è stata smantellata stamani dalla Squadra mobile di Catania, che ha eseguito 26 ordinanze di custodia cautelare. Le indagini hanno fatto luce su un gruppo criminale legato al clan mafioso Cappello-Bonaccorso, che smerciava cocaina e marijuana nel centro storico di Catania, grazie ad una fitta rete di pusher attivo soprattutto nel quartiere San Cristoforo.

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...421148796.shtml

Edited by Tex - 15/4/2011, 01:04
 
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view post Posted on 15/4/2011, 00:13
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TORREGROTTA (MESSINA) - I carabinieri hanno arrestato a Messina Santo Micali, 54 anni, con l'accusa di estorsione. L'uomo ha minacciato la titolare di una società che opera nel settore della commercializzazione di prodotti alimentari surgelati a Torregrotta (Me) e le ha chiesto dei soldi. La donna ha però denunciato il fatto ai carabinieri che hanno avviato un'indagine e quindi hanno bloccato l'uomo che si era rifatto vivo per farsi consegnare mille euro.

La donna è stata convinta a collaborare grazie al supporto del presidente della Federazione antiracket italiana, Giuseppe Scandurra, e dell'Associazione antiracket di Messina. Scandurra e i componenti dell'Asam, oggi pomeriggio, andranno a trovare la donna nella sede della propria società, per manifestarle la vicinanza delle associazioni antiracket e congratularsi con lei per il coraggio dimostrato.

PALERMO - In fila per acquistare la droga c'erano l'avvocato e l'ingegnere, ma anche l'operaio. Spaccio «democratico» allo Zen di Palermo, bloccato con un blitz antidroga dei carabinieri, che hanno eseguito 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di una banda di spacciatori con base operativa nella zona. Quattro mesi di indagini, coordinate dal pm Maurizio Bonaccorso, fra luglio e ottobre 2010, hanno fatto emergere un giro d’affari, con il benestare di Cosa nostra, stimato in 4 milioni. Cuore dello spaccio, via Agesia di Siracusa, dove i militari avevano posizionato delle telecamere. Gli indagati si erano persino accorti di essere spiati e raccomandavano ai clienti di fare attenzione al «Grande fratello». Per mesi i militari hanno registrato la vendita della droga e il viavai di acquirenti, dei quali gli inquirenti hanno sottolineato l'appartenenza a qualsiasi classe sociale. «Tra questi», ha detto il procuratore aggiunto Maurizio Scalia, «anche liberi professionisti, un ingegnere, un operaio, il figlio di un noto avvocato palermitano».

BLITZ ANTIDROGA - «L’attività di smercio appare favorita», si legge nella misura cautelare firmata dal gip Michele Alajmo, «da una condizione di degrado ambientale che, in una situazione di diseconomia reale e di deficit occupazionale, è destinato a fare registrare un alto indice di criminalità e di illegalità diffusa». Le persone, arrestate dagli uomini del nucleo operativo di San Lorenzo, sono l’anello terminale di «una struttura complessa e ramificata», si legge ancora, «che gestisce in maniera imprenditoriale lo smercio di cocaina, marijuana e hashish». L’inchiesta, conclude il gip, costituisce la «premessa per verificare e approfondire i meccanismi che regolano l’attività illecita».

GLI ARRESTATI - In manette: Raimondo Alaimo, Emanuele Matarazzo, Benito Migliaccio, Bruno Sciabica, Domenico Calafiore, Cristian Cerasola, Angelo Geloso, Carlo Lo Nardo, Giovanni Russotto. Sono tutti pregiudicati, a vario titolo, per spaccio di droga, rapina, furto e danneggiamento. Concessi gli arresti domiciliari agli incensurati: Fausto Amoroso, Giovanni Cionti, Salvatore Ciresi, Giulio Cosenza, Antonino D’Amore, Michele Di Cara, Lorenzo Filippone, Gaetanjo Giarrusso, Gioacchino Gugliardito, Placido Lucchese, Litterio Lucchese, Salvatore Mancuso, Antonino Pavone.

 
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view post Posted on 18/4/2011, 13:17




ANSA - SIRACUSA, 18 APR - Il reggente della cosca mafiosa Nardo di Lentini, Angelo Randazzo, 35 anni, figlio di una sorella del capomafia, e un suo cugino di secondo grado, Filadelfio Nardo, di 37, sono stati arrestati da carabinieri comando provinciale di Siracusa. Militari dell'Arma stanno eseguendo anche un sequestro di beni, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro, nei confronti di un terzo esponente di vertice dello stesso clan, Giuseppe Gentile, 59 anni, arrestato nel gennaio scorso nell'operazione Morsa. L'inchiesta e' coordinata dalla Dda della Procura di Catania. (ANSA).
 
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view post Posted on 20/4/2011, 10:16
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PALERMO - Sarebbe stato uno dei killer della strage di via D'Amelio Fabio Tranchina, l'uomo fermato e interrogato a Palermo dagli agenti della Dia su ordine dei pm di Caltanissetta Sergio Lari, Domenico Gozzo, Nicolò Marino e Gabriele Paci. Secondo quanto riferisce il settimanale L'Espresso Tranchina, già arrestato in passato per mafia, sarebbe anche cognato di Cesare Lupo, uomo d'onore legato ai fratelli Graviano, capi della cosca di Brancaccio. Tranchina avrebbe rivestito un ruolo importante durante le fasi dell'attentato costato la vita, il 19 luglio 1992, al giudice Paolo Borsellino e a cinque agenti di scorta. Tranchina però si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'indagato ha fatto scena muta davanti ai magistrati delle Procure di Palermo e Caltanissetta.

IL PROVVEDIMENTO - Il provvedimento di fermo immediato è stato emesso per scongiurare il pericolo di fuga dell'indagato. Secondo i magistrati di Caltanissetta, Tranchina avrebbe compiuto un sopralluogo con i Graviano in via D'Amelio prima dell'attentato e avrebbe svolto successivamente un ruolo di collegamento tra i boss e il commando operativo. Per gli inquirenti Tranchina avrebbe anche acquistato due telecomandi, in tempi diversi, nello stesso negozio di elettronica di Palermo. I magistrati sospettano, anche se al momento non esistono prove certe, che uno sia stato impiegato nella strage di via D'Amelio. Tranchina è considerato un fedelissimo dei boss Graviano che avrebbe anche aiutato durante la loro latitanza.

CHI È - Fabio Tranchina era stato condannato per mafia nel 1996 ed era uscito dal carcere nel 1999. Nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento di fermo immediato oltre che dalla Procura di Caltanissetta anche da quella di Palermo. Tranchina è stato arrestato all'aeroporto di Palermo dalla Dia; in questo momento viene interrogato dai pm che hanno condotto l'indagine. A Tranchina gli investigatori sono arrivati anche grazie alle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, ma soprattutto attraverso nuovi elementi emersi nell'inchiesta sulla strage di via D'Amelio. Il collegamento con i Graviano potrebbe inoltre svelare ulteriori elementi sulle stragi del '92, ma anche su quelle commesse a Milano, Firenze e Roma.

 
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view post Posted on 20/4/2011, 11:48




imprenditore insospettabile
era la "longa manus" dei boss



GELA (CALTANISSETTA) - Un insospettabile imprenditore di Gela, Francesco Muncivì, 62 anni, ex consigliere comunale di Forza Italia fino al 2007, è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile di Caltanissetta per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, nell'ambito di un'operazione denominata "Casa Nostra". La magistratura lo ritiene organicamente inserito nella famiglia gelese degli "Emmanuello", di cui sarebbe stato per anni la "longa manus".

Il provvedimento è stato eseguito durante la notte su ordine del gip del tribunale, Alessandra Giunta, che ha accolto un'apposita richiesta della Dda nissena. Nei confronti del professionista è scattato anche il sequestro preventivo di 18 ettari di terreno, intestati alla società Fiass srl, amministrata dalla figlia, e un appartamento, in vico Spinello, del valore complessivo di circa un milione di euro.

Secondo l'accusa, Francesco Muncivì, nell'interesse degli Emmanuello, avrebbe gestito, come consulente, la realizzazione di una vera e propria cittadella residenziale composta da 170 alloggi, per conto di quattro cooperative edilizie: "Città Futura", "Giada", "Halley" e "Casa Nostra" (anche loro però..chiamarsi così.. :huh: ).

Il complesso abitativo sarebbe sorto sui suoi terreni, in contrada "Catania-Casciana", a nord-ovest di Gela, trasformati misteriosamente da agricoli in edificabili (malgrado il consiglio comunale non si fosse pronunciato nel merito), come zona Peep, grazie a una specifica delibera del commissario straordinario insediatosi al comune di Gela dopo le dimissioni del sindaco, Franco Gallo (Pd).

Un affare da decine di milioni di euro, che avrebbe permesso a Muncivì di estorcere denaro sia ai soci delle cooperative sia alle imprese costruttrici, imponendo il pagamento di una tangente del 2% "da versare - diceva, senza remore - alla famiglia di Daniele Emmanuello", per mettere la loro attività al riparo da sicuri atti di ritorsioni.

E per apparire più convincente si sarebbe presentato alle riunioni con gli imprenditori spalleggiato da un esponente mafioso, definendosi egli stesso "uomo degli Emmanuello".

Imponeva poi i materiali più cari fuori capitolato, le ditte presso cui fornirsi (Sandro Missuto per il calcestruzzo, Orazio Pirro per la sabbia, tutti facenti capo a Cosa Nostra), le assunzioni fittizie di uomini del clan, le "guardianie" e i lavori straordinari e gratuiti da effettuare presso le proprietà degli Emmanuello o di altri affiliati all'organizzazione.

Se qualcuno si rifiutava, era costretto a pagare un "pizzo" più caro pari al 5%. Alcuni imprenditori, interrogati nel 2009 dalla polizia, dichiararono di essere sull'orlo del fallimento.
Francesco Muncivì sarebbe stato molto vicino alla famiglia del latitante Daniele Emmanuello (ucciso nel 2007, a Enna, in un conflitto a fuoco con la polizia). Agli eredi sarebbe stato riservato uno dei 170 appartamenti.

Muncivì, con il proprio figlio Paolo (anche lui consigliere comunale del Pdl dal 2007 al 2010) avrebbe partecipato alla cresima della figliola del mafioso, nella chiesa S. Giacomo, e si sarebbe adoperato per fare trovare casa, a Roma, all'altro figlio del boss, Crocifisso, studente universitario iscritto alla Luiss.
 
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view post Posted on 1/5/2011, 19:19
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I carabinieri di Bronte, eseguendo un'ordinanza di carcerazione emessa dalla Procura generale presso la Corte di Appello di Brescia, hanno arrestato Nunzio Portale (nella foto), 59 anni. L'uomo dovrà espiare la pena residua di 8 mesi e mezzo per estorsione e sequestro di persona commessi nel 1993 in vari comuni della provincia di Brescia. L'uomo, concluse le formalità di rito, è stato accompagnato nel carcere catanese di piazza Lanza a scontare la pena.

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view post Posted on 4/5/2011, 00:43
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PALERMO - Giuseppe Rinaldi, di 61 anni, è stato arrestato a Palermo dai carabinieri della stazione di Borgo Nuovo con l'accusa di tentativo di estorsione aggravata in concorso nei confronti di un commerciante. L'uomo si era reso irreperibile dal 28 marzo scorso, quando, al termine di indagini scattate dopo la denuncia della vittima, era stato emesso un ordine di custodia cautelare nei suoi confronti.

Secondo quanto accertato Rinaldi, posto ora agli arresti domiciliari, nell'ottobre del 2009 si sarebbe presentato in un supermercato della città insieme con un'altra persona, chiedendo di parlare con il titolare e presentandosi come "gli amici dell'Acquasanta". Nel novembre del 2009 i due sarebbero nuovamente andati nel supermercato, chiedendo insistentemente del titolare e dicendo agli impiegati di non sottovalutare la situazione.

 
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°Lilo°
view post Posted on 9/5/2011, 14:04




CATANIA - Si è conclusa a Catania la latitanza di due fra i destinatari di misura cautelare che erano sfuggiti alla cattura nell'ambito dell'operazione "Revenge II" del 12 aprile scorso, che ha smantellato una fitta rete di spacciatori di marijuana e cocaina che operava nella zona di San Cristoforo. Sono Vincenzo Pennisi, di 30 anni, e Gaetano Venuto, di 21, entrambi accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Pennisi è stato bloccato in un'abitazione del popolare rione di San Giovanni Galermo. Venuto si è costituito nel carcere di piazza Lanza. Le indagini, condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata, sono state coordinate dal sostituto procuratore della Dda Pasquale Pacifico.
 
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°Lilo°
view post Posted on 15/5/2011, 20:01




CATANIA - Latitante di notte, ma di giorno al lavoro. E mentre puliva i tornanti dell'Etna, a Nicolosi, per la Pubbliservizi, Sergio Bonaccorso, 41 anni, fratello dei boss Ignazio e Concetto della famiglia dei Carateddi, è stato arrestato dalla squadra mobile della questura di Catania.

Il latitante si era reso irreperibile nell'aprile scorso qualche giorno prima che diventasse esecutivo il provvedimento di condanna a sette anni e tre mesi di reclusione per associazione per delinquere, rapina, sequestro di persona e droga. Per evitare di perdere il lavoro Sergio Bonaccorso si era messo in aspettativa alla Pubbliservizi, azienda partecipata dalla Provincia di Catania.

Finito il permesso era rientrato al lavoro: era, con una squadra della sua azienda, sui tornanti dell'Etna, a Nicolosi, per pulire dalla cenere lavica emessa due giorni fa dall'Etna i tornanti dove domani passerà il Giro d'Italia di ciclismo. E sul posto di lavoro l'hanno trovato e arrestato gli agenti della squadra mobile della questura di Catania.
 
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view post Posted on 16/5/2011, 00:17
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In esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, i carabinieri della Stazione di Maletto, hanno arrestato Giuseppe Barbagallo di 41 anni residente a Maletto. L'uomo, infatti, dovrà scontare 3 anni e 11 mesi di reclusione per essersi reso responsabile tra il gennaio e l'aprile del 2006, a Bronte, del reato di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Arrestato dai carabinieri della Compagnia di Randazzo il 25 marzo del 2008, durante l'operazione "Trash", quando finirono in manette 16 uomini, a vario titolo, accusati di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e una serie di estorsioni, l'uomo è stato condannato in appello a 5 anni di carcere per il concorso in spaccio di droga. Così i carabinieri di Maletto dopo averlo arrestato e ammanettato, lo hanno accompagnato presso il carcere catanese di piazza Lanza.
 
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