Posts written by Tex

view post Posted: 22/3/2013, 23:20 Beni sequestrati e confiscati 2013 - Quattrocentosedicibis
PALERMO -Due arresti da parte della guardia di finanza: Francesco Abbate e Gaspare Delia per anni avrebbero gestito un vastissimo giro di prestiti con tassi d'interesse fino al 300 per cento. Il primo ha un rapporto viscerale con la fede. Vittime imprenditori e commercianti, ma anche casalinghe e pensionati, delle province di Palermo e Trapani. Sigilli a un patrimonio da venti milioni di euro.
view post Posted: 22/3/2013, 23:19 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
PALERMO -Due arresti da parte della guardia di finanza: Francesco Abbate e Gaspare Delia per anni avrebbero gestito un vastissimo giro di prestiti con tassi d'interesse fino al 300 per cento. Il primo ha un rapporto viscerale con la fede. Vittime imprenditori e commercianti, ma anche casalinghe e pensionati, delle province di Palermo e Trapani. Sigilli a un patrimonio da venti milioni di euro.
view post Posted: 20/3/2013, 00:47 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
PATERNO' - Un arsenale da fare invidia a un commando militare è stato trovato e sequestrato dai carabinieri del comando provinciale e della compagnia di Paternò, nel corso di specifiche attività antimafia. I militari hanno scoperto il nascondiglio delle armi in un immobile di Contrada Gianferrante che era nella diretta disponibilità di Antonino Puglisi, 44 anni che è stato arrestato. Sono state sequestrate tre bombe a mano (due di origine russa), un fucile kalashnikov, oltre a 5 fucili e 2 pistole. Tutte le armi erano perfettamente funzionanti e sono state inviate ai Ris di Messina per gli esami balistici
view post Posted: 12/3/2013, 10:44 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
RAGUSA - Circa 900 chilogrammi di marijuana, per un valore di mercato stimato in un milione di euro, sono stati sequestrati a Belpasso, nel Catanese, nell'ambito di un'operazione antidroga della squadra mobile della Questura di Ragusa e della guardia di finanza di Catania e di Como. Durante il blitz sono stati arrestati due corrieri albanesi, Hysni Hoxa e Ermal Kasaj Ermal, di 30 e 26 anni.

Secondo quanto emerso dalle indagini, in Italia arriverebbero dall'estero, tra Catania e Ragusa e nelle province di Milano e Como, ingenti quantitati di sostanze stupefacenti. Durante un controllo a Belpasso è stato bloccato un furgone mentre stava per entrare un garage. Nell'automezzo sono stati trovati decine di borsoni contenenti panetti di marijuana e nel locale altra dorga e due pistole, un kalashnikov e munizioni. I due albanesi sono stati condotti nella casa circondariale di piazza Lanza a disposizione della Procura di Catania.

PALERMO. Cosa nostra spa non può prendersi pause. Arrestato un capo, un altro e' subito pronto a prenderne il posto. Sarebbe il caso di Renzo Lo Nigro, 41 anni, indicato come il nuovo capo del clan della Noce. Assieme a lui sono stati arrestati Girolamo Albanese e Mario Di Cristina. In manette, ma solo con l'accusa di traffico di droga, anche Vincenzo Cosenza, Alessandro Longo, Giorgio Stassi.
E' dalla gestione diretta del mercato della droga che la mafia trova i soldi per mandare avanti la baracca, compresa l'assistenza economica delle famiglie dei carcerati. E qualche donna ha iniziato a protestare per le condizioni economiche. Con i mariti in cella non riescono più a tirare avanti.
Il clan della Noce sembrava essere stato azzerato nell'ottobre scorso con l'operazione Atropos della Squadra mobile. Sembrava, appunto, perché Li Nigro avrebbe preso le redini del clan muovendosi fra pizzo ai commercianti del centro città e traffico di cocaina
view post Posted: 16/2/2013, 12:20 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
CATANIA. La squadra mobile di Caltanissetta, dopo 22 anni di indagini, ha identificato e arrestato 10 tra capi e gregari di Cosa Nostra di Niscemi, ritenuti a vario titolo esecutori e mandati dell'assassinio di Roberto Bennici e del tentato omicidio di Francesco Nanfaro, due affiliati alla Stidda niscemese, raggiunti dai killer il 23 ottobre del '90 mentre erano seduti in un bar del paese. Le manette sono scattate per il boss Giancarlo Giugno, di 53 anni, e Rosario La Rocca, di 56 anni, inteso ''Saro Pacola", entrambi pregiudicati di Niscemi, raggiunti da ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del tribunale di Catania Alessandro Ricciardolo, su richiesta della Dda etnea. Agli altri otto imputati, in stato di detenzione, i provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere. Si tratta di Salvatore Calcagno, 58 anni, di Niscemi; Giovanni Passaro, di 56, Giuseppe Tasca, di 40 anni, Pasquale Trubia, di 45, Emanuele Cassarà, di 42, Emanuele Iozza, di 51, tutti di Gela; Angelo Tisa, di 45 ani, e Salvatore Siciliano, di 48 anni, entrambi di Mazzarino.

L'omicidio di Roberto Bennici e il grave ferimento di Francesco Nanfaro avvennero nel corso della guerra di mafia tra Stidda e Cosa Nostra, in atto in quegli anni nella province di Caltanissetta e Ragusa, di cui Niscemi viene indicato dagli inquirenti "Crocevia Criminale". Il commando di morte, fornito dalle famiglie del clan Madonia di Cosa Nostra, partì da un covo delle campagne di Acate, col compito di ammazzare chiunque incontrassero della famiglia stiddara dei Russo. A sparare sarebbe stato il pentito Angelo Celona, (che si autoaccusa dell'agguato) insieme con Francesco La Cognata e l'autista Emanuele Trainito, entrambi nel frattempo deceduti. Rosario Lombardo e Rosario La Rocca sarebbero stati i basisti, assicurando il supporto logistico e l'eventuale copertura. Con i restanti imputati (ritenuti mandanti), sono accusati di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa, ed altro.

Il riepilogo dell'operazione: Erano i fratelli Vincenzo Rosario e Salvatore Russo, capi indiscussi della Stidda di Niscemi, i veri obiettivi del gruppo di fuoco fornito dalle famiglie gelesi di Cosa nostra, il 23 ottobre del 1990, "per fare un favore a Giancarlo Giugno". Lo scrivono polizia e magistratura nel loro documento d'accusa. Si era in piena guerra di mafia tra i due clan opposti e i boss però risultavano irraggiungibili perché stavano barricati nelle loro case-rifugio. Celona, La Cognata e Trainito, partiti dal covo nelle campagne di Acate, avevano tuttavia la libera alternativa di uccidere ogni altro stiddaro che incontravano sulla loro strada. Facevano da basisti Rosario La Rocca e Rosario Lombardo (Saru Cavaddu) scomparso di recente. L'omicidio di Roberto Bennici divenne perciò quasi casuale. Su indicazione di Lombardo e La Rocca, i killer gelesi, armati di pistole, gli spararono alle spalle, mentre stava seduto al bar Sicilia, e ferirono gravemente l'avventore che gli stava di fronte, Francesco Nanfaro, anche lui stiddaro, che riuscì a guarire. Per quell'agguato, Angelo Celona avrebbe ricevuto anche un regalo dai capi: un orologio e dei soldi. Lo racconta il fratello Emanuele, collaboratore di giustizia. Sono otto i pentiti accusano Giugno di essere il mandate dell'omicidio di Bennici e del ferimento di Nanfaro. Tra i collaboratori di giustizia che ne descrivono il profilo criminale di boss di Cosa nostra, c'é anche il pentito storico, Leonardo Messina. Di Giancarlo Giugno riferisce le capacità di leader malavitoso, sicuro e intraprendente, assoluto padrone, all'inizio degli anni '90, degli affari illeciti e pure del potere politico-amministrativo al comune di Niscemi, di cui era stato consigliere comunale nella lista della Dc. Il sindaco dell'epoca, Paolo Rizzo (Dc anche lui), era suo cognato e la carica di segretario comunale era ricoperta da un cugino degli Arcerito di Cosa nostra. Non si poteva permettere perciò alla "Stidda", capeggiata dai fratelli Vincenzo, Rosario e Salvatore Russo, di mettere in discussione il proprio controllo del territorio. La guerra che si scatenò in quegli anni riguarda anche Gela, Vittoria e altri comuni del Nisseno e del Ragusano, con stragi, agguati mortali e ferimenti. Nel rapporto consegnato alla magistratura, la squadra mobile di Caltanissetta, guidata dal vice questore Giovanni Giudice, illustra la situazione di quegli anni e i delitti che a decine furono compiuti nelle città e nelle campagn
view post Posted: 15/2/2013, 13:38 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
CASTIGLIONE DI SICILIA - E’ finito in manette con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso l’imprenditore 62enne Orazio Papa, prelevato all’alba di stamani dalla sua abitazione di Castiglione di Sicilia, dai carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto e di Randazzo.

L’uomo, operante nel settore del movimento terra e con alle spalle precedenti penali per reati contro la persona e il patrimonio, avrebbe estorto al titolare di un’azienda agricola del comprensorio barcellonese una somma di denaro per la restituzione di una serie di mezzi, tra cui una ruspa ed un bobcat, rubati alla vittima nel novembre del 2012. E’ stato quel furto a dare il via alle indagini condotte dai militari della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. Dall’attività investigativa sarebbero emerse le quotidiane e pressanti richieste di denaro esercitate dall’imprenditore catanese, ritenuto dagli investigatori vicino ad elementi della criminalità organizzata operanti nella provincia etnea. Orazio Papa, prima dell’arresto, avrebbe ricevuto 4000 euro dall’imprenditore agricolo a fronte delle 5000 richieste.

Gli importanti elementi di prova raccolti a carico di Orazio Papa sono sfociati nella richiesta del provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso questa mattina dal Gip di Messina. L’uomo si trova ora rinchiuso nel carcere di Messina Gazzi.

Le indagini sono ancora in corso per individuare i mezzi rubati e gli autori del furto.
view post Posted: 12/2/2013, 12:04 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
GELA (CALTANISSETTA) - I carabinieri del reparto territoriale stanno eseguendo a Gela (Caltanissetta) 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 17 esponenti della stidda e uno di Cosa nostra, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e munizioni. L'operazione, denominata "Agorà", ha azzerato i vertici dell'organizzazione 'stiddara' con la cattura di capi storici e gregari che disponevano di armi ed esplosivi, controllavano gli affari illeciti, pianificavano attentati e imponevano il pizzo a commercianti e imprenditori. Dure le rappresaglie contro chi non pagava.

Le indagini, scattate nel maggio del 2010, hanno permesso di accertare autori e mandanti di vari episodi criminosi tra cui la progettazione dell'omicidio di un pregiudicato comune, colpevole di avere incendiato l'automobile a uno stiddaro. Per impedire il delitto e proseguire le indagini senza suscitare sospetti, i carabinieri arrestarono la vittima prima che scattasse l'agguato mortale. L'inchiesta ha gia' permesso di sequestrare cinque chili di hashish. Nell'operazione sono impegnati quasi cento carabinieri, un elicottero e unità cinofile alla ricerca di armi e droga.

L'operazione ha quindi permesso di ricostruire l'organigramma della stidda di Gela e i rapporti di stretta collaborazione con Cosa Nostra, con la quale, in certe zone e in determinate circostanze, venivano divisi al 50% i proventi degli affari illeciti pianificati, secondo "una vera e propria logica di spartizione delle fonti di guadagno". La richiesta del pizzo avveniva in diverse forme, con l'assunzione di stiddari e con pagamenti periodici o "una tantum", sottoforma di regali agli uomini delle cosche o come contributo per le famiglie dei detenuti, specie sotto le festività di Pasqua, Ferragosto, festa della patrona e a Natale.

Un imprenditore ha rivelato di avere subito, nel 2000, da Giuseppe D'Arma, uno degli arrestati, la richiesta del 2% dell'appalto di 900 milioni di lire. Pagò un primo acconto di un milione l'indomani. Nel 2008, sarebbe stato Alessandro Antonuccio, per la Stidda ad avanzare altre richieste simili. I soldi servivano all'organizzazione anche per pagare le costose spese legali. Secondo i carabinieri, Emanuele Palazzo controllava tutto e si rapportava con gli esponenti di Cosa Nostra. Il luogo degli incontri era piazza Municipio, dove gli investigatori, con potenti mezzi audio-visivi, hanno registrato a distanza immagini e conversazioni. I luogotenenti di Palazzo erano Giuseppe Romano (curatore delle estorsioni e delle ritorsioni da attuare contro chi non pagava), Massimiliano Tomaselli (responsabile del grosso traffico di stupefacenti con Carmelo Antonuccio e Andrea Mangiameli come corrieri della droga), i fratelli Calogero e Alessandro Peritore (per lo spaccio).


L.S.
view post Posted: 6/2/2013, 13:25 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
PALERMO - I carabinieri di Caccamo (Palermo) hanno eseguito un ordine di carcerazione nei confronti di Salvatore Puccio, 66 anni, ex macellaio, condannato con pena definitiva a 23 anni, 2 mesi e 12 giorni per omicidio aggravato in concorso con Antonino Giuffrè, Girolamo Pirronitto, Bernardo Provenzano, Ciro Vara e Giuseppe Madonia che il 23 febbraio '88 uccisero a Valledolmo (Palermo) Gandolfo Panepinto, un meccanico, che stava eseguendo lavori di muratura nella sua officina.

Il commando era formato, oltre che da Puccio, da Rosolino Rizzo e da Giuffrè, all'epoca dei fatti capo del mandamento mafioso di Caccamo, su disposizione del boss Provenzano. L'assassinio fu eseguito per riportare l'ordine a Valledolmo, dove Panepinto avrebbe commesso estorsioni ai danni di allevatori e imprenditori senza l'autorizzazione dei boss. Fondamentale nella ricostruzione della vicenda è stata la collaborazione di Giuffrè. Lo scorso 23 ottobre la corte d'appello di Palermo aveva assolto Puccio dall'accusa di associazione mafiosa, nonostante sei pentiti lo avessero descritto come facente parte della cosca mafiosa di Caccamo, dichiarazioni che in primo grado gli erano costate la condanna a 10 anni.
view post Posted: 27/1/2013, 00:45 Beni sequestrati e confiscati 2013 - Quattrocentosedicibis
TRAPANI- Gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo e Trapani hanno effettuato impegnati, a Castelvetrano, un sequestro di beni riconducibili al capomafia latitante Matteo Messina Denaro. Secondo quanto si è appreso il sequestro della Dia, per un valore complessivo di di diverse centinaia di migliaia di euro, riguarda beni intestati formalmente alla sorella del boss latitante Matteo Messina Denaro, Anna Patrizia, e al marito della donna, Vincenzo Panicola, detenuto per mafia.

Il sequestro ordinato dal tribunale di Trapani riguarda le aziende e i capitali sociali di alcune ditte, del territorio di Castelvetrano, Vieffegi service, Vieffegi impianti srl, So.ro.pa. costruzioni arl, ec il compendio aziendale della ditta individuale Anna Patrizia Messina Denaro che si occupa di attività di colture olivicole, un fabbricato, autovetture, rapporti bancari. I beni del valore di alcune centinaia di migliaia di euro sarebbero riconducibili al boss latitante Matteo Messina Denaro e sono intestati alla sorella Anna Patrizia e a suo marito, detenuto per mafia, Vincenzo Panicola, 43 anni.
Ultima modifica: 25 Gennaio ore 11:21
view post Posted: 27/1/2013, 00:43 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
CATANIA - E' stato incastrato al distributore di benzina, mentre voleva acquistare alcuni pezzi di ricambio per il suo potente fuoristrada. Dal benzinaio, però, c'erano anche i carabinieri del Reparto Operativo, che lo hanno ammanettato facendo finire così la sua latitanza.

Salvatore Faro, 43 anni, uomo considerato vicino al clan Santapaola, è uno dei protagonisti della "banda delle rapine in villa" che faceva razzie nelle ville di Pedara e dell'hinterland catanese: per questo era già stato arrestato dalle Forze dell'Ordine, ma lo scorso 6 dicembre era riuscito a scappare, dalla comunità terapeutica di Marsala dove stata scontando gli arresti domiciliari. Nei suoi confronti era appena stata emessa la sentenza di condanna non definitiva a 9 anni per rapina aggravata in concorso, sequestro di persona, porto abusivo di arma clandestina e ricettazione.

I Carabinieri seguivano le sue mosse già da tempo: ieri pomeriggio è scattato il blitz che ha portato al suo arresto, eseguendo l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip lo scorso 12 dicembre. Faro si è fermato in un distributore di benzina e, appena sceso dal suo fuoristrada, è stato bloccato dai militari mentre stava parlando con il benzinaio per concordare l'acquisto di alcuni pezzi di ricambio. Adesso è rinchiuso nel carcere di PIazza Lanza.

L'operazione che aveva portato al suo arresto si chiamava "Notte serena": il 27 settembre 2011 Faro era stato fermato insieme ad altri tre complici per le rapine in villa , compiute tutte tra l’estate del 2010 e quella del 2011. Le drammatiche sequenze delle rapine erano sempre le stesse: i banditi, in quattro o in cinque, riuscivano ad irrompere nelle ville, privilegiando quelle senza impianto di allarme. Gli abitanti, ancora in casa, venivano minacciati con le armi, aggrediti e chiusi in una stanza mentre i rapinatori facevano razzia di tutto l'interno. Poi riuscivano a scappare a bordo di auto rubate il giorno prima.
view post Posted: 22/1/2013, 01:23 Il sole a scacchi 2013 - Quattrocentosedicibis
Catania - A distanza di 14 anni dalla "Strage di San Basilio", la Squadra Mobile di Caltanissetta, ha fatto piena luce su quell'agguato in cui morirono cinque persone il 2 gennaio del 1999 nel bar di una stazione di servizio a Vittoria. Il Gip del Tribunale di Catania Laura Benanti, su richiesta della Dda, ha emesso, nell'ambito dell'operazione denominata "Victoria", cinque misure cautelari in carcere nei confronti di Giuseppe Selvaggio, 41 anni di Mazzarino, Alfonso Scozzari 57 anni di Vallelunga Pratameno, Claudio Calogero Cinardo 34 anni di Mazzarino, Orazio Buonprincipio 44 anni di Riesi e Salvatore Siciliano, 48 anni, di Mazzarino, questi ultimi attualmente detenuti rispettivamente a Caltanissetta e a Novara.

Ad impartire l'ordine, secondo il collaboratore di giustizia Carmelo Massimo Billizzi, ex boss di Cosa nostra di Gela, sarebbe stato il clan gelese Emmanuello che mirava ad allargare la sua egemonia anche nel ragusano. Nella strage morirono Angelo Mirabella (in quel momento referente del clan della Stidda di Vittoria), Rosario Nobile e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante e due giovani avventori estranei alla mafia e uccisi solo perche' erano nel bar: Rosario Salerno e Salvatore Ottone. La sentenza di morte fu emessa dai clan Piscopo ed Emmnauello di Gela, rivali della Stidda vittoriese, facente capo a Carmelo Dominante. Le indagini si sono avvalse anche delle rivelazioni dei cugini Giovanni e Alessandro Piscopo di Vittoria. E emerso che Daniele Emmanuello, all'epoca ai vertici di Cosa nostra di Gela intendeva conquistare anche la ricca provincia di Ragusa per estendere il suo predominio. Per fare ciò Cosa nostra doveva eliminare Angelo Mirabella, reggente della Stidda di Vittoria. In quel periodo il clan di Gela, controllava numerose famiglie mafiose non solo nel nisseno ma anche nel ragusano. Fu Billizzi a rivolgersi al boss di Cosa nostra di Mazzarino Salvatore Siciliano, il quale mise a disposizione Selvaggio e Cinardo e non disponendo di altri uomini disse a Billizzi di rivolgersi alla Cupola di Riesi. A fornire le armi fu Alfonso Scozzari di Vallelunga, parente degli Emmanuello. A Billizzi furono consegnate una magnum 357 ed una pistola calibro 9, armi che poi effettivamente furono utilizzate per la cosiddetta strage di Vittoria. Un anno fa, la Corte d'Assise d'Appello di Catania condannò all'ergastolo due presunti componenti del commando: Giovanni Avvento e Alessandro Emmanuello. Trent'anni di reclusione, invece, vennero inflitti a due collaboratori di giustizia Gianluca Gammino e Carmelo Massimo Billizzi, esecutori materiali della strage. In precedenza erano stati condannati all'ergastolo i fratelli Giovanni ed Alessandro Piscopo, ed il cugino Alessandro Piscopo, ritenuti i mandanti, ed Enzo Mangione, presunto basista.
view post Posted: 9/12/2012, 02:13 Il sole a scacchi 2012 - Quattrocentosedicibis
TRECASTAGNI - I Carabinieri della Stazione di Trecastagni hannoarrestato Maurizio Tomaselli, 43enne, Sorvegliato Speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, ritenuto vicino al sodalizio mafioso “Laudani” operante nella provincia di Catania. L’uomo, già controllato in altre occasioni in compagnia di pregiudicati, è stato nuovamente sorpreso oggi pomeriggio in Piazza Marconi mentre si trovava con soggetti gravati da precedenti penali, in violazione degli obblighi imposti dalla misura di prevenzione. L’arrestato è stato tradotto presso il Carcere di Catania Bicocca a disposizione dell’Autorità Giudiziaria etnea.
view post Posted: 7/12/2012, 18:46 Il sole a scacchi 2012 - Quattrocentosedicibis
PALERMO. I carabinieri del Comando provinciale di Palermo insieme al Servizio per la cooperazione internazionale di polizia hanno arrestato a Bali il boss latitante Antonino Vitale Messicati, capomafia del clan palermitano di Villabate.
Messicati si nascondeva in un lussuoso residence della località balneare indonesiana. Ad aprile scorso era riuscito a sfuggire all'arresto, durante un'operazione di polizia che aveva decapitato i vertici del mandamento mafioso di Misilmeri.
Il latitante, accusato di associazione mafiosa ed estorsione aggravata, è stato trovato grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche e al pedinamento di familiari e fiancheggiatori. I sospetti degli investigatori sono stati confermati da un viaggio a Bali fatto da alcuni familiari.

Sfuggendo alla cattura il 16 aprile scorso Antonino Messicati Vitale ha festeggiato i suoi 40 anni, il 18 aprile, da latitante. Arrestato più volte per omicidio, droga, estorsioni, Messicati Vitale era stato condannato, definitivamente, a 10 anni di carcere per associazione mafiosa. Il latitante è figlio di Pietro Messicati Vitale, che fu killer di mafia boss di Villabate, imputato nel primo e nel secondo maxiprocesso a Cosa nostra palermitana, ucciso nel luglio 1988 mentre su uno scooter stava andando nella sua casa di villeggiatura a Mongerbino, vicino Bagheria. Messicati Vitale era stato scarcerato 50 giorni prima per un difetto di notifica di un atto.
Il boss era stato arrestato nel luglio '85, dal commissario di polizia Beppe Montana, capo della catturandi della squadra mobile palermitana, che venne assassinato dopo qualche giorno. Messicati Vitale venne sorpreso durante un summit, insieme ad altri otto mafiosi tra i quali Tommaso Cannella, il capomafia di Prizzi, Antonio D' Amico (anche lui ucciso nel luglio '88) e Biagio Picciurro. Nel '95 toccò anche ad Antonino Messicati Vitale, (e al fratello Fabio), essere scarcerato per un cavillo dopo l'arresto nell'operazione "venerdì nerò": il tribunale della libertà ordinò la scarcerazione perché i due furono interrogati alcune ore dopo la scadenza dei termini previsti per il primo interrogatorio. I fratelli Messicati Vitale, secondo le dichiarazioni di vari pentiti, sarebbero stati killer utilizzati dai boss mafiosi e per questo nel marzo '95 vennero arrestati. Le accuse non hanno retto all'iter giudiziario.



TRAPANI. Operazione antimafia nel Trapanese, condotta dai carabinieri di Trapani e del Reparto operativo speciale di Palermo e Roma, per l'esecuzione di 6 provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti indagati per mafia, emessi dal Gip di Palermo su richiesta della Dda del capoluogo siciliano. Sequestrati beni per 10 milioni di euro.
Al centro delle indagini, l'infiltrazione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi in attività legate alle energie rinnovabili, realizzata attraverso la la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani. I proventi illeciti venivano in parte utilizzati per sostenere la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. I particolari dell'operazione saranno resi noti alle 11.30 in una conferenza stampa alla procura di Palermo.




view post Posted: 4/12/2012, 20:50 Beni sequestrati e confiscati 2012 - Quattrocentosedicibis
CATANIA - Avebbe accumulato un patrimonio da cinquecento mila euro facendo affari con Cosa Nostra: ma adesso questi beni - tra cui la sua ditta individuale, due case in città, auto e moto di lusso e conti correnti bancari e postali - sono stati sequestrati. La Direzione Investigativa Antimafia di Catania ha messo i sigilli ai beni dell'imprenditore catanese Gaetano Giacomo Ursino, 41 anni. Secondo gli investigatori, ci sono troppe differenze tra il suo patrimonio e quanto ha dichiarato al fisco: le indagini economico-finanziarie, che hanno riguardato anche la sua famiglia, sono state condotte dalla DIA e riguardano il periodo compreso tra il 1996 e quest'anno.

8187 replies since 8/7/2005