Beni sequestrati e confiscati 2014

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view post Posted on 26/7/2014, 06:42




Sequestrati 3 milioni di euro, comprendente 10 fabbricati, un magazzino ed una motocicletta a Gaetano Castagna, 47 anni, già finito in carcere due anni fa per estorsione ed associazione mafiosa, in quanto affiliato alla famiglia della Noce.

L’uomo avrebbe imposto alla società di produzione cinematografica Magnolia, che stava girando alcune scene a Palermo, di assumere delle persone sotto suo “consiglio” per la fiction tv “Il segreto dell’acqua” con Riccardo Scamarcio.

Castagna avrebbe minacciato danni alla produzione in caso di rifiuto.
 
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view post Posted on 7/8/2014, 13:35
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17 giugno 2014

MESSINA - Le aziende confiscate avrebbero fornito tonnellate di calcestruzzo per il raddoppio ferroviario Messina-Palermo e gli investigatori non escludono che le forniture abbiano riguardato i lavori di completamento dell’autostrada A-20. Inferto un durissimo colpo alla mafia barcellonese dalla Dia di Messina, che questa mattina ha dato esecuzione al provvedimento di confisca dei beni ai danni di Giovanni Rao e Giuseppe Isgrò, entrambi in regime di 41 bis e ritenuti i vertici delle cosce mafiose barcellonesi. Il provvedimento di confisca ha riguardato nello specifico quattro società operanti nel rigoglioso settore del calcestruzzo (confiscate le società Cep, Icem, Agecop e Cpp), tre immobili situati fra Barcellona Pozzo di Gotto e Terme Vigliatore, un’automobile di grossa cilindrata, due motociclette e diversi rapporti finanziari, fra conti correnti e depositi.

L’ammontare del valore dei beni confiscati è di circa venti milioni di euro. Si tratta di una delle confische più imponenti operate nel Messinese, negli ultimi tempi. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato il procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, il quale ha sottolineato la valenza dell’operazione. "Rao e Isgrò sono realmente i vertici della cupola barcellonese e la misura eseguita oggi rappresenta un colpo durissimo agli affari illeciti gestiti nel barcellonese".


La confisca eseguita oggi rappresenta una conferma importante di un precedente provvedimento di sequestro preventivo eseguito sempre ai danni di Isgrò e Rao nel contesto dell’operazione “Gotha” condotta dai carabinieri. L’ingente patrimonio confiscato, come detto, è riconducibile a Giovanni Rao, coinvolto nella prima grande operazione antimafia del Barcellonese, la “Mare Nostrum”, è stato pensamente condannato a venticinque anni per le tre operazioni “Gotha”. Ad incastrare Rao sono state anche le rivelazioni del pentito Carmelo Bisognano, il quale lo ha definito come il delfino del boss, Giuseppe Gullotti. Anche Giuseppe Isgrò, detto il ragionieri, ha un pedigree penale di tutto rispetto: condannato anch’egli per l’operazione “Gotha” ad oltre 11 anni complessivi, è stato indicato come il factotum di Rao. L’operazione di oggi aggiunge quindi un altro tassello ad un puzzle investigativo che sta drenando risorse economiche alle famiglie criminali barcellonesi.

Svelate le modalità con cui Rao e Isgrò sarebbero riusciti ad aggiudicarsi gli appalti. Confiscate quattro società, Cep, la Icem, la Agecop e la Cpp, tutte operanti nel campo della produzione di calcestruzzo e costituite, acquisite o gestite attraverso capitali illeciti. La Cep era sorta nel 1991 aggiudicandosi appalti anche per la realizzazione del raddoppio ferroviario Messina-Palermo e dei lotti dell'A20. Addirittura alcune imprese facevano parte dell'albo delle ditte di fiducia del Comune di Barcellona Pdg. Fra gli altri beni confiscati anche tre immobili a Barcellona Pdg e Castroreale, due motociclette, un'auto e vari rapporti finanziari.

TRAPANI - Il vicepresidente regionale dell’Ance Sicilia, Pietro Funaro, è stato colpito questa mattina da un sequestro di beni, in un'operazione antimafia condotta dalla polizia e dalla guardia di finanza. All’imprenditore trapanese, originario di Santa Ninfa, su disposizione della sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, poliziotti e finanzieri stanno sequestrando beni per un valore di 25 milioni di euro. Si tratta di proprietà intestate anche al padre, Domenico Funaro. Proprietà e società con sede nel trapanese, a Campobello di Mazara, Santa Ninfa, Alcamo, Castellammare del Golfo, e nel catanese, a Santa Venerina. Il Tribunale di Trapani ha accolto la richiesta avanzata dal questore di Trapani, Carmine Esposito, a conclusione di indagini condotte dal gruppo composto da polizia e fiamme Gialle che nel tempo hanno condotto diverse inchieste sui possedimenti “in odor di mafia”.
 
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view post Posted on 14/8/2014, 12:13




CATANIA - Mafia e gioco d'azzardo. Un binomio sempre più presente nei fascicoli delle inchieste giudiziarie delle Procure d'Italia. Questa volta la mano della criminalità organizzata si sarebbe inserita nella gestione e nel noleggio dei videopoker nel perimetro territoriale tra Catania, Siracusa e Ragusa. Gli affari illeciti sarebbero stati prodotti, secondo gli investigatori della Dia di Catania, attraverso la forza intimidatoria del Clan Trigila. Un sistema che avrebbe portato all'arricchimento di una società operante nella distribuzione e nel noleggio di apparecchi elettronici da gioco e riconducibile - sempre secondo gli inquirenti - a Gaetano Liuzzo Scorpo, 49 anni, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa alla pena di 7 anni di reclusione.

La Dia ha posto i sigilli all'Azienda Italia di Spina Alfio e C. Sas che ha sede a Piedimonte Etneo, in provincia di Catania. Il sequestro, che ha riguardato un patrimonio del valore di 500 mila euro, è scaturito da una complessa attività investigativa condotta dal Centro Dia di Catania, diretta da Renato Panvino, che ha portato alla luce gli interessi illeciti dei Trigila, frangia del cartello criminale siracusano Aparo - Nardo - Trigila, nella gestione e nella distribuzione dei videopoker.

Gli accertamenti partono dal 2011, a seguito del blitz “Nemesi” che ha assicurato alla giustizia 60 affiliati ai Trigila. La Dia è riuscita a cristallizzare le dinamiche operative della cosca che voleva "investire" risorse e incrementare gli introiti attraverso proprio il gioco d'azzardo elettronico. Il clan aveva come punto di riferimento proprio Liuzzo Scorpo, già titolare di 2 società, la Betting Game e la Media Game, che lo scorso novembre sono state confiscate.




Dalla ricostruzione emersa dall'inchiesta, sarebbe stato accertato che Gaetano Liuzzo Scorpo, sfruttando la sua vicinanza alla famiglia mafiosa siracusana, avrebbe imposto ai titolari degli esercizi commerciali, dove erano installate le apparecchiature elettroniche delle società sequestrate, a chiedere all’amministratore giudiziario il ritiro delle macchinette da gioco per sostituirli con quelle fornite dall'Azienda Italia di Piedimonte Etneo, oggetto del provvedimento di oggi. Secondo la Dia Liuzzo Scorpo sarebbe il gestore occulto dell'impresa.

In totale sono stati sequestrati 40 videopoker presenti in sale giochi ed esercizi commerciali di diverse città della provincia di Catania, Siracusa e Ragusa.
 
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view post Posted on 15/8/2014, 06:53




Sequestrato il tesoro di Bonanno
Era il re degli hard discount

L'imprenditore, deceduto da qualche mese, secondo gli investigatori della Dia avrebbe ricevuto l'aiuto di cosa nostra per poter aprire supermercati Eurospin nella provincia agrigentina.
AGRIGENTO - La Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento ha sequestrato e confiscato beni per un valore complessivo di oltre 6 milioni e mezzo di euro, il provvedimento ha riguardato anche la provincia di Catania. Il centro Dia del capoluogo etneo ha supportato i colleghi agrigentini nell'esecuzioni delle misure. I provvedimenti ablativi, tre di sequestro ed uno di confisca, sono stati emessi dal Tribunale di Agrigento, a seguito di dettagliate proposte del Procuratore della Repubblica di Palermo e, per quello afferente la confisca, del Direttore della Dia.

La Procura della Repubblica di Palermo, che ha coordinato le indagini, ha condiviso appieno le risultanze dei complessi ed articolati accertamenti patrimoniali e bancari, svolti dal personale della Dia di Agrigento che, con la dimostrazione di una forte sperequazione economico patrimoniale, ha determinato l’emissione dei suddetti provvedimenti, evitando, così, la reimmissione dei patrimoni illeciti nel circuito dell’economia legale, che avrebbe, quindi, causato l’alterazione del sistema economico.

I provvedimenti hanno colpito i beni riconducibili al noto boss mafioso Giuseppe Falsone, 44enne da Campobello di Licata (AG). Per la parte relativa all'attività catanese il provvedimento riguarda i beni di Ferdinando Bonanno 73enne, nativo di Regalbuto (EN) e residente a Ragalna (CT), deceduto lo scorso mese di marzo 2014.

Bonanno, in data 26.03.2010, veniva tratto in arresto nell’ambito dell’indagine antimafia denominata “Apocalisse". Era accusato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto – quale referente della Eurospin Sicilia, impresa con sede a Catania ed operante nel settore della grande distribuzione alimentare – avrebbe consapevolmente posto in essere condotte funzionali alla realizzazione degli interessi e delle attività di cosa nostra, cercando ed ottenendo un preventivo contatto con il vertice mafioso della provincia di Agrigento, segnatamente con persone vicine all’allora latitante di Campobello di Licata (AG) FALSONE Giuseppe Falsone, capo di cosa nostra della provincia di Agrigento, al fine di consentire alla Eurospin una penetrazione commerciale nell’agrigentino, con l’apertura di nuovi punti vendita, senza insidie di carattere ambientale e, anzi, con il decisivo appoggio della menzionata organizzazione criminale.

A tale fine, Ferdinando Bonanno si sarebbe rivolto anche al fratello del noto esponente della famiglia mafiosa di Catania Vincenzo Aiello , e tramite lui a Giancarlo Buggea (già destinatario di provvedimento di sequestro beni operato dalla DIA di Agrigento), elemento della famiglia mafiosa di Canicattì (AG), grazie al quale era riuscito a far pervenire le proposte della società al vertice mafioso della provincia di Agrigento.

Per quanto riguarda l’esito giudiziario, nell’udienza dell’1.3.2011 il Tribunale di Palermo assolveva Ferdinando Bonanno dalle accuse, ma in data 27.5.2013 la Corte d’Appello di Palermo, a parziale riforma della sentenza di primo grado, lo condannava alla pena di anni quattro e mesi otto di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Le dichiarazioni rese al riguardo dal collaboratore di giustizia Giuseppe Sardino, uomo di fiducia dello stesso Falsone, trovavano conforto nel rinvenimento di alcuni pizzini nel covo corleonese del noto boss Bernardo Provenzano, dai quali si apprendeva che Falsone e aveva appunto comunicato al capomafia che una ditta di supermercati di fuori provincia “si è venuta a mettere nelle mani della nostra società”, precisandogli che c’era bisogno di creare lavoro per gli appartenenti alla consorteria tramite i supermercati.

Nella circostanza, Giuseppe Falsone aveva chiesto a Binnu di interessare in via preliminare il noto latitante trapanese Matteo Messina Denaro, poiché se questi non avesse avuto interesse all’affare, egli avrebbe dato il benestare per procedere all’apertura di punti vendita Eurospin nella provincia di Agrigento.







Nel provvedimento di sequestro, il Tribunale di Agrigento ha evidenziato come, dalla sentenza con cui la Corte di Appello ha condannato il BONANNO Ferdinando, emergeva chiaramente che l’iniziativa del “patto di protezione” con la mafia era stata assunta da EUROSPIN per l’apertura di punti vendita a Campobello di Licata (AG) ed a Palma di Montechiaro (AG).

Sempre nel provvedimento di sequestro della Prima Sezione Penale del Tribunale di Agrigento, si rileva come dagli elementi acquisiti emerge che l’attività imprenditoriale del Bonnano sia stata fortemente agevolata grazie al contributo decisivo offerto da importanti esponenti mafiosi di cosa nostra agrigentina facenti capo all’allora latitante Giuseppe Falsone.

Il Tribunale ha ritenuto, quindi, sussistenti fondati motivi per ritenere Ferdinando Bonanno inserito nel lucroso settore dell’imprenditoria mafiosa agrigentina, grazie al legame esistente con i principali esponenti della mafia locale, e per ritenere che l’ampliamento della penetrazione commerciale di Eurospin Sicilia, acquisito e mantenuto con l’ausilio del sodalizio mafioso, abbia determinato un incremento del patrimonio aziendale e di conseguenza della partecipazione sociale del medesimo imprenditore.

Tra i beni sottratti ed oggetto degli odierni provvedimenti figurano:

partecipazioni azionarie, corrispondenti al 6% del capitale sociale, del BONANNO Ferdinando nella società EUROSPIN SICILIA SPA, operante nel settore della grande distribuzione alimentare, con sede a Catania e punti vendita in diverse province della Sicilia;

le quote societarie dei figli del Bonanno in una società con sede a Paternò (CT) con oggetto sociale l’attività di commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti alimentari;

una ditta individuale riconducibile alla moglie del Bonanno, sempre con sede a Paternò ed oggetto sociale l’attività di commercio di casalinghi, cristalleria e vasellame;

il saldo attivo di 27 rapporti bancari intestati al defunto Bonanno ed ai componenti del nucleo familiare.
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view post Posted on 22/8/2014, 21:10




Pubblicato: 22/08/2014

lasiciliaweb›› Sicilia›› Mafia, sequestrati beni per 1,7 mln...

Mafia, sequestrati beni per 1,7 mln
Palermo: sigilli a immobili e complessi aziendali riconducibili a un cinquantenne del clan della Noce 6 0 Blogger0 Google +0 Commenta
PALERMO - La guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato una società e relativo complesso aziendale , una ditta individuale, un magazzino, un auto veicolo e disponibilità finanziarie, del valore complessivo di oltre 1,7 milioni di euro , in esecuzione di un provvedimento emess o dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione , su richiesta della l ocale Procura della Repubblica.

I beni sono stati sequestrati ad un cinquantenne palermitano , già arrestato nel l’ottobre 2012 nell’operazione di polizia “ Atropos ”, per estorsione ed associazione a delinquere di stampo mafioso , in quanto ritenuto appartenente alla famiglia della “Noce”.

L ’attività investigativa aveva consentito di ricostruire le modalità dell’imposizione del “ pizzo ” a numerosi imprenditori e commercianti dei quartieri co ntrollati. Alla suddetta persona era stato contestato il reato di estorsione aggravata in quanto , mediante minacce ed intimidazioni, erano state imposte ad una società di produzione cinematografica, impegnata sul capoluogo nelle riprese di u na fiction per la tv , assunzioni e prestazioni di servizi non necessari .

Per questo, lo scorso maggio gli è stata inflitta una condanna a 10 anni di reclusione. Il provvedimento di sequestro ha riguardato un’ attività commerciale e di servizi funebri , beni immobili e mobili , nonché disponibilità finanziarie riconducibili a l nucleo familiare del proposto , nonché ad un altro soggetto convivente al medesimo indirizzo.

Quest’ultimo , titolare di una ditta individuale attiva nel settore della piccola distribuzione, ha dichiarato redditi esigui e comunque incompatibili con gli investimenti necessari per l’avvio di un’attività commerciale. Per tali ragioni, il Tribunale di Palermo ha ri tenuto tale attività come direttamente riconducibile al proposto e ricompresa tra i beni conside ra ti fru tto delle attività illecite o reimpiego dei relativi proventi , attesa la sproporzione con i redditi dichiarati da l complessivo nucle o familiare .
 
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view post Posted on 1/9/2014, 10:58




RTINICO - Ad aprile l’arresto, oggi il sequestro dei beni per quattro milioni e mezzo di euro. Lui era il boss del calcestruzzo di Partinico ma controllava anche tutti i paesi vicini. Quando si aveva necessità di effettuare ordini di materiale e organizzare il trasporto delle forniture, bisognava rivolgersi a Benedetto Valenza, imprenditore di 51 anni. Oltre che da Palermo le telefonate arrivavano anche da Trapani. Con i suoi legami con le famiglie mafiose di Borgetto e Partinico, infatti, sistemava tutto lui.

Valenza è stato arrestato dai carabinieri ad aprile scorso ma stamattina la Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato quote societarie, un complesso aziendale, quattro fabbricati, tre terreni, due autoveicoli e disponibilità finanziarie per oltre quattro milioni di euro dopo un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale palermitano. Chiaramente dalle indagini è emerso il divario enorme che c’era fra il valore dei beni posseduti e il reddito dichiarato dall’imprenditore.

Per intralciare le indagini, Benedetto Valenza le aveva escogitate tutte. Fra queste anche quella di farsi assumere da una ditta di Partinico molto addentro nel commercio del ferro che è un materiale fondamentale per la lavorazione del calcestruzzo.

Giocava con i prestanomi tanto che nel 2009 e nel 2012 è stato arrestato insieme con altri imprenditori che lavoravano nella produzione e nel trasporto di calcestruzzo che però non avevano autonomia gestionale e nessuna pezza di appoggio per mostrare contrattazioni con clienti e fornitori. L’imprenditore di Partinico non agiva, quindi, mai da solo. Tanto che anche nell’ultimo arresto di aprile con lui sono finiti in carcere altri due soggetti che ora dovranno rispondere della fittizia intestazione di una società di calcestruzzi.

Da newsicilia.it
 
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view post Posted on 8/9/2014, 23:39




GELA - Maxi confisca (da 45 milioni di euro) per il "re" delle slot machine siciliano. Nella rete della Guardia di Finanza Antonio Padovani, 62 anni, noto imprenditore di Catania operante nel settore dei giochi d'azzardo. Le fiamme gialle hanno disposto nei confronti di Padovani la confisca di 16 società con sede nel catanese e nel suo hinterland e a Roma e Modena con i relativi compendi aziendali, quote societarie, depositi bancari e rapporti finanziari presso istituti di credito a Milano, Roma, Biella, Padova, Siena, Lecce, Palermo e Ragusa. Tra le proprietà confiscate anche due villette con piscina nel catanese dal valore di 4 milioni di euro, 40 conti correnti, 8 autoveicoli, due fabbricati ed una imbarcazione tipo "entrofuoribordo" dalla lunghezza di 12 metri. Le verifiche eseguite anche grazie ad uno strumento di ausilio investigativo denominato "Molecola" hanno permesso di riscontrare una netta sperequazione tra i redditi dichiarati e l'incremento patrimoniale accertato.



L'operazione è stata condotta dagli agenti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Tributaria di Caltanissetta in collaborazione con gli uffici di Roma e fa seguito al sequestro giudiziario, sempre a carico dell'imprenditore, iniziato nel dicembre 2011. Padovani si occupa del noleggio di slot machine, gestione di sale da gioco, affidamento di lotterie e raccolta di scommesse anche a distanza. Il suo nome risulta nei fascicoli di numerose inchieste tra cui "Atlantide Mercurio" (24 arresti nel 2009 di presunti affiliati al clan di Gela di Piddu Madonia), per cui è stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione ,ed "Hermes". Da quest'ultima inchiesta, condotta dalla Dda di Napoli, è emersa una stretta collaborazione con Renato Grasso, anche lui imprenditore nel settore delle slot machine e ritenuto vicino al clan dei Casalesi. Dall'inizio dell'anno ad oggi, il Nucleo di Polizia Tributaria di Caltanissetta ha sequestrato beni per circa 16 milioni di euro, ed eseguito confische per quasi 300 milioni di euro.
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ct livesicilia
 
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view post Posted on 12/9/2014, 13:29




PALERMO - Sequestrati beni, per un valore di circa 3 milioni di euro, all'imprenditore Giovanni Filardo di Castelvetrano (Tp), cugino del boss latitante Matteo Messina Denaro. I sigilli sono stati apposti a un complesso aziendale, a numerosi automezzi, a terreni e a una villa. L'operazione è stata condotta dalla Direzione investigativa antimafia, dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani.

Filardo, fu arrestato nel marzo del 2010. Secondo i magistrati avrebbe compiuto insieme ad altri affiliati a Cosa Nostra, estorsioni e il reinvestimento di capitali di illecita provenienza. L'imprenditore fu anche accusato di essere stato collettore e distributore di messaggi da e per il capo mafia latitante.

Fu assolto dal Tribunale di Marsala (in primo grado) per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, il 13 dicembre 2013, ma poi fu di nuovo arrestato nell'ambito dell'operazione 'Eden', con l'accusa di "trasferimento fraudolento di beni, al fine di agevolare l'attività della mafia avendo intestato fittiziamente ad altre persone somme di denaro e altri beni", sostengono i magistrati. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo Bernardo Petralia.
 
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°Lilo°
view post Posted on 8/10/2014, 21:25




Beni per 3,5 milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia a Vincenzo Farinella, 52 anni, imprenditore di Capizzi (ME) ritenuto appartenente alla cosca mafiosa del ‘Gruppo di Mistretta’. Arrestato nel 2007, nel giugno del 2012 è stato condannato dal Tribunale di Patti a 4 anni e 9 mesi di reclusione. Sigilli sono stati posti a tre imprese con sede a Capizzi che operano nel campo dei prodotti agricoli e nell’edilizia, 11 automezzi, 7 beni immobili e a conti bancari e postali.
 
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view post Posted on 15/10/2014, 10:30
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La Dia di Palermo, dopo i sequestri effettuati dal 2013 e che hanno interessato il patrimonio (oltre 38 milioni) di Salvatore Vetrano, imprenditore palermitano di 43 anni, ha eseguito un ulteriore sequestro di tre società di prodotti ittici surgelati, per un valore di 3 milioni: Maass di Mirolla Marco, la ditta individuale Vetrano Salvatore e Da Damiano srl, per un valore di 3 milioni. Vetrano, considerato vicino a Gianfranco Puccio e Giuseppe Salvatore Riina, stornava gli affari dalle aziende già sequestrate, con lo scopo di vanificare l’azione dello Stato nell’opera di recupero aziendale.
Vetrano, in qualità di agente di commercio di prodotti ittici, attraverso l’omonima ditta individuale, ha interloquito direttamente anche con i potenziali clienti/acquirenti delle società già sequestrate, in violazione del Codice antimafia. Il provvedimento di sequestro è stato disposto da Silvana Saguto, della Sezione misure di prevenzione del tribunale
 
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view post Posted on 24/10/2014, 07:49




CATANIA - I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio di circa 3 milioni di euro illecitamente accumulato da Agatino Litrico (classe 1973), appartenente al clan mafioso dei “Cappello” e dedito al traffico di sostanze stupefacenti per conto del sodalizio.

Nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata una delle misure più efficaci è costituita dall’aggressione degli illeciti profitti derivanti dai reati e reinvestiti dalle diverse organizzazioni. E’ in tale contesto che i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, dopo l’arresto nel 2009 per traffico di droga, hanno avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del Litrico e del proprio nucleo familiare per verificare la coerenza del suo tenore di vita con i redditi formalmente dichiarati.

All’esito delle attività investigative, condotte anche attraverso l’utilizzo del software “molecola”, apposito applicativo sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati, è emerso chiaramente l’illecito arricchimento della famiglia Litrico e la netta sproporzione fra il patrimonio disponibile, indebitamente accumulato nel corso degli anni per effetto delle ripetute condotte criminose, e i redditi ufficiali.




Pertanto, le Fiamme gialle etnee hanno proposto alla magistratura l’adozione della misura ablativa dei beni individuati, del valore di circa 3 milioni di euro.

La Sezione Misure di Prevenzione, nel Collegio presieduto dal Giudice Carlo Cannella, ha così disposto la confisca di 3 immobili e 3 appartamenti, tutti siti in Catania, un’impresa individuale dedita alla pesca a strascico con il relativo peschereccio denominato “Caimano” (da cui il nome dell’operazione), un’autovettura, 1 furgone, 2 depositi a risparmio e un conto corrente bancario.
 
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°Lilo°
view post Posted on 31/10/2014, 10:38




CATANIA - E’ in corso, da parte della DIA di Catania e Messina, nei territori delle province di Catania e Messina, l’esecuzione di un provvedimento di sequestro e confisca di beni, emesso dal Tribunale di Catania nei confronti di Giuseppe Scinardo, imprenditore ritenuto uomo di fiducia del capo mafia mistrettese Sebastiano Rampulla. Il vasto patrimonio sequestrato e confiscato, per un valore di 50 milioni di euro, risulta costituito da società, ditte individuali e numerosi immobili, tra cui vaste distese di terreno e svariati fabbricati.
 
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°Lilo°
view post Posted on 10/11/2014, 12:30




CATANIA. I Carabinieri del ROS e quelli del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca dei beni emesso, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, dal Tribunale di Catania - Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di Francesco Pesce, tratto in arresto dal ROS nell’ambito dell’indagine IBLIS il 03.11.2010 e condannato in primo grado il 09.05.2014 alla pena di anni 12 poiché ritenuto responsabile di avere concorso nella famiglia di Cosa Nostra catanese SANTAPAOLA-ERCOLANO. Il provvedimento, che si fonda sulle emergenze investigative provenienti dalle attività condotte dal ROS e coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia, è sorretto dagli esiti dell’indagine IBLIS, svolta dalla Sezione Anticrimine di Catania in direzione delle famiglie di Catania, Ramacca e Caltagirone, che ha permesso di raccogliere decisivi elementi probatori sull’evoluzione di Cosa Nostra.

I beni confiscati sono due imprese, due quote societarie e 26 immobili. Secondo quanto accertato da carabinieri del Ros nell'ambito dell'inchiesta Iblis, coordinata dalla Dda della Procura di Catania, Pesce sarebbe stato un imprenditore legato in maniera simbiotica alla famiglia di Cosa nostra etnea. Avrebbe inoltre avuto inoltre uno stretto e fidato rapporto con l'allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello e condiviso con lui interessi economici che avrebbero coinvolto anche rappresentanti di spicco della stessa famiglia mafiosa. Pesce inoltre, come emerso da intercettazioni in carcere, avrebbe pagato lo "stipendio" alla famiglia di Aiello quando quest'ultimo era detenuto e sarebbe stato suo socio occulto in una società che effettuava lavori edili. Pesce infine si sarebbe adoperato fattivamente per consentire al ramo imprenditoriale di Cosa Nostra, capeggiato da Aiello, l'inserimento in rilevanti vicende imprenditoriali. Dalle indagini sarebbe emerso che Pesce era utilizzato da Aiello per fissare degli appuntamenti con imprenditori e, comunque, per discutere di fatti attinenti all'organizzazione. E nell'ambito di questo ruolo l'imprenditore è accusato di avere svolto un importante ruolo di intermediazione con il responsabile della logistica di una azienda attiva nella grande distribuzione, in una vicenda che interessava Cosa Nostra Etnea e Cosa Nostra Palermitana, questa ultima all'epoca rappresentata dall'allora latitante Salvatore Lo Piccolo. Il provvedimento di confisca dei beni è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania su richiesta della locale Procura distrettuale.

CATANIA. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio di circa 600 mila euro illecitamente accumulato dal 35enne Salvatore Laudani, appartenente al clan mafioso dei “Pillera - Puntina”. Il Laudani era stato tratto in arresto dalle Fiamme Gialle nel giugno 2012, nell’ambito dell’operazione “Pret a Porter”, in quanto finanziatore dell’acquisto, in Olanda, di quasi 15 chilogrammi di marijuana del tipo “orange skunk”.

Le indagini esperite avevano dimostrato il ruolo del Laudani quale referente nel gruppo criminale per il traffico di stupefacenti, determinando la condanna dello stesso, in primo grado, a cinque anni di reclusione. Partendo dalle evidenze raccolte, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno quindi avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del soggetto e del suo nucleo familiare allo scopo di verificare la coerenza del tenore di vita e del patrimonio agli stessi riconducibile con i redditi dichiarati. Tutto ciò nella consapevolezza che tra le misure più efficaci di contrasto alla criminalità organizzata vi è certamente quella dell’aggressione dei profitti derivanti dalle attività illecite già reinvestiti nel circuito economico legale.




Le indagini – condotte anche attraverso l’utilizzo di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati – hanno fatto emergere l’illecito arricchimento della famiglia Laudani. Infatti, tra l’altro, è stato accertato che l’ultima dichiarazione dei redditi di Salvatore Laudani, presentata nel 2008, recava un reddito di appena € 10, mentre, fino al suo arresto, è stato in grado di provvedere al regolare versamento di rate mensili dell’importo di 2.000 euro per un mutuo acceso per l’acquisto di due immobili. Pertanto, le Fiamme Gialle etnee hanno proposto alla competente A.G. l’adozione della confisca dei beni individuati, per un valore di circa 600 mila euro. La Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto la confisca di 2 immobili siti in Catania nonché delle quote di due società, una, con sede a Catania, operante nel settore edile e l’altra, con sede ad Acireale, attiva nel commercio di articoli di cartoleria.

Contestualmente, i giudici hanno anche disposto nei confronti del Laudani la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per la durata di due anni e sei mesi.
 
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°Lilo°
view post Posted on 1/12/2014, 08:32




CATANIA- Maxi operazione della Dia guidata da Renato Panvino contro il cuore della mafia militare. Sotto il coordinamento del procuratore Capo Giovanni Salvi è stato sequestrato il tesoro del clan dei Carateddi, capeggiato dal noto boss Orazio Privitera.

Lo scorso febbraio il Centro Operativo di Catania aveva eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Catania, che aveva consentito di trarre in arresto 28 persone, tra vertici e fiancheggiatori del potente gruppo criminale.





Il personale della D.I.A. di Catania sta oggi eseguendo, in esito a tre distinte proposte di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali formulate dal Direttore della DIA, Generale Nunzio Antonio Ferla, tre decreti di sequestro di beni emessi dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di tre degli arrestati, i catanesi Giuseppe Privitera di anni 43, fratello del capo clan Orazio , inteso Pilu Russu, Orazio Buda di anni 51, e Franco Marino di anni 41, originario di Scordia. I provvedimenti di sequestro interessano aziende, fabbricati, terreni, automezzi e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, a loro riconducibili.
 
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°Lilo°
view post Posted on 15/12/2014, 09:57




ROMA - Blitz dei carabinieri e della guardia di finanza contro il patrimonio della famiglia mafiosa del boss latitante Matteo Messina Denaro: sequestrati complessi aziendali, attività agricole e commerciali, terreni, fabbricati, autoveicoli e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 20 milioni di euro. Il maxi sequestro ha interessato diverse persone, tutte arrestate nel dicembre 2013 in quanto coinvolte, a vario titolo, nel supporto alla latitanza di Messina Denaro e nel controllo degli interessi economici a lui riconducibili.

Le indagini hanno consentito di ricostruire - anche grazie a precedenti accertamenti svolti dalla polizia - il circuito imprenditoriale del boss latitante, che attraverso suoi prestanome gestisce in modo occulto una vasta rete di società e imprese. Sono dunque emerse le infiltrazioni occulte di Cosa nostra e dei suoi leader storici negli affari di società e attività agricole e commerciali dislocate in diverse province della Sicilia e del Sud Italia.

Si tratta di un vero e proprio circuito imprenditoriale teso ad assicurare un completo controllo economico del territorio soprattutto nel settore dell'edilizia e del relativo indotto, mediante la gestione e la spartizione di importanti commesse.

Tra i destinatari dei provvedimenti di sequestro spicca Giovanni Filardo (cugino di Messina Denaro), titolare di fatto di varie società edili, che a fronte di redditi esigui aveva importanti disponibilità risultate di provenienza illecita. Precedenti indagini della polizia avevano poi già evidenziato il ruolo di Francesco Spezia, titolare fittizio - sempre secondo l'accusa - della Spe.Fra Costruzioni srl. Altri nomi emersi dall'inchiesta quelli di Vincenzo Torino e Aldo Tonino Di Stefano, considerati prestanome della Fontane d'oro Sas, impresa del settore olivicolo.

Tra i beni sottoposti a sequestro ci sono tre società, sette quote societarie e quattro ditte individuali, dodici autovetture, quattro veicoli industriali, una moto, tredici autocarri, tre semirimorchi, un fabbricato industriale, un immobile a destinazione commerciale, otto immobili ad uso abitativo, 29 terreni, quattro fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari, depositi a risparmio.

Già accertata, sottolineano sempre gli investigatori, la riconducibilità alla famiglia mafiosa del boss trapanese di diverse attività economiche controllate da Antonino Lo Sciuto, che avrebbe gestito, per conto dell'organizzazione, la realizzazione di importanti commesse pubbliche e private nell'area di Castelvetrano. Tra queste, le strade della zona industriale e le opere di completamento del cosiddetto Polo tecnologico di contrada Airone, ma anche i lavori per le piazzole e le sottostazioni elettriche del parco eolico Vento Divino, nel comune di Mazara del Vallo, in seguito a un accordo spartitorio con quest'ultimo mandamento mafioso.

In questo contesto investigativo rientrano anche le indagini sul conto di Nicolò Polizzi, secondo l'accusa uomo d'onore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, che avrebbe avuto un ruolo di condizionamento delle commesse pubbliche e private in ambito locale.
 
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