Il sole a scacchi 2014

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°Lilo°
view post Posted on 18/6/2014, 12:40




PALERMO - La droga arrivava a Palermo dalla Calabria. Cocaina che veniva spacciata a fiumi allo Zen. Il traffico era in mano a Guido Spina, che nella sua villa bunker ripeteva di essere stato investito direttamente dai capimafia di un tempo. E' quanto emerge dall'inchiesta antimafia denominata in codice 'Fiume'.

Cento agenti della Dia hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare con le accuse di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione. Spina nelle intercettazioni chiamava i boss i "cristiani buoni". Spina, 49 anni, sapeva come fare contenti i residenti dello Zen: nel quartiere periferico di Palermo nel corso di una festa a sue spese ha invitato il suo cantante preferito, il neomelodico Gianni Vezzosi. Il cantante, molto noto nei quartieri popolari palermitani, quella sera ha cantato ai boss "O killer", la storia di un sicario di mafia, e "Lettera a papà", la giornata di un detenuto.

L'operazione ha smantellato le cosche che operano nello storico mandamento di San Lorenzo e Tommaso Natale. Spina ordinava numerose estorsioni sia nei confronti di esercizi commerciali sia ai danni degli abitanti dei cosiddetti padiglioni dello Zen. Avrebbe gestito anche la cassa della famiglia mafiosa, provvedendo al mantenimento in carcere degli affiliati detenuti. La villa, sempre allo Zen, sarebbe stata una vera e propria roccaforte, dotata di sofisticati sistemi di sicurezza e trasformata in una sorta di supermercato della droga all'ingrosso e dettaglio. Una vera e propria catena di montaggio, sostengono gli inquirenti, in cui veniva impiegato tutto il nucleo familiare.

La cosca non si occupava solo dello spaccio di cocaina e del pizzo ai commercianti e agli imprenditori: vessava anche chi occupava le case popolari nei padiglioni dello Zen; un "obolo" in cambio di acqua e pulizia. Spina, pluripregiudicato per droga e mafia, era agli arresti domiciliari per motivi di salute. Le microspie piazzate dagli uomini della Dia hanno però accertato che stava bene. Adesso è in carcere al 416 bis.

Questi gli altri arrestati: Nicolò Cusimano, 34 anni; Antonino Di Maio, 61 anni; Alba Li Calsi, 47 anni; Antonino Spina, 23 anni; Angela Spina, 29 anni; Maria Valenti, 39 anni; Francesco Firenze, 37 anni; Vito Compierchio, 53 anni; Massimiliano Fanara, 40 anni; Maurizio Di Stefano, 36 anni; Paolo Meli, 54 anni. In carcere il provvedimento è stato notificato a Vincenzo Cosenza, 43 anni; Pietro Vitale, 32 anni; Salvatore Vitale 57 anni; Letterio Maranzano, 28 anni; Giuseppe Leto, 44 anni.
 
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°Lilo°
view post Posted on 30/6/2014, 15:07




GELA (CALTANISSETTA) - Con l'arresto di tre esponenti di Cosa nostra di Gela, eseguiti in nottata, la squadra mobile di Caltanissetta ritiene di avere impedito l'esplosione di una faida interna alla famiglia Rinzivillo mirante a conquistarne i ruoli di comando. L'accusa, a vario titolo, nei confronti dei tre indagati è di associazione mafiosa, estorsione e traffico di droga.

L'operazione è stata denominata "Fabula": le manette sono scattate per l'attuale reggente della cosca mafiosa, Davide Pardo, di 33 anni, per lo zio, Roberto Di Stefano, di 46 anni, ex collaboratore di giustizia che voleva riprendere il suo posto di capo dichiarando guerra al nipote, e Nicolò Piero Cassarà, di 47 anni, fedelissimo del Di Stefano, tutti di Gela.

Gli ultimi due all'inizio dello scorso mese di maggio avrebbero tentato di riprendere la guida del clan mafioso con agguati e intimidazioni. Tornato a Gela dopo un periodo di falso pentimento, Di Stefano mal sopportava che al suo posto di guida del clan ci fosse il proprio nipote, figlioccio del boss Ginetto Rinzivillo. Avrebbe perciò messo in piedi un suo gruppo per riprendere il posto di comando, dichiarando guerra a Pardo, con il quale aveva rotto ogni rapporto fino a minacciare di morte la propria moglie e i propri figli se non avessero abbandonato subito la casa in cui vivevano messa a loro disposizione dal "nipote-nemico". Pardo, per tutta risposta avrebbe reagito facendo sparare colpi di pistola contro l'abitazione di Cassarà che ospitava Di Stefano.

Nel corso delle indagini della squadra mobile, diretta da Marzia Giustolisi, è emerso che Cassarà, nella sua attività estorsiva, sceglieva come vittime imprenditori gelesi che avevano conti da saldare con la giustizia, facendo loro intendere di poter fungere da ago della bilancia per risolvere, o definitivamente compromettere, la loro situazione processuale, attraverso il ruolo di collaboratore di giustizia del Di Stefano, del quale millantava credito presso magistratura e forze dell'ordine.
 
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°Lilo°
view post Posted on 1/7/2014, 06:32




CATANIA - Un giro d'affari di 10 mila euro al giorno. Sarebbe stato questo il guadagno dell'organizzazione di trafficanti scoperchiata oggi dai carabinieri di Catania nel corso del blitz Lava. I militari, circa 200 quelli in azione, hanno passato al setaccio la zona del Fortino di Catania, quartiere "famoso" per essere considerato uno dei più proficui "supermarket" della droga.

Ventitré sono gli indagati che sono finiti in manette, tra questi anche diversi minori. I provvedimenti, infatti, sono stati emessi dai Gip di Catania sia su richiesta della Procura guidata da Giovanni Salvi che della Procura dei Minorenni. Per loro l'accusa formulata è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina e marijuana. I Carabinieri hanno effettuato circa 300 perquisizione per identificare eventuali depositi e nascondigli dello stupefacente.

L'indagine, coordinata dalla Dda, è stata molto delicata e articolata: è stato scoperto che l'organizzazione avrebbe operato secondo uno schema manageriale e gerarchizzato quasi di stampo aziendale. Le dosi giornaliere spacciate si aggirerebbero intorno alle 500 dosi: questo permetteva - come detto - "incassi" quotidiani di dieci mila euro.

Le telecamere dei carabinieri hanno registrato i vari metodi di vendita della droga. Un vero commercio al dettaglio: il passaggio della dose e del contante avveniva anche attraverso lanci diretti dal balcone o con un cestino allacciato ad una fune. C'erano anche i metodi "tradizionali": dal finestrino dell'auto, in fretta e furia per paura di essere beccati dagli sbirri. E le immagini mostrano anche che "nella velocità" qualche dose finiva a terra e prontamente veniva raccolta e consegnata al cliente.
 
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°Lilo°
view post Posted on 3/7/2014, 09:06




ATANIA - Un'operazione imponente. Coinvolti tre clan catanesi: Santapaola-Ercolano, Cappello-Bonaccorsi e Cursoti Milanesi. La Squadra Mobile ha assicurato alla giustizia oltre 40 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Per alcuni di loro la Dda di Catania ha contestato anche l'aggravante di stampo mafioso.

La retata antidroga della polizia è scattata nella notte. La Squadra Mobile diretta da Antonio Salvago ha eseguito un'ordinanza applicativa su delega della Procura di Catania. Agli arrestati oltre alle accuse per droga sono contestati, a vario titolo,, reati in materia di armi e intestazione fittizia di beni.

Attività illecite che si sarebbero sviluppate all'interno di un sodalizio criminale mafioso che coinvolgerebbe, come già evidenziato, non un clan, ma tre: i Santapaola - Ercolano, i Cappello - Bonaccorsi e i Cursoti Milanesi.
 
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°Lilo°
view post Posted on 8/7/2014, 08:01




CATANIA - Operazione congiunta tra Dia e Carabinieri per sferrare un duro colpo al clan Mazzei, meglio noti come i "carcagnusi". Nove persone, tra cui l'attuale capo Santo Mazzei e altri vertici della cosca, sono stati raggiunti da un ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania.


I Carcagnusi, secondo le ipotesi dell'accusa, avrebbero stretto rapporti con i clan della ‘ndrangheta operanti nella Piana di Gioia Tauro per un grosso traffico di stupefacenti. Per i 9 arrestati infatti tra le accuse c'è proprio quella dell'associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Completano il corollario delle contestazioni: il reato di associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e intestazione fittizia di beni.

Il Clan Mazzei grazie all'indagine, coordinata dalla Dda di Catania diretta dal Procuratore Giovanni Salvi, perde anche un consistente patrimonio di beni. Gli uomini della Dia, infatti, hanno eseguito sequestri di società, esercizi commerciali, conti correnti e unità immobiliari per un valore di circa un milione e mezzo di euro

I “Carcagnusi” furono affiliati a Cosa nostra palermitana per via del battesimo del suo capo storico Santo Mazzei, ad opera del noto boss corleonese Leoluca Bagarella, giunto nel 1992 appositamente a Catania per farlo uomo d’onore.

Edited by °Lilo° - 8/7/2014, 10:19
 
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°Lilo°
view post Posted on 9/7/2014, 07:48




CATANIA - Estate caldissima sul fronte degli arresti. Altro duro colpo inflitto a cosa nostra catanese. Finiscono in manette i componenti di una presunta associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga creata all'interno dell'organizzazione mafiosa della famiglia Santapaola Ercolano. 35 sono le misure cautelari che la Squadra Mobile ha eseguito nel corso della notte. I provvedimenti sono scattati dopo la richiesta, accolta dal Gip, della Procura di Catania al termine di una delicata indagine che ha portato a disarticolare il gruppo criminale.

Le contestazioni ai 35 indagati (20 già detenuti per altra causa) vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Santapaola-Ercolano) associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, reati in materia di armi ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante del metodo mafioso.
 
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Tex2
view post Posted on 14/7/2014, 00:41




CATANIA - Ieri, personale della Squadra Mobile ha arrestato Domenico Bertelli, classe 1979, in quanto destinatario di ordine di esecuzione per la carcerazione emesso in data 9.7.2014 dalla Procura della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catania, dovendo espiare la pena di anni 12 e mesi 4 di reclusione per il reato di traffico di sostanze stupefacenti. Il predetto era rimasto coinvolto nella nota operazione “REVENGE” condotta da questa Squadra Mobile nel mese di ottobre del 2009 nei confronti di numerosi esponenti della cosca “Cappello- Bonaccorsi”. L’ordine di esecuzione attiene ad una condanna per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanza stupefacente.
 
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°Lilo°
view post Posted on 18/7/2014, 12:11




CATANIA - Nella tarda serata di ieri, su delega della D.D.A. di Catania, personale di questa Squadra Mobile in collaborazione con la Squadra Mobile di Ravenna ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa in data 10.7.2014 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, traendo in arresto: Francesco Condorelli, classe 1972, poiché ritenuto responsabile, classe 1959, di tentata estorsione, pluriaggravata, di stampo mafioso.

I FATTI. Nei primi giorni del mese di novembre dello scorso anno, presso un locale-pizzeria del centro storico di Catania, veniva recapitata una missiva con cui ignoti richiedevano di preparare la somma di “60 mila euro”. Personale della Sezione Reati contro il Patrimonio - Squadra “Antiracket”, con il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica, avviava le conseguenti indagini realizzando una mirata attività di controllo del locale ove si riteneva che gli autori della richiesta estorsiva sarebbero ritornati. L’attività dava i suoi effetti allorquando la sera del 22 novembre 2013, all’interno del locale veniva notata la presenza di un individuo che, dopo essere entrato ed avere scambiato qualche battuta con un addetto alla sala, si allontanava.

Dopo qualche ora l’uomo anzidetto faceva ritorno nel locale, incontrandosi con i titolari, ai quali reiterava la richiesta estorsiva già avanzata con la lettera anonima. Il personale operante, dopo avere monitorato la scena, procedeva a bloccare all’uscita del locale l’uomo che veniva condotto presso gli uffici della Mobile. L’individuo veniva tratto in arresto in flagranza del reato di tentata estorsione con l’aggravante, per le modalità tipicamente mafiose della richiesta del “pizzo”.





Le indagini erano tutt’altro che concluse anzi proseguivano alacremente alla ricerca dell’altro soggetto che si era presentato presso il locale ed all’individuazione della cosca che aveva avanzato la richiesta estorsiva. L’intuito degli investigatori si rivelava corretto atteso che le indagini, corroborate da servizi di intercettazione disposti dalla Procura, consentivano di addivenire all’identificazione di Francesco Condorelli quale soggetto che aveva recapitato la lettera estorsiva il quale, in concorso con Amore, aveva agito avvalendosi delle modalità e condizioni previste dall’art. 416 bis c.p. al fine di agevolare l’associazione mafiosa Santapaola - Ercolano.

In particolare veniva riscontrata una circostanza attenzionata dagli investigatori, ossia che l’importo richiesto, “60 mila euro”, poteva sottendere la famiglia mafiosa di riferimento degli esattori del pizzo ( Santapaola - Ercolano, ndr). Invero le indagini evidenziavano come l’episodio fosse maturato nell’ambito della locale articolazione della famiglia Santapaola. La Procura Distrettuale sulla scorta degli elementi raccolti avanzava richiesta di misura cautelare che veniva emessa dal G.I.P. nella giornata del 10 luglio scorso. Da attività info-investigativa emergeva che Condorelli non si trovava a Catania essendosi temporaneamente trasferito nella città di Ravenna, laddove in effetti veniva catturato in collaborazione con la Squadra Mobile del capoluogo romagnolo.
 
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°Lilo°
view post Posted on 25/7/2014, 07:15




PATERNO' - I Carabinieri della Stazione di Paternò hanno arrestato Lucia Immacolata Marici, 29enne, di Paternò, Sorvegliata Speciale di Pubblica Sicurezza, ritenuta vicina alla consorteria mafiosa Morabito-Rapisarda su ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Catania.

La donna, già arrestata dai Carabinieri di Paternò durante l’Operazione “Baraonda” nel 2011, dovrà espiare la pena residua di 1 anno, 3 mesi e 5 giorni poiché responsabile del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, commesso tra maggio 2004 e agosto 2011 a Paternò.




L’arrestata, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stata tradotta nel carcere di Piazza Lanza.
 
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view post Posted on 27/7/2014, 23:25
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MASCALI (CT)- I Carabinieri della Stazione di Mascali hanno arrestato Antonino Cannata, 68enne, del luogo, su ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso la Corte D’Appello di Catania.

L’uomo dovrà espiare la pena di 2 anni e 4 mesi di reclusione poiché ritenuto responsabile del reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dall’aver agito con il metodo mafioso, commesso nel 2007 a Catania.
 
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°Lilo°
view post Posted on 5/8/2014, 08:58




CATANIA- Mario Pappalardo, coinvolto nell'operazione Ippocampo, latitante ricercatissimo, è stato assicurato alla giustizia grazie all'indagine della Dia sotto il coordinamento della Procura di Catania.

La Direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino, noto per gli arresti di pericolosi 'ndranghetisti e per aver catturato gli autori della strage di Duisburg, sotto il coordinamento del procuratore Capo Giovanni Salvi, ha concluso una delle operazioni più importanti degli ultimi anni, riuscendo ad arrestare Mario Pappalardo, latitante sfuggito all'operazione che aveva inchiodato, poche settimane addietro, gli esponenti del clan Mazzei che gestivano lo spaccio di droga e le estorsioni nei quartieri storici di Catania. Pappalardo è accusato di

di appartenere, con ruolo verticistico, all’organizzazione mafiosa denominata Mazzei alias “carcagnusi”, omonima del capo mafia Mazzei Sebastiano, Nucciu u “caccagnusu”, in atto ricercato (figlio di Santo Mazzei, detenuto al 41 bis OP, considerato uomo d’onore, vicino ai noti mafiosi Bagarella e Brusca, entrambi legati al mandamento di Corleone).

Il Pappalardo, alla vista del personale della DIA, avendo intuito che gli era stata preclusa ogni via di fuga, non ha opposto alcuna resistenza


Giovanni Salvi, procuratore Capo di Catania





Un colpo durissimo alla mafia militare, che arriva nel momento in cui il clan Mazzei è arrivato all'apice della sua potenza, controllando il mercato del pesce di Catania, il più grande del Meridione, e importanti attività imprenditoriali.

All’interno dell’abitazione, insieme a Pappalardo, sono state identificate altre tre persone, deferite alla competente A.G. per il reato di favoreggiamento personale. Nel medesimo contesto, il personale operante ha proceduto al sequestro di vario materiale, nonché al sequestro amministrativo di armi lunghe e corte con il relativo munizionamento, il tutto al vaglio delle competenti Autorità.

La cattura di Pappalardo ha visto impegnati uomini della Dia romana coordinati dal direttore Arturo De Felice, che ha deciso di investire le migliori energie investigative nella lotta alla mafia, soprattutto a Catania. De Felice è stato presente durante l'operazione contro i prestanome del boss Angelo Santapaola, ucciso durante la guerra di mafia che ha acceso gli animi all'interno della famiglia mafiosa guidata da Aldo Ercolano e Vincenzo Santapaola.

La famiglia Mazzei esercita l’egemonia mafiosa nella città di Catania ed in particolare nel noto quartiere di San Cristoforo, dove a seguito dell’operazione Ippocampo sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di € 1.500.000; quest’ultima, negli anni ha assunto la leadership nel traffico di stupefacenti, in stretto collegamento con le famiglie mafiose della Piana di Gioia Tauro (RC). Nel panorama catanese la famiglia dei carcagnusi è considerata tra le più pericolose per la spietatezza con la quale, i sodali, esercitano l’egemonia criminale nel territorio di competenza; inoltre, il fatto di essere federati con il clan agguerrito dei “corleonesi”, che hanno insanguinato con le loro azioni la città di Palermo, evidenzia la pericolosità della cosca, irridente di qualunque contrasto posto in essere dalle istituzioni.
 
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°Lilo°
view post Posted on 30/8/2014, 14:04




BELPASSO. Imprenditori sempre più coraggiosi. Ancora una volta è la denuncia di una vittima del pizzo ad aiutare la macchina della giustizia a fare il suo corso. Questa storia parte da Belpasso: un imprenditore edile ha dovuto subire soprusi e intimidazioni da parte di due uomini. I presunti estorsori sono Angelo Monaco, 59 anni, e del genero Paolo Mirmina Spatalucente, 34 anni, entrambi di Noto. Le manette sono scattate ieri mattina, ad eseguire l'arresto sono stati i carabinieri di Paternò dove la vittima ha sporto denuncia.

Sei anni fa il titolare della ditta edile di Belpasso si era avvalso, attraverso un appalto pubblico, della società diretta da Monaco per alcuni lavori in subappalto. Nel 2008 Monaco, all'epoca già condannato per associazione mafiosa, è stato arrestato. Questo fatto costrinse la vittima ad interrompere il rapporto di collaborazione con la ditta subappaltante.




Da quel momento Mirmina, l'altro socio, iniziò a chiedere il denaro all'imprenditore belpassese, nonostante il debito fosse già stato pagato per le opere compiute. Il dramma si aggrava quando Monaco viene scarcerato lo scorso luglio. A quel punto i due presunti aguzzini, forti dello spessore criminale, hanno alzato il tiro: minacce e richieste di somme di denaro sempre più alto.

L'esasperazione ha portato la vittima a raccontare la sua storia ai carabinieri che hanno pianificato la trappola. I due sono finiti in manette mentre intascavano 5 assegni da 10mila euro ciascuno non intestati. I due sono detenuti a Bicocca.

Edited by °Lilo° - 30/8/2014, 15:20
 
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°Lilo°
view post Posted on 30/8/2014, 14:19




ATANIA. Vincenzo Mirenda, 41 anni, titolare di un chiosco per la vendita di bibite nel rione San Giovanni Galermo, è stato arrestato da carabinieri del comando provinciale di Catania in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. L'uomo, il 20 agosto scorso, è stato bloccato da militari del reparto operativo mentre ritirava la tangente mensile di 3.000 euro da un imprenditore del settore della commercializzazione di apparecchiature di intrattenimento che pagava il 'pizzo' dall'inizio degli anni '90. Nell'inchiesta emergerebbe che sono almeno due le società taglieggiate da circa 20 anni. Nell'abitazione di Mirenda gli investigatori hanno poi trovato una pistola con la matricola abrasa e munizioni. Nell'ambito della stessa operazione, coordinata dalla Dda della Procura di Catania, i carabinieri hanno fermato tre presunti complici di Mirenda: Vittorio Fiorenza, di 33 anni, Antonio Varisco, di 49, e Laura Guarnaccia.
 
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view post Posted on 22/9/2014, 00:30
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E' stato catturato dai carabinieri nella frazione di Piano Tavola, in territorio di Belpasso Davide Seminara 36 anni, sfuggito alla cattura nell'ambito dell'operazione "Forte Apache",
 
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°Lilo°
view post Posted on 22/9/2014, 15:19




15:17 Siracusa - Picchia la moglie dopo una lite, in manette 36enne13:11 Acireale - Benzinaio minaccia di darsi fuoco11:58 Roma - Perturbazione mediterranea in arrivo, da domani calano le temperature al Sud11:50 Palermo - Muore in ospedale pensionata investita da motociclista11:22 Ciminna - Pompieri recuperano disabile caduto in una scarpata con la sedia a rotelle11:04 Palermo - Cittadinanza onoraria a Gino Strada10:36 Salina - I fratelli Taviani, Moni Ovadia, Irene Grandi e Stefano Sollima da domani al Doc Fest09:17 Pozzallo - Fermato presunto scafista
Pubblicato: 22/09/2014

lasiciliaweb›› Sicilia›› "Cavalli di ritorno", stop al clan etneo...

"Cavalli di ritorno", stop al clan etneo
Randazzo: sgominato il gruppo dei Ragaglia, legati ai Laudani. Chiedevano il pizzo per restituire quanto rubavano. Tra le accuse anche quella del sequestro di persona. All'interno tutti i nomiarresti carabinieri 37 1 Blogger1 Google +1 Commenta
CATANIA - Un'associazione specializzata nelle estorsioni, prevalentemente con la tecnica del 'cavallo di ritorno' (il pagamento del pizzo per la restituzione delle refurtiva al legittimo proprietario), è stata sgominata a Randazzo dai carabinieri, che hanno arrestato 8 persone.

Il gruppo al centro dell'inchiesta, denominata "Trinacium" (dall'antico nome di Randazzo), è quello dei Ragaglia, che prende il nome dal suo capo, il 45enne Claudio Ragaglia, chiamato dai suoi affiliati il 'direttore' e affiancato dal fratello Antonino Salvatore, di 52 anni. Sarebbero legati alla 'famiglia' Laudani.

Assieme a loro, in esecuzione di un ordine di carcerazione, sono stati arrestati anche Giuseppe Cartillone, di 42 anni, Giuseppe Minissale, di 51, e Luigi Virgilio, di 33. Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Samuele Rosario Lo Castro, di 29 anni, già detenuto a Palermo per altra causa, Paolo Rombes, di 57 anni, e Antonio Salvatore Sapiente, di 48. Altri due indagati sono attualmente irreperibili.

"Le indagini dei carabinieri - ha spiegato il procuratore Giovanni Salvi - hanno permesso di evidenziare il tentativo della cosca di assumere il controllo del territorio, oltre che col controllo di ogni attività illecita anche mediante l'accurata gestione dei rapporti con altri gruppi criminali limitrofi. Ma l'operazione ha posto fine a tutto questo".

La forza intimidatrice del clan, specie in occasione del recupero delle somme concesse ad usura, si è manifestata con particolare violenza, tanto che, in uno degli episodi contestati, la vittima è stata sequestrata, obbligata a salire in auto e, una volta condotta in un casolare, legata, picchiata e minacciata di morte con una pistola.
 
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