Il sole a scacchi 2012

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view post Posted on 11/1/2012, 13:45
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MESSINA - Operazione della polizia contro l'usura, a Messina. Quattro persone sono state raggiunte da un'ordinanza di applicazione di misura cautelare. I provvedimenti sono stati eseguiti dagli agenti della sezione di pg presso la locale Procura.
 
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view post Posted on 25/1/2012, 12:27




Gela, risolto un omicidio del '92



CALTANISSETTA - A 20 anni da un omicidio commesso a Gela il 16 settembre '92, durante la guerra di mafia, la Squadra mobile di Caltanissetta ha arrestato 4 persone per l'assassinio di Eros Gianluca Malvezzi, 24 anni, massacrato con sei colpi di pistola in contrada Spinasanta.

Gli ordini di custodia cautelare in carcere, nell'ambito dell'operazione "Mali Mores", hanno raggiunto Nunzio Cascino, 43 anni, Alessandro Emmanuello, 44 anni, detenuto al 41 bis per associazione mafiosa, e i collaboratori di giustizia Crocifisso Smorta e Angelo Cavaleri.

L'omicidio sarebbe avvenuto perchè la vittima, uno spacciatore di droga, non voleva riconoscere il primato della famiglia Emmanuello nel giro della criminalità. Così i suoi stessi complici decisero di ucciderlo per fare un favore ad Alessandro Emmanuello.
 
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view post Posted on 27/1/2012, 16:37




Operazione Efesto, 11 arresti a Catania


I carabinieri del Ros di Catania hanno eseguito a Catania 11 fermi, tutti indagati per associazione mafiosa, e che apparterrebbero a due gruppi dello stesso clan che stavano per dare vita a una nuova sanguinosa guerra criminale. I provvedimenti sono stati emessi dalla locale Procura Distrettuale Antimafia. Al centro delle indagini del R.o.s., le dinamiche associative di Cosa Nostra Etnea e soprattutto azioni di fuoco gia' pianificate e riconducibili a tensioni interne tra la componente dei Mirabile e quella di Giuseppe Ercolano e Benedetto Santapaola.

Ad essere fermati sono, Francesco, Carmelo, Pietro, Paolo e Angelo Mirabile, Nizza Daniele, Saitta Lorenzo, Santapaola Antonino (figlio di Salvatore), Vacante Roberto, Guglielimnio Salvatore e Schillaci Lorenzo. "Non c'e' ancora - ha detto il procuratore Salvi - un provvedimento cautelare nei loro confronti, perche' si tratta di un fermo d'urgenza. "Siamo dovuti intervenire per evitare che ci potesse essere spargimento di sangue", aggiunge il procuratore Giovanni Salvi, che spiega, la vicenda si ricollega all' operazione Dioniso, fu necessario intervenire per evitare un attentato. Si tratta di una situazione in contino mutamento che stiamo monitorando costantemente".

Le indagini hanno permessso di accertare gli attriti all'interno del gruppo Ercolano-Mangion, in collegamento con i figli di Nitto Santapaola, ed i fratelli Antonino e Salvatore Santapaola, vicini alla famiglia Mirabile. Il blitz di questa mattina, ha permesso di salvare la vita a Lorenzo Schillaci e Salvatore Gugliemino , destinati ad essere uccisi, per uno sgarro. Un tempo appartenenti al gruppo dei Miarabile e successivamente passati al clan opposto, i Killer, secondo gli investigatori "erano in attesa del nulla osta", che doveva partire dal reggente della famiglia, l' ergastolano Giuseppe Mirabile che dal carcere ne parlava con i familiari. Il motivo sarebbe da collegare per il controllo del territorio nel calatino. Alla conferenza stampa hanno preso parte il procuratore capo Giovanni Salvi, il comandante provinciale dei Carabinieri Giuseppe La Galla, il generale Parente, vice comandante dei Ros, e il comandante dei Ros di Catania il maggiore Lucio Arcidiacono .
 
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view post Posted on 1/2/2012, 12:40





CATANIA - Pio Giuseppe Scardaci, di 26 anni, è stato arrestato da agenti della squadra mobile della Questura di Catania per detenzione illegale di arma da fuoco. Nella sua abitazione la polizia ha trovato e sequestrato un fucile calibro 16 e diverse munizioni. Secondo gli investigatori, Scardaci sarebbe vicino a esponenti di una frangia cosca dei Cursoti milanesi.

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CATANIA - Carabinieri del Ros hanno notificato in carcere un'ordinanza di custodia cautelare ai presunti reggenti di due fazioni di Cosa nostra di Catania che, secondo l'accusa, stavano per dare vita a una faida interna. I destinatari dei provvedimenti sono Giuseppe Mirabile, di 36 anni, ritenuto il capo dell'omonimo gruppo legato alla 'famiglia' Santapaola, e Orazio Benedetto Cocimano, di 48 anni, che era transitato con la cosca Ercolano.

I provvedimenti, emessi dal Gip, che ipotizzano il reato di associazione mafiosa, fanno seguito all'operazione Efesto dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda della Procura di Catania, che il 27 gennaio scorso hanno eseguito 11 fermi.

Le indagini hanno accertato l'esistenza di una conflittualità interna alla famiglia di Catania per il controllo del territorio e la spartizione dei proventi delle attività illecite. Le intercettazioni hanno documentato la crescente tensione fra le due componenti di Cosa nostra etnea che aveva determinato il gruppo Mirabile a pianificare attentati nei confronti di ex esponenti della componente Mirabile poi passati nelle file degli Ercolano.

Secondo le indagini dei carabinieri del Ros l'autorizzazione a compiere attentati sarebbe stata data da Mirabile, dal carcere, servendosi di familiari come 'corrieri' per i suoi messaggi al clan.
 
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view post Posted on 8/2/2012, 14:15




Mafia, 14 arresti a Catania:
presi boss dei clan rivali
In manette Simone Arena l'unico dei 5 figli
maschi ancora in libertà del capo mafia

CATANIA - La Squadra mobile di Catania ha arrestato 14 presunti mafiosi appartenenti a due organizzazioni tra loro contrapposte, che operano nel popoloso rione di Librino, specializzate soprattutto nel traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi. Nei loro confronti sono state eseguite due diverse ordinanze di custodia cautelare richieste dalla Dda della Procura del capoluogo etneo. Tra gli arrestati la polizia ritiene ci siano anche elementi di spicco dei due clan contrapposti.

PRESO SIMONE ARENA - Tra loro c'è anche Simone Arena, l'unico dei cinque figli maschi ancora in libertà del capo mafia dal quale prende nome la «famiglia» anche lui detenuto e ritenuto l'organizzatore nelle spaccio nel famigerato Palazzo di Cemento, che eseguiva utilizzando anche pusher minorenni. Tra gli arrestati c'è Fabrizio Nizza, che è ritenuto dagli investigatori una figura di primo piano dell'area militare della cosca Santapaola.
 
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view post Posted on 10/2/2012, 08:50




(AGI) - Caltanissetta, 9 feb. - Arrestato in Belgio dalla Squadra Mobile di Caltanissetta un pericoloso latitante di Niscemi, affiliato all'organizzazione mafiosa della 'Stidda' ed evaso l'11 novembre scorso dal carcere di Padova. Si tratta di Gaetano Trainito, 49 anni, noto come "Tanu occhio di vetro" in quanto privo dell'occhio sinistro. L'uomo, considerato un esponente di spicco della 'Stidda', killer di professione, e' stato arrestato a Liegi, dove vivono la moglie e i suoi figli e dove si era rifugiato, prendendo un appartamento in affitto.
Trainito aveva fatto perdere le sue tracce quando aveva ottenuto dal carcere un permesso, per partecipare alla tumulazione della madre, e non aveva fatto rientro. A tradirlo la voglia di bere una birra. E' stato bloccato, nell'ambito dell'operazione "Star Glass", mentre era all'interno del bar "Centro Culturale Italiano di Liegi" in via Rue The'odore Cuitte . Trainito dovra' rimanere detenuto fino al 2024 per scontare una condanna emessa dalla Corte di Assise d'Appello di Milano il 21 maggio 2003, per omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso ed altro. (AGI) Cl1/Rap
 
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view post Posted on 15/2/2012, 15:59




PALERMO. I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo hanno arrestato cinque persone accusate di estorsione aggravata dall'avere agevolato la mafia. L'inchiesta che ha portato alle misure cautelati, emesse dal gip Nicola Aiello, è la prosecuzione di una indagine della dda coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai pm Caterina Malagoli e Francesco Grassi, nata nel corso della ricerca del boss Gianni Nicchi.
L'indagine, che consentì di ricostruire l'organigramma del clan dei Pagliarelli, oggi ha portato all'individuazione del gruppo di estortori che ha taglieggiato per anni una pasticceria palermitana. A partire dal 2007, infatti, i proprietari dell'attivita" commerciale sono stati costantemente sottoposti alla pressione del racket e costretti a versare, oltre a rate fisse a Natale e Pasqua, denaro per le famiglie dei carcerati e a fornire ai boss prodotti della pasticceria anche per 750 euro.
Dall'inchiesta, inoltre, è emerso un nuovo "metodo" di taglieggiamento: ai commercianti ogni settimana viene imposto l'acquisto di tagliandi della lotteria al prezzo di novanta euro a blocchetto. In questo modo la cosca nasconde l'imposizione del pizzo dietro un'attività clandestina ma comunque molto popolare nelle borgate palermitane; inoltre l'assoggettamento indistinto di tutti i commercianti consente alle famiglie di incassare 9000 euro a settimana che si aggiungono alle "ordinarie" estorsioni.
L'esiguità della somma da versare garantisce una generale omertà delle vittime che preferiscono pagare un pizzo modesto piuttosto che denunciare. Alcuni commercianti, comunque, hanno collaborato con gli inquirenti.
Gli arrestati sono Domenico Marchese, 44 anni, Davide Schillaci, 42 anni, Antonino Bertolino, 56 anni, Carmelo Bongiorno, 32 anni e Giovanni Adamo, 40 anni.





CATANIA - Un uomo di 68 anni, Vincenzo Copia, è stato arrestato a Catania da agenti della squadra mobile perché deve espiare una pena di cinque anni, 10 mesi e 7 giorni di reclusione per rapina, estorsione e usura con l'aggravante dell'agevolazione di associazione mafiosa. I reati, con l'aggravante di aver commesso i fatti avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis riferibile all'associazione mafiosa del clan Santapaola e per agevolare l'attività del clan, sono stati commessi tra il 2007 e il 2008 ai danni di un commerciante di preziosi di un paese dell'hinterland catanese, il quale è stato costretto a pagare somme di denaro con interessi usurari mensili del 10%, pari al 120% annuo.

Edited by Tex - 15/4/2012, 11:06
 
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view post Posted on 22/2/2012, 00:51




CALTAGIRONE (CATANIA) - Prestiti con tasso d'interesse superiore al 166%, con garanzie su immobili o veicoli di proprietà delle vittime, e imposizione di lavori e forniture di calcestruzzo a imprese che lavoravano nel Calatino per "non avere problemi". Sono le attività de 'I Carusi', i ragazzi, come si presentano a commercianti e imprenditori i 12 arrestati da carabinieri nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Caltagirone contro l'usura e il racket del pizzo.

Alle indagini dei militari dell'Arma, che si sono avvalse di intercettazioni e pedinamenti, che nasce dall'operazione 'Efesto' del 2010, hanno contribuito alcune delle vittime che hanno rifiutato di pagare tangenti o dare lavori in subappalto e hanno invece collaborato con gli investigatori.
Diverse sono state, infatti, le denunce ai carabinieri di imprenditori, anche di livello nazionale, impegnati nel Calatino nella costruzione di strade, impianti fotovoltaici e aree di servizio delle minacce subite da esponenti del gruppo.

Gli arrestati, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal gip di Caltagirone su richiesta del procuratore capo Francesco Paolo Giordano, sono: Francesco Paolo Ragusa, di 59 anni, Fabio Giuseppe Specchiale, di 36, Oscar Maria Crimi, di 36, Giuseppe Modica, di 24, Salvatore Modica, di 22, Andrea Ragusa, di 27, Emilio Giuseppe La Rocca, di 41, Francesca Placenti, di 47, Giuseppe Disilvestro, di 31, Michele Coppoletta, di 44, Francesco Paolo Monteleone, di 57, e Franco Di Stefano, di 55.
 
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view post Posted on 29/2/2012, 20:48




CATANIA - Nascondevano un chilo e 200 grammi di marijuana, una mitraglietta con munizioni e silenziatore, un fucile calibro 12 rubato, cartucce e un giubbotto antiproiettile. Per questo la polizia ha arrestato a Catania Agata e Lidia Arena, di 31 e 26 anni, figlie di Giovanni, uno dei boss mafiosi che per anni ha gestito lo spaccio di droga nel palazzo di cemento del quartiere Librino. L'intera famiglia Arena è ora in carcere.

Le due donne sono accusate di detenzione di armi e munizioni comuni e da guerra, e di ricettazione, detenzione di stupefacenti. Armi e droga sono state trovate dopo una perquisizione eseguita con un cane della polizia, in un appartamento nella disponibilità delle Arena, in viale Moncada. La polizia ha trovato anche apparecchiature per rilevare micro-trasmettitori e disturbatori di frequenze.

Il boss Arena venne arrestato nell'ottobre scorso dopo 18 anni di latitanza: venne trovato nascosto in una cassapanca occultata nell'armadio di un letto a ponte della propria abitazione.
Tutto il nucleo familiare degli Arena è ora in carcere: il capomafia Giovanni, sua moglie Loredana Agata Avitabile, considerata la zarina della droga, e gli altri figli maschi.
 
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view post Posted on 1/3/2012, 20:01




ENNA - Sei persone, tra cui due imprenditori, sono state arrestate dalla Squadra Mobile di Enna nell'ambito di un'operazione antimafia denominata in codice "Nerone 2". L'inchiesta è coordinata dai magistrati della Dda di Caltanissetta che contestano agli indagati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e illecita concorrenza con minaccia e violenza.

Gli imprenditori, uno di Ramacca (Catania) e l'altro di Isnello (Palermo), sono accusati di essere "a disposizione" di Cosa Nostra. I due sarebbero riusciti ad aggiudicarsi alcuni appalti per il rifacimento delle opere di urbanizzazione della zona artigianale di Aidone grazie alle pressioni e alle intimidazioni esercitate da esponenti delle cosche mafiose dell'ennese nei confronti di altre ditte locali. Due degli altri quattro arrestati sono già stati condannati in primo grado per associazione mafiosa; tre sono attualmente detenuti.

Gli imprenditori arrestati sono Nicola Crapa, di Isnello (Pa), 45 anni; Antonino La Mastra, di Raddusa (Ct), 54; Luigi Gigliara, nato a Rivoli (To), ma residente ad Aidone, 48. Una nuova ordinanza di custodia è stata notificata a tre persone già detenute: Vincenzo Scivoli, 43, di Aidone; Elena Caruso, 42; Ivano Antonio Di Marco, 39, di Raddusa.

'Nerone' 2 è la seconda tranche dell'operazione denominata 'Nerone' che nel 2010 ha fatto luce sull'esistenza ad Aidone di un'articolazione della famiglia mafiosa di Enna, che aveva cominciato a ricattare sistematicamente le imprese aggiudicatarie dei lavori nel territorio comunale. Tra gli esponenti di spicco dell'operazione 'Nerone 2', Vincenzo Scivoli, Ivano Antonio Di Marco e Riccardo Abati, già condannati nel maggio 2011 dal gup di Caltanissetta, per il reato associativo e numerosi episodi estorsivi.

L'imprenditore di Isnello, Nicola Crapa, in un primo momento vittima di estorsioni, sarebbe diventato un punto di riferimento per i mafiosi. Dopo avere pagato la 'messa a posto', mentre eseguiva i lavori di demolizione e ricostruzione di un fabbricato nel quartiere San Giacomo, ad Aidone, e avere rifiutato qualsiasi forma di collaborazione con gli inquirenti, si sarebbe trasformato in un imprenditore di fiducia che "doveva prendere lavori", perché "amico" disponibile al pagamento della tangente. Crapa, di sua iniziativa, avrebbe cercato di agganciare referenti mafiosi di particolare "peso" nell'Ennese, per facilitare i rapporti con l'organizzazione.

Per l'altro imprenditore arrestato, Antonino La Mastra, il collaboratore di giustizia Di Fazio aveva già parlato dei legami con Cosa nostra, grazie al quale La Mastra poteva disimpegnare agevolmente la propria attività imprenditoriale.
 
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view post Posted on 4/3/2012, 16:28




CATANIA - Vincenzo Santapaola, 43 anni, figlio del boss ergastolano Benedetto, è stato arrestato da carabinieri del Ros di Catania nell'ambito dell'inchiesta Iblis su presunti rapporti tra mafia, imprenditoria e politica. Nei suoi confronti, il 28 febbraio scorso, il Tribunale del riesame ha confermato la richiesta di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Procura.

Vincenzo Santapaola era sfuggito al blitz Iblis del 3 novembre 2010, rendendosi irreperibile. Durante la sua latitanza il Tribunale del riesame aveva annullato l'ordine di arresto. Contro questa decisione la Procura di Catania ha ricorso in Cassazione, che ha disposto l'annullamento del provvedimento dei giudici e rinviata la decisione a un altro collegio. Un diverso Tribunale del riesame ha valutato la posizione di Vincenzo Santapaola e ha ritenuto che esistono le esigenze cautelari, ripristinando l'ordine di arresto che è stato eseguito da carabinieri del Ros.
 
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view post Posted on 8/3/2012, 08:26




UN'ALTRA ORDINANZA DI ARRESTO ANCHE PER IL PENTITO CALOGERO PULCI
Nuovi arresti per la strage di via D'Amelio
Ordinanze di custodia cautelare in carcere per il boss Salvatore Madonia e per Vittorio Tutino e Salvatore Vitale

MILANO - La Dia ha eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare del Gip di Caltanissetta per 4 indagati nella nuova inchiesta sulla strage di Via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Riguardano uno dei presunti mandanti, il boss Salvatore Madonia, e due presunti esecutori, Vittorio Tutino e Salvatore Vitale. Un'altra ordinanza è stata eseguita per un pentito, Calogero Pulci per falsa testimonianza.
LE ACCUSE - Il provvedimento è stato notificato dalla Dia in carcere a Madonia e Tutino, perchè già detenuti, e nella casa di cura in cui è ricoverato, agli arresti domiciliari, per gravi patologie a Vitale. L'ordinanza scaturisce dall'inchiesta aperta dalla Procura nissena sulle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che ha portato alla revisione dei processi «Borsellino» e «Borsellino-bis» davanti la Corte d'appello di Catania. Lo stesso pentito è indagato, così come Madonia, Tutino e Vitale, per strage aggravata. Ma agli arrestati sono stati attribuiti anche altri reati quali l'aver agevolato l'associazione mafiosa e avere agito anche per fini terroristici. Tutino è accusato di aver effettuato, assieme a Spatuzza, il furto della Fiat 126 da utilizzare per la strage. Avrebbe anche procurato due batterie e un'antenna, necessari per alimentare e collegare i dispositivi di innesco dell'esplosivo collocato nella Fiat 126 parcheggiata in via D'Amelio. Salvatore Vitale, già condannato per il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, avrebbe procurato l'esplosivo i congegni elettronici per l'autobomba, e sarebbe stato la «talpa» degli attentatori in via D'Amelio, dove abitava in un appartamento situato al piano terra dello stesso edificio in cui viveva Rita Borsellino, la sorella del magistrato. Da quella posizione «privilegiata», Vitale secondo l'accusa fornì supporto logistico per la preparazione della strage e informazioni indispensabili circa la presenza e le abitudini della famiglia, e soprattutto sulle visite che il giudice Borsellino faceva ai familiari in via D'Amelio. Vitale avrebbe inoltre messo a disposizione di Giuseppe Graviano il suo maneggio in contrada Regia Corte, dove Spatuzza ha riferito di aver consegnato allo stesso Graviano le targhe per la Fiat 126 imbottita di esplosivo.

LA SVOLTA - Le nuove ordinanze di custodia cautelare si inquadrano nella revisione dei processi sulla strage di via d'Amelio e darebbero corpo alla nuova ricostruzione dei veri motivi dell'uccisione del giudice palermitano e della sua scorta. Secondo quanto sta emergendo dalle nuove indagini il giudice Paolo Borsellino venne ucciso dalla mafia assieme a cinque uomini della sua scorta nell'attentato di via D'Amelio perchè era percepito dal boss di Cosa Nostra Totò Riina come un «ostacolo» alla trattativa con esponenti delle istituzioni. Una trattativa che «sembrava essere arrivata su un binario morto» e che il capomafia voleva «rivitalizzare» con una sanguinaria esibizione di potenza. «La tempistica della strage è stata certamente influenzata dall'esistenza e dalla evoluzione della così detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa nostra» si legge negli atti della Procura di Caltanissetta. «Dalle indagini è altresì risultato», scrivono ancora i Pm nisseni che al riguardo richiamano la testimonianza di Liliana Ferraro, succeduta a Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, «che della trattativa era stato informato anche il dottor Borsellino il 28 giugno del 1992. Quest'ultimo elemento aggiunge un ulteriore tassello all'ipotesi dell'esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale ostacolo da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage».

DICHIARAZIONI - Secondo la Procura di Caltanissetta, «questa conclusione è legittimata, tra l'altro, dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanni Brusca a proposito dell'ordine ricevuto da Salvatore Riina di sospendere, nel giugno 1992, l'esecuzione dell'attentato omicidiario nei confronti dell'onorevole Calogero Mannino perchè vi era una vicenda più urgente da risolvere». Mannino, ex ministro democristiano e segretario della Dc siciliana, è stato di recente iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa, per ipotetiche pressioni che, temendo di essere ucciso, avrebbe esercitato all'epoca delle stragi per un ammorbidimento del regime carcerario del 41 bis. L'ordine dato dal boss corleonese di interrompere la preparazione dell'agguato contro Mannino, secondo i magistrati di Caltanissetta, «appare rivelatore della decisione da parte del Riina quanto meno di anticipare l'esecuzione del progetto omicidiario già deliberato - dalla commissione provinciale di Palermo di cosa nostra nel dicembre del 1991 - nei confronti del dottor Paolo Borsellino». Borsellino, due giorni dopo la strage di Capaci, aveva incontrato il capo del Ros dei carabinieri Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, e «il primo luglio 1992, con certezza, il dottor Borsellino aveva incontrato al Ministero dell'Interno il capo della polizia Parisi ed il Prefetto Rossi, nonchè il ministro Mancino», ricostruiscono i Pm a proposito dei contatti istituzionali del magistrato nei giorni dell'approccio dei carabinieri con l'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, indicato come il tramite della trattativa. Interrogato il 17 marzo 1993, Ciancimino tentò però di collocare l'inizio della trattativa in un momento successivo all'attentato di via D'Amelio e riferì «di avere cominciato i colloqui con De Donno dopo la strage Borsellino, in ciò andando contro le stesse successive ammissioni del capitano De Donno, e contro le stesse dichiarazioni del colonnello Mori, che riferiscono entrambi di un inizio dei colloqui con Vito Ciancimino da parte di De Donno già nel mese di Giugno del 1992». Interrogato dai magistrati, Brusca sull'anticipazione dell'attacco contro Borsellino, ha detto: «Non ho mai parlato con Riina del fatto che il dottor Borsellino sia stato ucciso in quanto ostacolo alla trattativa. Si tratta di una mia interpretazione basata sulla conoscenza che ho dei fatti di cosa nostra ma anche delle vicende processuali cui ho partecipato. Mi venne detto da Riina che vi era "un muro" da superare ma in quel momento non mi venne fatto il nome di Borsellino. È sicuro, comunque, che vi fu un'accelerazione nell'esecuzione della strage», ha detto ancora Brusca, interrogato dai magistrati.
 
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view post Posted on 8/3/2012, 12:24




Gela
Pentito si accusa di due omicidi, ordinanza di custodia cautelare
08/03/2012
GELA (CALTANISSETTA) - Ordine di custodia cautelare del gip nisseno, Carlo Ottavio De Marchi, per un mafioso ora collaboratore di giustizia, Francesco Sarchiello, 38 anni, che si è accusato di due omicidi compiuti 15 anni fa a Gela e ad Aidone (Enna). La squadra mobile nissena e la direzione distrettuale antimafia, che ha chiesto il provvedimento (notificato all'indagato in una località protetta) hanno ricostruito la dinamica dei due delitti, identificati gli autori e accertati i moventi.

A Gela, il 20 dicembre '96, Sarchiello e Giovanni Ascia, avrebbero ucciso a colpi di pistola il proprietario del bar "Caposoprano", Rosario Ministeri, su ordine di Emanuele Trubia, esponente di spicco di Cosa Nostra gelese. Trubia intese così punire il barista per l'amicizia e l'ospitalità che offriva nel suo bar a Salvatore Trubia, fratello "pentito" dello stesso mandante, al quale aveva anche regalato un orologio. Esecutore materiale del delitto fu Giovanni Ascia, il cui processo è ancora in corso.

Il secondo omicidio di cui si accusa Francesco Sarchiello è quello di un operaio di Aidone, Franco Saffila, ucciso su ordine del boss Daniele Emmanuello, come favore da restituire a un suo amico, Gabriele Stanzù, un allevatore locale di bovini vicino a cosa nostra ennese, che nutriva rancori verso la vittima e che per l'occasione fornì anche le armi. Il gruppo di fuoco era composto da Sarchiello, che sparò senza colpire, e da Massimo Billizzi che invece uccise Saffila, alla guida di un trattore.

Stanzù volle la morte di Saffila, per vendetta, perché lo riteneva autore dell'omicidio del proprio padre, avvenuto nel '70. Con quel "favore", Daniele Emmanuello riuscì a stringere un patto di ferro con le cosche dell'ennese, dove trovò ospitalità durante la latitanza, fino a quando non fu ucciso, nel 2007, in uno scontro con la polizia.

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Presi due estorsori "picciriddi"
Trapani: in manette due minorenni di 15 e 17 anni, chiedevano il pizzo ai commercianti della zona e danneggiavano i negozi per ritorsione
07/03/2012
TRAPANI - Due minorenni, di 15 e 17 anni, sono stati arrestati dalla polizia con l'accusa di tentata estorsione aggravata ai danni di alcuni commercianti di Trapani ed Erice, ma anche per furto aggravato di un registratore di cassa sottratto all'interno di un esercizio commerciale. Entrambi sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo.

L'indagine che ha portato alla loro identificazione rientra nell'ambito dell'operazione "Pizzo al pomodoro" dello scorso ottobre, sfociata con l'arresto di otto persone, indagate per numerose attività estorsive, consumate e tentate, poste in essere ai danni di gestori di diversi esercizi commerciali di Trapani ed Erice.

Alle vittime delle estorsioni gli indagati, a vario titolo, chiedevano la corresponsione mensile di somme di denaro o l'esecuzione gratuita di commesse di lavoro (quali ad esempio la realizzazione di infissi in alluminio), prospettando la necessità di adempiere a quanto richiesto al fine di assicurarsi la necessaria "protezione" ed evitare spiacevoli episodi di danneggiamento alle rispettive attività commerciali.

Nel corso delle indagini è emerso che gli estorsori si sarebbero avvalsi anche di minorenni, denominati "i picciriddi", incaricati di eseguire ritorsioni e danneggiamenti ai danni di attività commerciali o anche di accompagnare gli indagati, armati di coltello, presso gli esercizi commerciali taglieggiati.
 
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view post Posted on 24/3/2012, 15:05




CATANIA - I carabinieri del reparto operativo di Catania, a conclusione di un'intensa e prolungata attività investigativa, hanno arrestato il latitante Gianfranco Conti Taguali, di 38 anni. L'uomo, originario di Maniace, è un elemento di spicco dell'organizzazione mafiosa Ercolano-Santapaola, nell'area di Bronte.

Il ricercato, inserito nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi d'Italia, e irreperibile dal gennaio del 2010, deve scontare una condanna all'ergastolo per associazione mafiosa e omicidio. Durante l'operazione i militari dell'Arma hanno arrestato anche un messinese, fiancheggiatore del ricercato, per favoreggiamento.
 
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°Lilo°
view post Posted on 31/3/2012, 07:29




Un'inchiesta delle Procure di Agrigento e di Catania ha sgominato un sodalizio criminale specializzato in traffico di droga e truffe a finanziarie. Cinquantadue gli indagati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare. Ad eseguire il provvedimento per l’operazione denominata “Carte false”, oltre 300 carabinieri di Agrigento, Catania, Palermo, Siracusa e Enna.

L'inchiesta ha preso spunto dalla scoperta di un'attività di spaccio di droga a Licata, nell'Agrigentino. I carabinieri hanno scoperto l'esistenza di una «base operativa» a Catania per l'approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, che erano poi vendute, attraverso numerosi pusher, in discoteche e locali notturni del Catanese, ma anche a Taormina, Giardini Naxos, Rimini e Roma.

Le indagini, avviate nel 2009 da militari dell'Arma della compagnia di Licata, avrebbero fatto emergere l'esistenza di un sodalizio che spacciava ingenti quantitativi di cocaina, hashish, marijuana, ecstasy e anfetamine, che comprava da grossisti catanesi, che avevano rapporti con esponenti della cosca mafiosa etnea dei Laudani. Per questo l'inchiesta, avviata dalla Procura di Agrigento, dal sostituto Luca Sciarretta e coordinata dall'aggiunto Ignazio Fonzo, è stata poi trasmessa per competenza alla Dda di Catania.

Le ricerche avrebbero portato alla luce centinaia di truffe a diverse finanziarie, con l'accurata falsificazione di documenti personali e buste paga, con i quali sarebbero stati acquistati beni di consumo per centinaia di miglia di euro.

I vertici dell'organizzazione avrebbero avuto contatti con appartenenti alla cosca Laudani. Scoperte anche centinaia di truffe a finanziarie: venivano acquistati televisori, cellulari, elettrodomestici e computer con documenti falsificati, grazie a sofisticati programmi informatici. I beni di consumo erano spesso rivenduti al mercato nero, per procurarsi soldi da investire nel traffico di sostanze stupefacenti.

L'ordinanza di custodia cautelare (emessa dal Gip di Catania, Santino Mirabella, su richiesta del sostituto della Dda Lucio Setola, coordinato dal procuratore capo Giovanni Salvi e dall'aggiunto Marisa Scavo) dispone l'arresto per 26 indagati, gli arresti domiciliari per 17 e l'obbliga di firma e di residenza nel proprio Comune per altri nove.

Previsto anche il sequestro di due automobili e di un bar a Licata. Il provvedimento ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e alla commissione di centinaia di truffe, favoreggiamento personale e ricettazione.

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la sezione antiestorsione della Squadra Mobile di Catania ha arrestato Vittorio Puglisi, 52 anni, ritenuto esponente di spicco del clan Pillera.
L’uomo e’ stato sorpreso dagli agenti mentre riscuoteva un assegno di cinquemila euro da un artigiano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la vittima, in un momento di difficolta’ economica, avrebbe ottenuto un prestito da un individuo che per riaverli indietro si sarebbe rivolto proprio a Puglisi. Pluripregiudicato, Vittorio Puglisi era stato scarcerato lo scorso gennaio per decorrenza dei termini. Era sottoposto ad obbligo di dimora e di firma.
 
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